Guai a chi tocca gli alpini? Qui è tutto da rifare

- di: Barbara Leone
 
Gli uomini non cambiano, cantava l’indimenticabile Mimì Martini. Ne son passate di primavere da allora, ma quando si parla di molestie siamo ancora all’inverno delle coscienze. Non stiamo qui a spaccare il capello in quattro sul dove, come e quando gli alpini in raduno a Rimini e San Marino l’abbiano fatta fuori dal vaso. E’ una questione di numeri: se due, tre, dieci ragazze affermano d’esser state molestate evidentemente un fondo di verità c’è. E per la cronaca, nella fattispecie, stiamo parlando di ben 150 casi segnalati. Le ipotesi sono due, anzi tre: o, come grottescamente afferma l’Associazione nazionale alpini, si tratta di infiltrati che per dar sfogo ai loro più bassi istinti si sono comprati alle bancarelle i cappelli con le penne nere. E, in questo caso, siamo veramente alle comiche. O trattasi di un subdolo complotto femminista contro i pennuti maschioni dai monti discesi. La terza ipotesi, la più verosimile, è che quando i maschi (non uomini) fanno branco molto spesso danno il peggio di sé. Quel che è certo, è che questa squallida e disgustosa vicenda porta a galla un problema culturale che, a dispetto dei tempi che avanzano, non si riesce proprio a sradicare. Ovvero che certi maschi (non uomini) non hanno la benché minima coscienza del confine che divide il corteggiamento dalla molestia.

In branco è tutto concesso e se mi palpeggi e fai battute oscene è solo maleducazione

Che poi non è neanche troppo sottile. Ci dovrebbero arrivare tutti, a patto d’esser stati educati sin dalla culla al rispetto delle donne. Perché non è poi così difficile da capire: se in mezzo alla folla tu mi tocchi il sedere, quella è molestia. Se sul tram mi ti strusci addosso è molestia. Se me sto seduta per i fatti miei su una panchina o al bar, e tu mi fissi passandomi ai raggi X tirando fuori la lingua a mo’ di cremino, ti do una news: quella è molestia. E non mi fa ridere. Non mi fa ridere manco per niente. Né tantomeno mi sento lusingata.  Come non mi fanno ridere le oscenità urlate dalla macchina, i fischi, il linguaggio a enogastronomicortofrutticolo a suon di gnocchi, fichi e patate e i gestacci vari altezza cintura. Tutto questo non mi fa ridere, fa solo pena e schifo. E sono molestie. Egualmente non vedo perché dovrebbe farmi ridere lo slogan scandito da alcuni alpini a Rimini: “Il battaglione Aosta sta sempre sulle cime ma quando scende a valle attente ragazzine”. Non mi fa ridere, anzi, lo trovo inquietante. Come trovo inquietante l’uscita dell’Ana, che inizialmente ha preso le distante “dai comportamenti incivili” e poi però ha fatto marcia indietro specificando che sono “episodi di maleducazione fisiologici”. Fisiologici di che??? Ah, certo: in branco è tutto concesso e se mi palpeggi e fai battute oscene è solo maleducazione. Maleducazione è non salutare il vicino di casa. Maleducazione è non ringraziare il cameriere che ti leva il piatto dal tavolo. Maleducazione è non cedere il posto ad un anziano sull’autobus. Palpeggiare, dire oscenità, provocare e atteggiarsi a machoman toccandosi la patta dei pantaloni non è maleducazione.

E’ molestia. Fatevene una ragione, cari alpini e cari difensori degli alpini

E’ molestia. Fatevene una ragione, cari alpini e cari difensori degli alpini. Politici in primis, che a prescindere, direbbe Totò, tuonano sui social: “Viva gli alpini più forti di tutto e di tutti”. Lo scrive Salvini, quello che ogni due per tre tira fuori l’immagine della Madonna. Che Iddio lo perdoni. A far più ribrezzo, però, sono i commenti sotto: andando avanti di questo passo le donne si faranno i complimenti da sole, povero mondo di gay e lesbiche, povere cretine penose acide e tristi.. Insomma, il tenore è questo. Il che vuol dire che, in quanto a rispetto delle donne, siamo ancora all’età della clava. Perché ritenere goliardico, cameratesco, fisiologico un simile atteggiamento predatorio è la cosa che, forse, fa maggiormente arrabbiare. E a ribellarsi dovrebbero essere innanzitutto gli uomini (non maschi). Sono loro che si dovrebbero sentire offesi da questo giustificare, sminuire, difendere l’indifendibile secondo l’assurda logica per cui tutto è legittimo in virtù del branco e della divisa. E gira che ti rigira sono sempre le donne che fraintendono. E’ il solito vecchio refrain: se esci con me ci devi stare, se ti metti la minigonna ci devi stare, se ti palpeggio il sedere ci devi stare. E se non ci stai e ti lamenti sei una povera acidona repressa che vuole gettare fango su di una nobile corpo. E il corpo, ovviamente, non è quello delle donne. Guai a chi tocca le donne? No. Guai a chi tocca gli alpini. A questo stiamo. Qui è veramente tutto da rifare. Con buona pace di Mimì.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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