Con le mani, e col traduttore, ciao ciao Orsini

- di: Barbara Leone
 
Sta mano po esse fero o po esse piuma. Nel dubbio, ciao ciao. Con le mani, con la testa, con il c**o ciao ciao. Lo dice la canzone, eh. Ma ciao ciao soprattutto ai nostri neuroni impazziti. Perché a star dietro all’esimio professor Orsini si rischia davvero di finire al manicomio. Noi, non lui. Ovvio. Nel giro di pochi giorni i video postati sul suo canale Youtube hanno letteralmente mandato in brodo di giuggiole il web. Nel primo la disquisizione ha avuto come tema, appunto, le mani. Le sue illustrissime, reverendissime mani. Che, assicura il prof, “sono state oggetto di studio da parte di psicanalisti, psicologi che hanno addirittura elaborato dei video il modo in cui comunico attraverso il corpo. Hanno detto che le mie mani sono usate come un'arma. E questo è vero, io utilizzo le mani come armi per veicolare dei valori molto profondi e molto importanti”. Ora prof, noi ti vogliamo bene assai. Ma questo sbrodolarti addosso ci alimenta il sospetto, che peraltro abbiamo già da un po’, che forse (e sottolineiamo forse) siamo di fronte ad una folle escalation di disturbo narcisistico. Che, così giusto per dire, sarebbe pure una mezza patologia. O più semplicemente siamo al limite del cabaret, con un copione caratterizzato da un solo imperativo: stupire. Oggi più di ieri, domani più di oggi. Sempre di più. L’epilogo, senti a noi prof, sarà amaro. Perché dai e dai, prima o poi fai boom. Nel senso che, un po’ come accaduto a certi virologi trasformatisi in star durante la pandemia, alla fine la gente si stanca (e molta già lo è da quel dì).

Il prof. Orsini inciampa sul traduttore automatico

Non solo, perchè pure i media t’accanneranno. Sei troppo intelligente per non capire che ti invitano solo per fare ascolti. Tu ora ci sguazzi, ma occhio. Perché con l’ego a coda di pavone che ti ritrovi quando poi finirai nel dimenticatoio mediatico, non è questione di se ma solo di quando, come minimo dal narcisismo patologico passerai alla depressione più nera. E con le mani tue reverendissime e illustri ci stapperai giusto qualche bottiglia di gazzosa. Altro che champagne! Verrebbe quasi da ridere. Se non fosse che l’esimio prof sproloquia in lungo e in largo per le tv di argomenti serissimi. Anche se poi, dall’alto della sua cattedratica sapienza, si ritrova a scivolare su una buccia di banana. Altro tonfo, altro boom. Perché con le mani, a sto giro, ha fatto un bel guaio attivando il traduttore automatico. Manco il tempo di riprenderci dalle grasse risate sulle sue elucubrazioni mentali e manuali, ecco che il prof posta un altro video. E questa volta la scena è talmente imbarazzante che i meme al riguardo hanno quasi superato quelli del gestaccio di Martinez, giusto per rimanere in tema di mani usate come armi. Non atomiche, ma comiche. Nell’esilarante video in questione il prof si mette a discutere del memorandum di Budapest del 1984, tentando di spiegare, alla sua maniera, se la Russia abbia violato o meno quell’accordo (certo che si, anche se lui dice di no). E parte così: “Leggerò un articolo del New York Times e l’autore è William J. Ampio”. Non contento, fa addirittura lo spelling: “che è proprio come si scrive A-M-P-I-O. Continuo a tradurre al volo dall’inglese, perdonate qualche pausa”, dice senza accorgersi minimamente dello strafalcione dovuto, evidentemente, all’uso improprio del traduttore automatico. Già, perché il giornalista “Ampio” non esiste: l’autore in questione è il premio Pulitzer William J. Broad. Broad, che tradotto dall’inglese vuol dire, appunto, ampio. Nel senso di grande. Sì. Grande figura di cacca. Soprattutto per uno che da mesi e mesi imperversa in tv, osannato come reverendissimo illustrissimo espertissimo di scenari internazionali. Praticamente intoccabile. Con le mani, ciao ciao. È proprio un grande questo prof Littlebears. Meno male che non doveva tradurre Moby Dick!
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