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Chiara Ferragni...scuse tarocche

- di: Barbara Leone
 
Non sparate sulla croce rossa, al secolo Chiara Ferragni, che non possiamo certo dire stia passando un bellissimo momento. Senza entrare nel merito del caso Balocco, perché per questo ci sono le sedi opportune, dico sommessamente la mia sulla sua ultima uscita. Ovvero il video di pubbliche scuse con cui la famosa influencer ha tentato, come si dice a Roma, de mettece ‘na pezza. Operazione fallita, a mio modestissimo avviso. Per il semplice motivo che, per dirla con Stanislavskij (quello del famoso metodo di recitazione teatrale) non era credibile. Chiunque la segue sui social, o molto banalmente è incappato in uno dei suoi tanti video, può constatare facilmente come in questo ella sia quasi irriconoscibile. Sotto tono (e ci sta), aria contrita (e ci sta), lacrimuccia (e ci sta pure quella magari senza tirar su col naso). Ma anche meno, Chiare’. Partiamo dall’outfit: pigiama grigio pirla trasandato, che sarà pure in cachemire (perché so’ sempre la Ferragni eh) ma resta orribile e in stile scappata de casa. Vogliamo poi parlare dei capelli? Mezzi spettinati, legati in una coda alla come viene e con un colore spento, che ci mancava la ricrescita di mezzo centimetro che c’ha zia Rosetta da Vinchiaturo per fare l'en plein. Trucco: poco, pochissimo, accennato e magistralmente creato ad arte per invecchiarla appesantendone i tratti, e le borse sotto agli occhi prova provata (in capa a lei) che per questa cosa non ci dorme la notte.

Tutto troppo dimesso, il che sa di finto. O molto più semplicemente di strategia di marketing, un po’ come la camicetta bianca con trucco acqua e sapone hanno permesso a Ilary Blasi, ma ultimamente anche a Belen nel salotto di zia Mara Venier, di mettere un muro tra lei e il marito che la cornificava. Ora è vero che, come dicono gli esperti di designer, less is better. Ma non in questo caso. Perché parliamo sempre e comunque di una donna che ha fatto la sua fortuna attraverso i dettagli e la sua immagine. Ergo: non sei credibile, baby. E questo non vuol dire assolutamente sminuire un gesto di per sé encomiabile qual è quello del chiedere pubblicamente scusa. Va benissimo, applausi a scena aperta anche se inizialmente la sua reazione era stata “impugnerò il ricorso”, molto più in linea e credibile per il personaggio Ferragni, che è cosa diversa dalla persona, sia chiaro. Ma le scuse le poteva benissimo fare senza l’atto di dolore travestita da casalinga di Voghera. Della serie me meschina, me tapina. No, grazie. Come la giri la giri, puzza di tarocco. E anche di calcolo, perché non dimentichiamoci che per una come la Ferragni il danno reputazionale si traduce in soldi. Molti soldi. Molti di più che ella vuole ora, generosamente, donare a mo’ di risarcimento al Regina Margherita di Torino, ospedale a cui era originariamente legato il progetto benefico. Ennesima caduta di stile, Chiare’. Come dice il proverbio, fai del bene e scordati, fai del male e pensaci. E soprattutto quando fai del bene lo fai in silenzio, senza manifesti e se ti chiami Chiara Ferragni sempre e comunque col tacco 15 e il rossetto Dior. 
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