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Biancaneve al cinema nel 2025 e le polemiche sul film non finiscono

- di: Barbara Bizzarri
 
Dopo aver sbancato i botteghini con Inside Out 2 e aver finalmente tappato le falle di profitti in crollo verticale, qualcuno alla Disney avrà pensato che stare seduti sui sacchi di denaro come una delle loro migliori creature è alquanto monotono e la vita è meglio movimentarla tipo rollercoaster: perciò la casa di produzione ha deciso di investire in un “film che nessuno smania di andare a vedere” come è stato prontamente definito sui social. Infatti, il nuovo Biancaneve in salsa woke di cui è stato appena pubblicato il primo trailer con conseguente gragnuola di bastonature online promette di essere una storpiatura della storia originale ancora più evidente dello scempio fatto con il live action de La Sirenetta, per il quale Andersen starà ancora rivoltandosi nella tomba come un frullino dato che della sua creatura “bianca come la spuma del mare” è rimasto nulla. 

Ma passiamo ora a questa nuova Biancaneve la cui genesi è stata contrassegnata da questioni ridicole: una su tutte, la storia dei nani, su cui Disney non accetta contraddittorio, ma del resto in un film su Biancaneve e i sette nani in cui Biancaneve non è bianca e i nani non sono nani, cosa può andare storto? Meglio rifornirsi di popcorn e stare a guardare. E dunque, i nani, dicevamo. Appena la Disney annunciò l'inizio delle riprese, Peter Dinklage, attore affetto da nanismo celebre per aver interpretato Tyrion Lannister ne Il Trono di Spade, si è affrettato a descrivere svilente e discriminatoria l'idea di raccontare, nel terzo millennio, di sette nani che vivevano assieme in una casa nella foresta, scatenando un putiferio. Del resto, sia mai che se si vuole raccontare una fiaba ottocentesca, ebbene quella fiaba possa e debba essere rispettata. Dell’Ottocento sì, ma rivista e corretta, e chiedersi il senso di una simile idiozia non è consentito. 

Quindi, allarmatissima, la Disney rese noto che i nani sarebbero stati sostituiti da creature magiche non meglio identificate, appartenenti al folklore europeo e senza un genere definito. Ovviamente la dichiarazione fece divampare altre polemiche quando si fece notare che, con questa trovata, s'impediva di lavorare a sette attori affetti da nanismo: in soldoni, l’uroboro del politicamente corretto che si inguaia da solo finendo per diventare discriminatorio. Ora, a giudicare dal trailer, la Disney ha optato per una terza soluzione, mantenendo i sette nani tradizionali ma animati digitalmente al computer: e giù un altro fiume di commenti negativi, dato che dovrebbe trattarsi di una versione con attori in carne e ossa e non di un film di animazione (in pratica come fa, sbaglia).

Non poteva finire qui: anzi, ora si entra nel vivo della questione, ovvero le due grandi protagoniste della storia. Biancaneve e la sua cattivissima, invidiosissima matrigna. La domanda però sorge spontanea: quanto può essere invidiosa una matrigna con le fattezze di Gal Gadot, strepitosa top israeliana ex Wonder Woman cinematografica in tutto il suo splendore?  Se a questo si aggiunge che l’interprete di Biancaneve, originariamente una fanciulla tedesca dalla carnagione color della neve appunto, ha le fattezze della portoricana Rachel Zegler il cui look nel film è stato impietosamente assimilato a Lord Farquaad, il nemico di Shrek per intenderci, il disastro è praticamente annunciato, e le reazioni maligne si sono sprecate: “Cara Gal Gadot, se lo specchio ti dice che Lord Farquaad è più bello di te, è ora di cambiare specchio” hanno ironizzato in molti sui social. 

Insomma, a giudicare dal diluvio di proteste in merito al primo trailer ufficiale, la nuova fatica politically correct di Disney sembra essere partita nel peggiore dei modi. Dopo i fasti di Inside Out 2 al botteghino, la nuova Biancaneve potrebbe rivelarsi un’autentica mela avvelenata: appuntamento al 20 marzo 2025.

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