Giffoni, ma che c’azzecca il professore?
- di: Barbara Leone
Ho poche idee ma molte fisse, diceva lo scrittore Roberto Gervaso. Ed era in buona compagnia, perché in quanto a fissazioni a noi italiani non ci batte nessuno. Siamo un po’ come quelli che vengono folgorati sulla via del sushi al primo assaggio, giusto per fare un esempio alla moda. E poi continuano a trangugiarlo a ripetizione un giorno sì e uno pure. Anche quando non c’azzecca niente. Allo stesso modo appena compare sulla scena mediatica un personaggio che buca lo schermo o si discosta dalla massa ne veniamo abbacinati. E nove volte su dieci prendiamo delle sbronze pazzesche e qualche volta immotivate. Adiamo in fissa, non c’è niente da fare.
L’ultimo innamoramento collettivo è quello per Alessandro Orsini. Pardon, professor Alessandro Orsini. Perché a naso ci pare proprio uno che, giustamente per carità, ci tiene moltissimo al suo titolo. E non stiamo qui a presentarlo, dal momento che oramai tutti lo conoscono. Pur non volendo, visto negli ultimi mesi ce lo siamo ritrovato in tv in tutte le salse. Con la fine dei talk più popolari credevamo di poter rifiatare. Perché una delle poche cose buone dell’estate è che puoi accendere la televisione senza dover per forza avere ogni volta un travaso di bile. E chi se ne importa se ci propinano l’ennesima replica di Don Matteo, o quegli insulsi filmetti cuore e amore ambientati in Svezia, Cornovaglia et similia. Che alla fine ti fa pure piacere, perché solo a guardarli quei posti senti un po’ di fresco. Ma tant’è, pensavamo d’aver meritato un break. Momentaneo s’intende, perché poi a settembre riparte tutto il carrozzone. Ma nel frattempo stavamo sereni, che come sappiamo non è un augurio che porta un granchè bene. E così ci immaginavamo l’esimio professore navigar leggiadro tra le acque di Mykonos. O tutt’al più fare scampagnate nel Chianti. Cose così, alla sua mirabilissima altezza.
E invece no. Manco per niente. Merito, o colpa dipende dai punti di vista, degli organizzatori del Giffoni, il famoso festival cinematografico per ragazzi, un unicum a livello mondiale nel suo genere, che apre i battenti domani per proseguire fino al prossimo 31 luglio. Un’edizione questa attesa più che mai, visto che dopo due anni di restrizioni la kermesse campana torna a pieni numeri con più di 5000 giurati ed oltre 250 ospiti nazionali ed internazionali pronti a confrontarsi coi ragazzi: registi, attori, influencer… e Orsini. Sì, pure lui. Ma che c’azzecca al Giffoni? Niente, sta lì come i cavoli a merenda. E però l’hanno invitato e, come ti sbagli, lui ha accettato e pure di gran lena e con un sorriso a 44 denti. Diffusa la notizia, diffuso il mal di pancia generale. C’è chi l’ha buttata sull’ironia (“e Lavrov quando c’è”?) e chi, come Guido Crosetto, ne ha fatto addirittura un caso politico: “dopo le bimbe di Conte - ha ironizzato l’esponente di FdI - ecco i bambini di Orsini”.
Il popolo del web si è diviso, perché sempre Guelfi e Ghibellini restiamo. Fatto sta che l’annunciata partecipazione del professore, che è prevista per il 27 luglio, non è passata inosservata. Anzi, ha suscitato un vespaio di polemiche. Al di là delle opinioni personali viene spontaneo domandarsi che ci fa un politologo in mezzo a star e personaggi del mondo dello spettacolo. Davvero non ci arriviamo. Limite nostro, ci mancherebbe, che evidentemente non siamo così avanti e illuminati d’immenso. Ma proprio non ne comprendiamo il senso di questa presenza. E sinceramente ci appare un tanti nello fuori luogo e contesto. Tanto più che la manifestazione è dedicata ai ragazzi, che sicuramente non hanno gli strumenti per poter decodificare idee, posizioni e tematiche che finanche a noi più che adulti rimangono alquanto ostiche. Figurarsi a loro. “Il nostro è un territorio libero. Dove il pensiero è libero”, rispondono gli organizzatori del Festival. Puntualizzando che sono i ragazzi i protagonisti assoluti. Che “senza filtri, con la qualità della loro comunicazione, sono liberi di dire, pensare, dissentire, condividere le proprie visioni con gli oltre 250 ospiti”. E però, forse, qualche filtro a quell’età sarebbe il caso di metterlo. Soprattutto quando si affrontano argomenti complessi, contorti e spinosi sui cui è facile scivolare. E condizionarne il giudizio. Che poi il giudizio, la capacità di critica la si costruisce con il confronto. Ci domandiamo: è prevista una controparte?
E’ previsto un contraddittorio? Potranno i ragazzi sentire due campane, o dovranno accontentarsi un pensiero unico? Che poi è proprio quello che Orsini, professore pardon, and company osteggiano ferocemente. E’ giustissimo che i ragazzi affrontino e si confrontino con le tematiche più disparate, anche quelle scomode e inestricabili. Ma non dimentichiamoci che sono ancora acerbi e molto, troppo influenzabili per sbattergli in faccia ragionamenti che avranno sicuramente il loro perché e fondamenta solide. Ma sono e restano spinosi. Salvo che il professore non ci stupisca ancora, e vada lì a parlare della poetica cinematografica di Ėjzenštejn e Tarkovskij. Quella sì che sarebbe una gran bella lezione.