Boris Johnson resta in sella, ma la sua è una vittoria a tempo

- di: Diego Minuti
 
Boris Johnson ce la fatta ad evitare l'onta d'essere sfiduciato dal suo stesso partito, quello conservatore, restando ancora al n.10 di Downing Street con 214 voti a favore e 148 contrari. Il voto, se lo avesse visto soccombere dopo le accuse mosse contro di lui per una serie di comportamenti disinvolti nel periodo della pandemia, avrebbe comportato le sue immediate dimissioni.Dopo l'ufficializzazione dell'esito della consultazione dei conservatori, Johnson ha espresso soddisfazione, dicendo che da oggi si potrà concentrare sulle necessità del Paese, per poi chiosare, fedele al suo personaggio, che "ora abbiamo l'opportunità di mettere da parte tutte queste cose di cui le persone nei media amano parlare". 

Il primo commento del leader del partito laburista, Keir Starmer, è stato, per come ci si aspettava, tagliente e affatto benevolo: "I parlamentari conservatori hanno fatto la loro scelta stasera. Hanno ignorato il popolo britannico e hanno legato sé stessi e il loro partito fermamente a Boris Johnson e a tutto ciò che rappresenta". Ma, a detta degli osservatori politici britannici, l’entità della vittoria potrebbe rivelarsi un problema per Johnson, ricordando il precedente di Theresa May che nel dicembre del 2018, ottenne, sempre dal suo partito, un voto di fiducia, con 200 voti a favore e 117 contrari, per poi dimettersi cinque mesi dopo. 

Una vittoria, certamente, per Boris Johnson, ma che, come quella di Pirro, potrebbe essere difficile da amministrare perché i conservatori che gli hanno votato contro sono stati in numero maggiore rispetto a quello che si aspettava non solo lui, ma anche gli analisti che non pensavano certo che il dissenso contro il premier coinvolgesse un numero così alto di suoi compagni di partito.

Ma quanto accaduto - il voto di fiducia che lo ha salvato, ma anche l'ampiezza della pattuglia di suoi avversari - ha restituito alla Gran Bretagna la plastica immagine di una compagine conservatrice che ha certamente cercato la continuità, ma che non appare più disposta a sostenere Johnson solo per disciplina di partito. Insomma, la misura sembra vicina ad essere colmata e al primo ministro, da oggi in avanti, occorrerà tanta attenzione e una maggiore disciplina, nelle sue decisioni da premier, ma soprattutto nei comportamenti privati che non sempre sono all'insegna dell'inappuntabilità.

Il voto di sfiducia è arrivato infatti dopo mesi di pressioni sulla leadership di Johnson, e questo è il primo voto di questo tipo da quando ‘BoJo’ è diventato premier nel luglio 2019. 

A maggio si è conclusa - purtroppo per lui - un'indagine molto pubblicizzata, condotta da un alto funzionario pubblico, Sue Gray, su oltre una dozzina di incontri tenuti nelle principali residenze governative a cui partecipava il personale di Downing Street nelle settimane in cui i britannici erano costretti in casa per i lockdown imposti dalla pandemia. 

Lo stesso primo ministro ha ricevuto in aprile una multa dalla polizia metropolitana di Londra per aver partecipato a una festicciola  durante il lockdown imposto dal Covid-19 nel 2020, diventando il primo primo ministro in carica nella storia britannica a ricevere una sanzione per aver infranto la legge. Johnson si è scusato, ma da allora ha dovuto affrontare un coro di richieste di dimissioni da parte dei parlamentari dell'opposizione e, ora, da quelli del suo stesso partito. Il rapporto Gray includeva una foto del primo ministro mentre brindava a un incontro tenutosi al n. 10 di Downing Street per una festa, in un momento in cui la nazione era sottoposta a un rigido blocco. Nel rapporto erano citati anche "molti esempi di mancanza di rispetto e trattamento scadente del personale addetto alla sicurezza e alle pulizie" e casi di "consumo eccessivo di alcol". "Molti saranno costernati dal fatto che un comportamento di questo tipo abbia avuto luogo, su questa scala, nel cuore del governo", ha scritto Gray nella conclusione del rapporto. "Il pubblico ha il diritto di aspettarsi i più alti standard di comportamento in tali luoghi e chiaramente quello che è successo non è stato all'altezza di questo". 

Mentre il governo ha ricevuto elogi in patria e all'estero per il suo sostegno all'Ucraina, lo scandalo su "Partygate" e la crescente preoccupazione per il costo della vita hanno oscurato la premiership di Johnson. A conferma che ormai il rapporto di fiducia tra Johnson e i britannici sia al crepuscolo ci sono stati i fischi riservatigli mentre, in occasione di servizio religioso ufficiale, arrivava nella cattedrale di St.Paul. 
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