Disney, il woke e il boomerang

- di: Barbara Bizzarri
 
Non avrebbe saputo dirlo meglio di chiunque altro anche se il solo pensiero provoca una fitta di dolore a chiunque sia cresciuto sognando con il castello di Cenerentola che sullo schermo si compone di luce, come una magia. E invece lui, Nelson Pelz, azionista Disney che come il disneyano Zio Paperone siede su sacchi di dollari, lo ha fatto e, dall’alto dei suoi 2,5 miliardi investiti nella casa cinematografica che ha battuto il record (le previsioni no, io glielo avrei detto perfino gratis) di 5 flop consecutivi al botteghino, ha detto: “la Disney è stupida”, un po’ parafrasando Scar mentre guarda sconsolato il delirio delle iene e borbotta: “sono circondato da idioti”, creando una frase cult nei secoli dei secoli. L’altra è ‘sono molto irritato’ di Commodo, e in effetti sono quasi intercambiabili: se non sapete di cosa sto parlando, vi dirò soltanto che sempre di faide familiari si tratta e qui però urge un ripasso, certe lacune (vostre) si devono colmare senza indugi.

Detto questo, torniamo in California dove lo sconsolatissimo CdA Disney si interroga sul perché il pubblico non assecondi il delirio woke per cui, tanto per dirne una, la Sirenetta che il suo creatore Hans Christian Andersen descriveva bianca come il latte, rossa come i coralli e alla fine candida come spuma del mare, è diventata di colore, come la Fata (in effetti neanche più tanto, questione di desinenze e non solo) di Cenerentola e altri personaggi che investiti dal ciclone del noiosissimo politicamente corretto made in USA alla fine hanno fatto brandelli degli utili societari. Quindi, mentre gli alti papaveri Disney gongolano per l’indottrinamento a tappeto, gli azionisti li guardano di sottecchi e sono pure loro un po’ irritati, come conferma il tycoon in un’intervista concessa al Financial Times. 

Nelson Pelz, patron di Trian Partners, dinanzi allo scempio (economico, più che ideologico, anche se l’uno causa l’altro), e che già masticava amaro dopo che il colosso USA ha acquisito la 21th Century Fox per 71 miliardi di dollari, è entrato a gamba tesa nell’argomento, rimarcando lapidario: “Sono stupidi. Mi hanno accusato di non sapere nulla del mondo del cinema di oggi, ma non è così. Sono loro a non conoscere il mercato con cinque grandi flop consecutivi. Hanno perso il primo posto nell'animazione, hanno perso il primo posto nei film. Forse è giunto il momento di cambiare la gestione di quelle divisioni”, per poi aggiungere, in tono più conciliante: “Non sto cercando di licenziare l'amministratore delegato Bob Iger, ma voglio aiutarlo” e infine concludere coi fuochi d’artificio: “La gente va a vedere un film o uno show per divertirsi, non per ricevere un messaggio. Perché devo avere un film Marvel composto solo da donne? Non che io abbia qualcosa contro le donne, ma perché devo farlo? Perché non posso avere film Marvel che siano entrambe le cose? A cosa servono film in cui compaiono solo attrici donne o personaggi di colore?”. 

A questo punto nonostante l’oceano che ci separa, si possono già sentire gli ululati di dolore di associazioni assortite, movimenti tipo #metoo, e chi più ne ha più ne metta, tanto si sa come va negli Stati Uniti (e se non si sa, è cosa buona e giusta recuperare American Fiction. Mi pare sia su Prime): tutti si offendono per tutto, poi il movimento va avanti rimbecillendo la gente e intanto i fondatori cominciano a vivere esattamente come quelli che hanno combattuto fino a quel momento: Patrisse Cullors, fondatrice multimilionaria di Black Lives Matters ne è la prova vivente (basta esaminare conti e investimenti del prima e del dopo). A parte gli ululatori, però, anche da Disney non sono stati felicissimi e qualcuno non vorrebbe Pelz nei paraggi, nonostante la ricca dote che porta in dono e che farebbe tirare un sospiro di sollievo alle casse esangui. Da qui, la trama diventa degna di un intrigo aziendale: secondo fonti interne, la multinazionale non vede di buon occhio l'ingresso di Nelson Peltz e dei suoi seguaci nel Consiglio d'amministrazione (stranissimo), i vertici sostengono che l'imprenditore “non è riuscito a presentare una sola idea strategica su come cambiare le cose” e che Peltz sia interessato solo ad aumentare i profitti per gli investitori senza proporre una soluzione sia a livello economico che a livello di contenuti, anche se, a proposito di questi ultimi, è evidente che non siano in grado di farlo nemmeno loro.

Oltretutto, secondo la Disney, tutta questa incertezza può creare non pochi problemi al reparto creativo (povere stelle) mentre in effetti c’è già chi scommette sul futuro di Igor e Feige, capo della Marvel. Carissimi, ve lo dico con il cuore in mano quasi quanto il cacciatore davanti alla matrigna di Biancaneve: pensate al vostro grande passato, pensate a un futuro altrettanto magnifico e poi concentratevi in modalità zen sul qui e ora, cercando di produrre qualcosa di meglio delle ridicole baggianate che avete sfornato fino ad oggi. Ce la potete fare, altrimenti assumete qualcun altro, tipo me. Ho già, guarda caso, la green card fra i denti e la valigia di cartone (no, scherzo, è una rimowa) in mano. 
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