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I mefitici fetori che invadono la Capitale

- di: Barbara Leone
 
“Questo clima che c’infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; li conti, Chevalley, li conti: Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste…”. Già in tempi non sospetti il buon Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo si lamentava dell’estate. E se ne lamentava lì, davanti allo spettacolare mare di una delle più affascinanti e maliarde isole del Belpaese. Oggi, giusto qualche secolo dopo, l’estate è ancora più detestabile. Per il caldo sempre più opprimente e lungo, certo. Ma anche per tutti gli annessi e connessi del caso. Un esempio su tutti? Il nauseabondo fetore che h24 fuoriesce dai cassonetti dell’umido. A Roma è così, ai limiti del sopportabile. Anche un bambino capirebbe che, almeno d’estate, i cassonetti andrebbero lavati e igienizzati spesso.

Qui non si fa da quel dì. E più precisamente dal 2020, quando complice la pandemia avvenne il miracolo. Poi il nulla, perché pare brutto fare le cose regolarmente e non soltanto quando c’è un’emergenza sanitaria in corso. Che, peraltro, viste le condizioni in cui versa la Capitale, è preannunziata un giorno sì e uno pure. Roba da colera, costellata da odori mefitici, che quasi quasi ti vien voglia di rimetter su la mascherina solo per andare a buttare l’immondizia. Perché è veramente da sentirsi male. Con quello che si paga di Tari, poi, sale ancor più la rabbia. Perché passi, si fa per dire, lo schifo immondo che c’è per strada, tra materassi, ferraglia e rifiuti d’ogni ordine e grado. Ma la puzza, sant’Iddio, la puzza immonda che s’effonde per strada è qualcosa di disgustoso. Da terzo e quarto mondo, altro che Capitale. Che poi i secchioni dell’umido sono pure costati un occhio della testa. Ma li volete mantenere puliti porca paletta? E mai imprecazione fu più azzeccata! Che poi quando gli operatori Ama li svuotano puntualmente disseminano immondizia a destra e a manca, guardandosi bene dal raccoglierla. Mai sia, troppa fatica. Con l’ovvia conseguenza che il pattume umido macera, fermenta, cuoce a puntino sotto il solleone e le temperature che in questi giorni sfiorano i 40 gradi. Ma ci vuole tanto? Senza contare che così c’è un vertiginoso aumento di mosche, formiche, blatte ed entomi vari. Gabbiano e corvi, poi, ci vanno a nozze.

Per non parlare dei cinghiali. Se la memoria non ci inganna, poi, appena eletto il sindaco Gualtieri annunciò un piano di pulizia straordinaria da ben 40 milioni di euro, mica bruscolini, che comprendeva cinque azioni congiunte: spazzamento delle strada, rimozione delle discariche abusive, igienizzazione dei cassonetti e passaggio, ogni 3 giorni, dei cosiddetti squaletti per raccogliere i rifiuti ai lati dei contenitori, cura del verde, pulizia delle caditoie. Sarà la nostra prima azione amministrativa, disse all’epoca. Era novembre, e della pulizia straordinaria non v’è traccia alcuna. Manco di quella ordinaria, a dire il vero. E i 40 milioni? I più fortunati dicono d’averli avvistati a Rocca Cencia, tra le balle d’immondizia che vagano spaesate nell’impianto Ama. Un po’ come fanno le balle delle campagne elettoriali. Ma forse è un miraggio. Del resto il caldo, si sa, gioca sempre dei gran brutti, e puzzolentissimi, scherzi.
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