Depp vs. Heard: finito il processo, ha inizio lo spettacolo
- di: Barbara Bizzarri
Le reazioni al verdetto del processo Depp vs. Heard sono ancora più spettacolari del processo stesso. La sentenza è nota: Depp ha vinto, l’ex moglie gli deve oltre dieci milioni di dollari per averlo diffamato e Heard, dal canto suo, ha diritto a un risarcimento di due milioni di dollari per lo stesso motivo. L’aspetto interessante non è la conclusione, piuttosto scontata - chi di noi non è sopravvissuto a una manipolazione all’incirca su larga scala - bensì il decorso, che è la meraviglia della varietà umana. Dalle vendite su internet dei braccialetti indossati dai presenti in aula (quotati venti dollari), allo stupore generalizzato per le migliaia di adesioni all’hashtag #justicefordepp sui social, fino allo sbigottimento dei quotidiani statunitensi, che si interrogano sulle sorti del #metoo con una strabiliante mancanza di logica, per concludere con le considerazioni di chi vuole fare di questo giudizio lo stendardo per una battaglia personale e assume su di sé, non si capisce con quale criterio dato il precedente dell’arresto nel 2009 per violenza domestica perpetrata e non subìta, la missione di ottenere giustizia per tutte le vittime di maltrattamenti, rendendo un pessimo servizio sia a loro che a se stessa: del resto, durante il dibattimento era evidente la differenza fra star e wannabe.
La Heard piagnucola di aver perso a causa del potere dell’ex marito, contro ogni evidenza: Depp è stato sconfitto a Londra nella causa contro il tabloid The Sun, che lo aveva definito un picchiatore di mogli e, grazie a lei, ormai l’onnipotenza di Depp esiste soltanto nel suo metaverso. In seguito alle denunce, gli hanno annullato i pochi film che doveva fare ed è stato cacciato dalla saga piratesca dei Caraibi, anche se, a quanto sostiene un insider, adesso lo vorrebbero indietro. Encomiabile, da questo punto di vista, la coerenza della celebre Maison che non ha mai rinnegato la sua scelta ed è stata premiata dal mercato, dato che il profumo pubblicizzato dall’attore è al secondo posto delle vendite mondiali, con un solido incremento del 48%. Se c’è una cosa che ha dimostrato questo processo è che, a quanto pare, il vittimismo, il mirroring e i tentativi di seduzione rivolgendosi, per rispondere, alla giuria e non all’avvocato che interroga, non funzionano oltre: uno dei giurati di Fairfax ha ammesso, sui social, l’impossibilità di provare empatia per chi, ai loro occhi, era una evidente gaslighter. È giunta l’ora di sottolineare l’ovvio, in paziente attesa che torni il buonsenso: essere donna non significa essere di conseguenza una brava persona, essere uomo non dà anche, di default, la patente di violento. Esistono donne di cattiveria inaudita e uomini che sono vittime. E, continuando con il più svalutato dei cliché, il processo vedeva un uomo di mezza età che non ha resistito a impalmare un’aspirante celebrità munita di decenni di meno e di cui erano note le intemperanze, che magari hanno costituito buona parte del suo fascino agli occhi di un rebel without a clue, come in uno dei suoi primi ruoli in un video di Tom Petty (bellissimo e da recuperare, con tanto di Faye Dunaway), e per questo ha rinunciato a una vita idilliaca in Provenza con la compagna Vanessa Paradis, mai sposata, e due figli. Times are changing, però, e del poco di valido che ha portato finora il 2022, si ha la certezza che adesso frignare non sia sufficiente, né garanzia di innocenza. È ora dei fatti: le petaloserie, che siano lasciate fuori dalla porta. Forse, si avrà modo di appurarlo in un altro processo mediatico richiesto a gran voce sul web: i fans di Brad Pitt chiedono all’attore di denunciare l’ex moglie Angelina Jolie per averlo accusato, a loro parere ingiustamente, di violenze domestiche e di averlo privato della presenza dei suoi figli. The show must go on. Come sempre.