BCE: stop agli aumenti del costo del denaro, arriva una pausa

- di: Mutuionline.it
 
Penultima riunione di politica monetaria della Banca Centrale Europea del 2023, la prima senza aumenti del costo del denaro da luglio 2022. Sono state mantenute le previsioni e rispettate le dichiarazioni fatte durante l’ultimo incontro di settembre, quando Christine Lagarde aveva ipotizzato che i tassi avessero raggiunto un livello sufficientemente alto e che, se mantenuti tali per un tempo adeguato, avrebbero raggiunto l’obiettivo desiderato di riportare l’inflazione entro il target del 2%.

Nella conferenza stampa giovedì scorso si è sostanzialmente confermato questo scenario, con una nota positiva riguardante il calo dell’inflazione nell’Eurozona nel mese di settembre, che è scesa dal 5,2% di agosto al 4,3% (in Italia è solo in lieve diminuzione dal 5,4% al 5,3%).

Stop ai rialzi, la BCE prende tempo

Scongiurato il rischio di nuovi rialzi la situazione dovrebbe pertanto restare stabile, almeno fino alla prossima riunione del 14 dicembre. Al momento l’Euribor a un mese è al 3,85%, quello a 3 mesi al 3,94% e l’Eurirs a 20 anni 3,42% e a 30 anni al 3,17%, confermando un distacco di oltre 50 punti base tra i tassi di riferimento dei mutui a tasso fisso (Eurirs) e variabile (Euribor).

Alessio Santarelli, Direttore Generale di Gruppo MutuiOnline, dichiara: "La stabilizzazione dei tassi di interesse è finalmente una buona notizia per il mercato dei mutui, in calo a doppia cifra, e per i consumatori. Altri rincari avrebbero portato ulteriori difficoltà e incertezze per le famiglie italiane già alle prese con gli aumenti dei prezzi dei beni di prima necessità. Auspichiamo che i tassi vengano mantenuti stabili per i prossimi mesi e che sia possibile pensare a un calo già nella prima metà del 2024; una grande incognita resta purtroppo lo scenario geopolitico, così instabile che è davvero difficile prevedere quali potrebbero essere le ripercussioni sull’economia dell’Eurozona".

Il mercato dei mutui: tornano a crescere anche i tassi fissi

Ad ottobre i tassi medi fissi sfondano per la prima volta il tetto del 4% attestandosi al 4,14% e i variabili aumentano a loro volta raggiungendo il 5,13%, portando il delta tra fisso e variabile a 99 punti base, che arriva a 113 bps sui tassi migliori. I tassi fissi, che sono stati quasi un anno stabili attorno al 3,7%, sono ri-iniziati a crescere da agosto, probabilmente perché si pensa che il calo del tasso di sconto sarà meno rapido di quanto si immaginava inizialmente.
Aumenta quindi il costo dei nuovi mutui a tasso fisso: se a luglio la rata mensile di un mutuo da 140.000 euro a 30 anni era di 648 euro, oggi sarebbe di 676 euro (+4,3%), portando a pagare quasi 10.000 euro di interessi in più nella vita del mutuo (+10,8% rispetto a 3 mesi fa).

In ogni caso il tasso fisso rimane molto più conveniente del variabile; infatti, le richieste di mutuo a tasso variabile pesano solo il 5,3% del totale, mentre i fissi rappresentano il 93,1%. Aumentano inoltre del 15% le richieste di mutui sotto i 15 anni nonostante l’IRS sulle brevi durate sia più costoso rispetto a quello sulle durate più lunghe, mentre continuano a calare gli importi medi richiesti che ora si attestano sui 129.565 €; per trovare un importo più basso bisogna tornare al secondo trimestre del 2019 (125.948 €). Continua a crescere il reddito medio dei richiedenti che tocca quota 2.885 €, oltre 80 € in più rispetto al secondo trimestre dell’anno.

Mutui giovani: nuova proroga al 2024, basterà per dare linfa al mercato?

Dopo la stabilizzazione dei tassi, una seconda buona notizia per i consumatori che si approcciano a investire in un mutuo, è la proposta di proroga a fine 2024 delle iniziative relative ai Mutui Giovani presente nella Bozza della Legge di bilancio. In particolare, si prevede di estendere al 31 dicembre 2024 la garanzia fino all’80% del valore dell’immobile, l’esenzione dalle imposte di registro, di bollo, ipotecarie e catastali nonché il credito d’imposta per gli acquisti soggetti ad IVA da parte di giovani under 36 con un ISEE con un ISEE inferiore a 40.000 euro. Si assegnerebbero inoltre 292 milioni di euro al fondo di garanzia per la prima casa, importo consistente se confrontato con i 250 milioni stanziati per il 2022.

A ottobre l’età media dei richiedenti mutuo è stata di 40 anni, in leggera diminuzione rispetto ai 40 anni e 5 mesi dell’ultimo trimestre e questa norma potrebbe far diminuire ancora l’età media. Per capire l’importanza di questa norma si pensi che nei primi mesi di attuazione del decreto, quindi tra il secondo trimestre del 2021 e la prima metà del 2022, su MutuiOnline.it le richieste di mutui acquisto prima casa sono aumentate del 26%, con un incremento del 31% dei mutui richiesti dai giovani sotto i 36 anni. Questa estensione è quindi sicuramente importante, si auspicherebbe solo venisse ampliata la platea anche ad altre categorie di destinatari.
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