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Eccone un altro: Dibba pronto ad andare in Russia

- di: Barbara Leone
 
S’infoltisce di ora in ora la schiera dell’agognata Corazzata Putinkin, sbiadita e triste parodia della ben più vispa Corazzata Potëmkin del memorabile film firmato da Ėjzenštejn. Prima Salvini, ed è finita a pesci in faccia. Poi Giletti, insultato e svenuto. Finanche Albano c’ha provato a dire: ci parlo io con Vladimiro. Mo’, tomo tomo cacchio cacchio, arriva pure lui. Dibba: l’Alessandro il Grande de’ noantri, che con un video made in Istambul, dove presumibilmente è in vacanza, annuncia di volersi fare un giretto anche dalle parti di Mosca per girare un documentario e scrivere un reportage che, giura, farà capire a tutti gli italiani cosa pensa “l’altra parte”. Quelli, cioè, che stanno sotto scacco di Putin e che, per ovvi motivi, che capirebbe anche un bambino di cinque anni, non parlerebbero male del loro zar nemmeno sotto tortura. Ma tant’è: è Russia mania. Sì, ma di protagonismo. Della serie: mi si nota di più se resto a Roma nord, se vado a fare il turista ad Istambul o se mi faccio una bella full immersione nell’anima di Grande Madre Russia? Manco a dirlo, l’ultima che avete letto: l’accendiamo?

E anche qui, è proprio la fiera dell’ovvio. Nel caso di Di Battista, poi, s’aggiunge anche una quota parte di mania di grandezza, dal momento che evidentemente l’ex grillino s’ammanta di virtù che non gli appartengono vestendo i panni di una novella Oriana Fallaci in blue jeans. Una che faceva l’inviata di guerra per davvero, e non per far propaganda e men che meno per mettersi in bella mostra. E che come inviata faticava come un soldato, come ebbe a dire il collega Bernardo Valli che con lei seguì il conflitto in Vietnam. Dibba, se ne facesse una ragione, è lontano anni luce dai reporter che negli anni hanno raccontato e spiegato le varie guerre nel mondo. Non per pregiudizio né antipatia, tutt’altro. Lui per certi versi ci sta pure simpatico, e forse è pure il meno peggio partorito dal grillismo. Semplicemente non ci pare il suo mestiere, che a quanto pare negli ultimi anni è stato quello di viaggiare. Beato lui, che evidentemente se lo può permettere. Visto che la gente normale a stento riesce ad andare a Fregene. Lui, invece, dal 2010 ad oggi è andato, in ordine sparso e casuale e con family al seguito: in Cile, Paraguay, Argentina, Cuba, Panama, Ecuador. Giusto per citare qualcuno dei suoi innumerevoli viaggi.

Che no, non ci sembrano viaggi di lavoro. Dal momento che quando fece il suo reportage dal Sudamerica lui, il grandissimo inviato de Roma norddee, scrisse di tutto tranne che dell’esodo biblico che si stava consumando verso il confine con gli Usa. Insomma, un vero e proprio segugio di notizie! Ora ci riprova, visto alla mano e biglietto comprato di tasca sua in un’agenzia di viaggi. Sommessamente vorremmo sottolineare il fatto che egli sottovaluta un piccolo, microscopico dettaglio. E cioè che tra il viaggiare, attività che gli riesce meglio e che giustamente dice è ciò che amo di più (anche a noi, eh), e l’andare in Russia a raccogliere testimonianze per amor di Patria e verità (ma solo nell’hinterland moscovita, guarda un po’), ci passa un oceano. Anzi due, e tre. Perché è un po’ come giocare a pallone nel campetto sotto casa con gli amici e farlo in serie A. La passione sarà pure la stessa, ma poi sul campo è tutta un’altra partita. Però diciamolo chiaro e tondo: Putin sentiva proprio la mancanza di una voce così autorevole ed altisonante all’interno della sua propaganda. Per noi, è la più crudele fra le sanzioni contro la Russia che l’Unione europea ha messo in campo finora. Altro che taglio del gas: questa i russi ce la faranno pagare a caro, carissimo prezzo. Potrebbero rimandarlo al mittente in un nanosecondo. O magari dopo tre giorni decidere di ritirarsi dall’Ucraina a patto di riprendercelo. Insomma, come la giri la giri la guerra è a una svolta epocale. Il giornalismo pure. 
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