Giorgetti riporta il governo con i piedi per terra: con la manovra "non si potrà fare tutto"
- di: Diego Minuti
Le settimane che precedono il varo della legge di bilancio tradizionalmente seguono, da sempre, un copione eguale a sé stesso, quello che viene definito l'assalto alla diligenza, con cui ministri, sottosegretari e chiunque abbia un peso nella politica cerca di infilare delle voci che, in qualche modo, ritengono funzionali ai loro progetti o, per meglio dire, al bacino elettorale di riferimento.
Ma il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha già messo le mani avanti, dicendo chiaramente che la manovra sarà condizionata dalle evidenze e che comunque deve avere come obiettivo primario solo provvedimenti che siano d'aiuto ai redditi medio-bassi. Ma "non si potrà fare tutto", ha scandito per spiegare che il libro dei sogni deve essere riposto nel cassetto o, più probabilmente, essere oggetto di una profonda revisione che accantoni gli egoismi di bottega e tenga ferma invece come priorità il benessere di una fascia quanto più ampia di coloro che vivono quotidiane difficoltà. A condizionare la redazione delle legge di bilancio non ci sono solo le evidenti limitazioni conseguenza degli equilibri contabili dello Stato, ma anche le nuove regole del Patto di Stabilità che rende il sentiero ancora più stretto. Anche perché la trattativa che Roma intavolerà con Bruxelles - per escludere dal Patto gli investimenti - potrebbe tradursi in un braccio di ferro con i ''guardiani'' dell'Ue.
Giorgetti, intervenendo in collegamento in video con il Meeting di Rimini, ha fatto capire che il confronto con Bruxelles sarà complesso: ''La situazione è ancora eccezionale - ha detto - L'Europa lo capisca o si rischia l'autolesionismo''.
Auspicando che la politica faccia tesoro del suo invito alla ragionevolezza, Giorgetti ha detto che, in sede di redazione della legge di bilancio, gli interventi saranno messi in "ordine di priorità", facendo capire quindi che saranno accantnati accantonati quelli smaccatamente elettoralistici o proposti dichiaratamente 'pro domo sua'.
"Certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio-bassi", ha detto il ministro facendo riferimento alla decontribuzione perché l'inflazione riduce fortemente il potere d'acquisto. ''Dovremo anche usare le risorse a disposizione per promuovere la crescita e premiare chi lavora siano essi gli imprenditori o i lavoratori".
Da Giorgetti è arrivato anche un forte riferimento alla crisi della natalità del Paese, perché, ha spiegato, "non c'è nessuna riforma o misura previdenziale che tiene nel medio e lungo periodo" con i numeri che ha oggi l'Italia.
Da parte sua il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha assicurato che la manovra conterrà anche sostegni al lavoro. In particolare, Calderone ha ricordato la riproposizione del taglio del cuneo contributivo in scadenza a fine anno, di cui si dovrà decidere l'ampiezza in termini di fasce di reddito.
Se la voce delle spese è già abbastanza delineata, quella delle entrate può contare sui 4,5 miliardi ricavati in deficit dal Def e i 300 milioni per il 2024 previsti dalla spending review dei ministeri. A questi si aggiunge il reddito dalla tassazione sugli extraprofitti delle banche, da cui dovrebbero arrivare circa due miliardi e mezzo.