Gli uomini non cambiano, cantava l’indimenticabile Mimì Martini. Ne son passate di primavere da allora, ma quando si parla di molestie siamo ancora all’inverno delle coscienze. Non stiamo qui a spaccare il capello in quattro sul dove, come e quando
gli alpini in raduno a Rimini e San Marino l’abbiano fatta fuori dal vaso. E’ una questione di numeri:
se due, tre, dieci ragazze affermano d’esser state molestate evidentemente un fondo di verità c’è. E per la cronaca, nella fattispecie, stiamo parlando di ben 150 casi segnalati. Le ipotesi sono due, anzi tre: o, come grottescamente afferma l’
Associazione nazionale alpini, si tratta di infiltrati che per dar sfogo ai loro più bassi istinti si sono comprati alle bancarelle i cappelli con le penne nere. E, in questo caso, siamo veramente alle comiche. O trattasi di un subdolo complotto femminista contro i pennuti maschioni dai monti discesi. La terza ipotesi, la più verosimile, è che quando i maschi (non uomini) fanno branco molto spesso danno il peggio di sé. Quel che è certo, è che questa squallida e disgustosa vicenda porta a galla un problema culturale che, a dispetto dei tempi che avanzano, non si riesce proprio a sradicare. Ovvero che certi maschi (non uomini) non hanno la benché minima coscienza del confine che divide il corteggiamento dalla molestia.
In branco è tutto concesso e se mi palpeggi e fai battute oscene è solo maleducazione
Che poi non è neanche troppo sottile. Ci dovrebbero arrivare tutti, a patto d’esser stati educati sin dalla culla al rispetto delle donne. Perché non è poi così difficile da capire: se in mezzo alla folla tu mi tocchi il sedere, quella è molestia. Se sul tram mi ti strusci addosso è molestia. Se me sto seduta per i fatti miei su una panchina o al bar, e tu mi fissi passandomi ai raggi X tirando fuori la lingua a mo’ di cremino, ti do una news: quella è molestia. E non mi fa ridere. Non mi fa ridere manco per niente. Né tantomeno mi sento lusingata. Come non mi fanno ridere le oscenità urlate dalla macchina, i fischi, il linguaggio a enogastronomicortofrutticolo a suon di gnocchi, fichi e patate e i gestacci vari altezza cintura. Tutto questo non mi fa ridere, fa solo pena e schifo. E sono molestie. Egualmente non vedo perché dovrebbe farmi ridere lo slogan scandito da alcuni alpini a Rimini: “Il battaglione Aosta sta sempre sulle cime ma quando scende a valle attente ragazzine”. Non mi fa ridere, anzi, lo trovo inquietante. Come trovo inquietante l’uscita dell’Ana, che inizialmente ha preso le distante “dai comportamenti incivili” e poi però ha fatto marcia indietro specificando che sono “episodi di maleducazione fisiologici”. Fisiologici di che??? Ah, certo: in branco è tutto concesso e se mi palpeggi e fai battute oscene è solo maleducazione. Maleducazione è non salutare il vicino di casa. Maleducazione è non ringraziare il cameriere che ti leva il piatto dal tavolo. Maleducazione è non cedere il posto ad un anziano sull’autobus. Palpeggiare, dire oscenità, provocare e atteggiarsi a machoman toccandosi la patta dei pantaloni non è maleducazione.
E’ molestia. Fatevene una ragione, cari alpini e cari difensori degli alpini
E’ molestia. Fatevene una ragione, cari alpini e cari difensori degli
alpini. Politici in primis, che a prescindere, direbbe Totò, tuonano sui social: “Viva gli alpini più forti di tutto e di tutti”. Lo scrive Salvini, quello che ogni due per tre tira fuori l’immagine della Madonna. Che Iddio lo perdoni. A far più ribrezzo, però, sono i commenti sotto: andando avanti di questo passo le donne si faranno i complimenti da sole, povero mondo di gay e lesbiche, povere cretine penose acide e tristi.. Insomma, il tenore è questo. Il che vuol dire che, in quanto a rispetto delle donne, siamo ancora all’età della clava. Perché ritenere goliardico, cameratesco, fisiologico un simile atteggiamento predatorio è la cosa che, forse, fa maggiormente arrabbiare. E a ribellarsi dovrebbero essere innanzitutto gli uomini (non maschi). Sono loro che si dovrebbero sentire offesi da questo giustificare, sminuire, difendere l’indifendibile secondo l’assurda logica per cui tutto è legittimo in virtù del branco e della divisa. E gira che ti rigira sono sempre le donne che fraintendono. E’ il solito vecchio refrain: se esci con me ci devi stare, se ti metti la minigonna ci devi stare, se ti palpeggio il sedere ci devi stare. E se non ci stai e ti lamenti sei una povera acidona repressa che vuole gettare fango su di una nobile corpo. E il corpo, ovviamente, non è quello delle donne. Guai a chi tocca le donne? No. Guai a chi tocca gli
alpini. A questo stiamo. Qui è veramente tutto da rifare. Con buona pace di Mimì.