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Baby rustichella

- di: Barbara Bizzarri
 
Il sonno dell’educazione genera mostri, si potrebbe dire parafrasando il titolo di una nota opera di Goya (e di Guttuso a seguire). E mentre una recente intervista al gran capo su poltrona di pelle umana di Netflix evidenzia la stima che hanno dei loro utenti,  ovvero meno di zero, considerati una turba innocua di cretini paganti (che spesso si riproducono generandone altri) chiarendo la mission delle piattaforme streaming, destinate a rimbambire sempre più, ecco che anche gli insegnanti presi a calci, la pratica montessoriana de’ noantri secondo cui ai cocchetti di mamma tutto è permesso dalla nascita in poi e le fisime mentali scaturite dalla pandemia presentano i loro effetti, che non sono soltanto corsie di ospedali, pediatrici e non, intasate da giovanissimi dérangées ma anche analfabeti cognitivi in libera uscita incapaci di pensare che a ogni azione corrisponde una reazione: ovvero, gli adolescenti cazzari pro domo loro. 

Ricordo non troppo tempo fa il caso esemplare di una tipetta intenzionata a punire il padre reo di averla rimproverata, evento a cui evidentemente non era avvezza, e quindi corsa dagli inquirenti a dire che, quello, suo padre, era un inveterato pedofilo, che abusava di lei. Ovviamente la macchina della giustizia si è messa in moto subito e in seguito l’inetta, forse comprendendo di averla fatta grossa, ha ritrattato tutto. Peccato che nel frattempo il padre fosse già stato buttato nelle patrie galere ricavandone presumibilmente un trauma da fine pena mai, nonostante poi il riconoscimento di innocenza. 

Stessa cosa ieri a Roma dove una sedicenne ritrovata vagante sul Grande Raccordo Anulare ha dato la colpa alla mamma, dicendo di essere stata scaraventata fuori dall’auto per una insufficienza in latino: in effetti sembrava piuttosto strano, considerato che nella scuola ormai gli insegnanti si fingono complementi di arredo pur di non essere malmenati dagli alunni e in seconda battuta, letteralmente, anche dai genitori di quei teneri virgulti. Per qualche minuto mi sono baloccata con l’idea che fosse conferita una medaglia a questa indomita madre in grado di punire una individua senza la corteccia prefrontale formata e dunque incapace di ragionare in modo sensato: figuriamoci, pia illusione. 

L’incauta ragazzina, dopo che è riuscita pure a coinvolgere il Tribunale dei Minori, si è rimangiata ogni parola, allarmando nel frattempo vigili, giudice, padre separato e, in definitiva, un’intera nazione che si interrogava su quante aspiranti Medea ci fossero all’interno del succitato Raccordo: “Ho inventato ogni cosa, non ho preso un brutto voto e dall'auto sono scesa volontariamente”, ha detto. Ora, visto che certi apparati si muovono anche in virtù delle tasse che pago, potrei chiedere i danni a quei pesi morti sulla collettività, minorenni o meno, che non hanno niente da fare a parte creare disagi ed evidentemente non in grado di gestire le conseguenze della propria dabbenaggine? Conseguenze che esistono e che devono essere controllate, perché non sempre c’è l’anima pia che ti para il didietro o le spalle come si è abituati a pensare qui (basti pensare ai ragazzini che credendo di stare nei confini italici si cacciano nei guai all’estero pensando che la mamma corra a salvarli). 

In questo caso sembra diverso ma in fondo è lo stesso: chissà che aveva combinato questa ragazzetta fantasiosa che ha tirato la madre in ballo, con tanto di denuncia per maltrattamento di minore, perché pagasse il fio delle sue paturnie. Gira che ti rigira il fulcro della situazione è sempre quello, tengo famiglia: per fortuna, almeno André Gide non faceva mistero di odiarle e chi siamo noi per dargli torto.
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