Botticelle: la notizia non notizia dello stop
- di: Barbara Leone
Ogni tanto una bella notizia. Ma forse no. Da un paio di giorni è tutto uno strombazzar di titoli e sottotitoli che suonano più o meno così: stop alle botticelle, addio alle carrozze trainate dai cavalli, basta botticelle e compagnia cantando. A dare fiato alle trombe la deputata del Pd Patrizia Prestipino, che dalle sue pagine social esulta per questa vittoria di cui sarebbe protagonista assoluta in quanto firmataria del provvedimento. “Un segno di civiltà”, ha scritto gongolante. Insomma, dopo anni e anni di lotte e proteste del popolo animalista, ma direi semplicemente civile, le obsolete carrozze trainate dai cavalli che offrono giri turistici nei centri delle città italiane andrebbero finalmente in pensione. Andrebbero, appunto. Perché in realtà le cose non stanno esattamente così. La Camera dei Deputati, infatti ha approvato all’unanimità, con i voti contrari di Lega e Fratelli d’Italia, l’ordine del giorno contenuto nel Decreto Infrastrutture e trasporti con cui il governo si impegna (e sottolineo si impegna) “a vietare l’utilizzo di animali per la trazione di veicoli e di mezzi di ogni specie adibiti al servizio di piazza e per i servizi pubblici non di linea finalizzati ai trasporti di persone a fini turistici e ludici, nell’intero territorio nazionale”.
L’esecutivo, inoltre, si ripromette di prevedere sanzioni amministrative e confisca del mezzo e dell’animale in caso di trasporto non autorizzato”. Viene inoltre previsto che gli animali maltrattati vengano affidati a chi può prendersene cura, e che le licenze per la conduzione delle botticelle vengano convertite in “licenze per le guide di carrozze elettriche o taxi”. E dunque: stop alle botticelle? Anche no. Tradotto: quello che è stato approvato il 3 agosto scorso è semplicemente un ordine del giorno, ovvero il più debole degli strumenti parlamentari, con cui molto genericamente il governo si impegna ad agire a data da destinarsi su una materia decisa dall’Assemblea. Che è sicuramente un segnale positivo, ma siamo ben lontani da un risultato concreto e definitivo. Perché in realtà l’emendamento che avrebbe realmente introdotto questo benedetto divieto è stato bocciato, per l’esattezza con 259 voti i contrari, 87 astenuti, e solo 29 voti favorevoli. E quindi: di che stiamo a parlà? Della vittoria di Pirro, dal momento che l’ordine del giorno per entrare in vigore dovrà essere convertito in legge dal governo, che peraltro è in carica solo per gli affari correnti. Solo quando (sì, ma quando?) la legge verrà approvata si metterà definitivamente fine a questa barbara ed obsoleta consuetudine. Che rappresenta una vera e propria tortura per i poveri cavalli costretti a stare ore in piedi, immobili, con i ferri in bocca e a tirare a fatica carri pesanti sotto il sole per il gusto cinico di un manipolo di turisti che si fanno scarrozzare in giro per le nostre città manco fossimo nell’Ottocento. Roba che tra un po’ mettono fuori legge le macchine a benzina e diesel a favore, giustamente per carità, dell’elettrico.
E qui stiamo ancora a discutere se sia giusto o meno farsi trainare da esseri animati e senzienti. Magari con 40 gradi all’ombra. Col risultato che appena pochi giorni fa un meraviglioso cavallo è stramazzato al suolo davanti alla Fontana di Trevi e agli occhi increduli dei turisti. Quelli sensibili, che vivaddio sono la maggior parte. Insomma, tanto rumore per nulla. E soprattutto tanta propaganda, guarda caso a un mese o poco più dalle elezioni. Detto chiaro chiaro: giocare così sulla pelle degli animali appuntandosi sul petto medaglie inesistenti è veramente triste. Così come è triste lucrare sulle emozioni di chi, con amore sincero e dedizione infinita, si batte da sempre per i loro diritti e plaudirebbe chiunque agisca in questa direzione. Ovviamente c’è stato un profluvio di bene, bravi, bis. Che magari si trasformeranno anche in voti, figli di una nebulosa comunicazione e di una notizia non notizia. Non è un problema di colore politico, perché davvero quando si tratta di anime innocenti non ci interessa chi, dove, quando e perché. Basta che lo fa. E’ un problema di trasparenza e lealtà. Quella che ogni giorno ci insegnano i nostri amici a quattrozampe, e che a noi è decisamente sconosciuta. Su di un tema, peraltro, che non dovrebbe aver colore politico. E che anzi, dovrebbe veder tutti uniti al di là degli schieramenti e delle ambizioni. Un segno di civiltà, appunto. Evidentemente ancora molto lontana.