Cronache dai Palazzi, il dramma delle carceri: la denuncia di Mattarella, le poche soluzioni della politica

- di: Redazione
 
Ci sono argomenti che meritano più attenzione rispetto ad altri, soprattutto quando, su di essi, giunge un ammonimento dalla più alta carica dello Stato.
Come quando, appena pochi giorni fa, Sergio Mattarella ha ripetuto il suo appello affinché si ponga rimedio, nei tempi più stretti possibili, al degrado che condiziona la maggioranza delle carceri del Paese, solo poche delle quali hanno standard di vivibilità degne di una democrazia rispettosa dei diritti dei cittadini, anche di quelli che delinquono e, per questo, hanno meritato la negazione della libertà personale.
Sul problema della situazione carceraria, alla fine, come sempre accade, le soluzioni trovate (sempre che possa così essere definita) sono state frutto di un compromesso rispetto alle posizioni originarie.
Ma, davanti ad spettacolo che si ripete sempre, nessuno alla fine sembra realmente soddisfatto, lasciando l'amaro in bocca a molti che s'aspettavano chissà cosa.
La percezione dell'iter del decreto Carceri è quella che le soluzioni che sono state prospettate e approvate alla Camera, in vista dell'esame al Senato, cambieranno la situazione solo di poco e, per giunta, su questioni che appaiono marginali rispetto all'ampiezza e alla gravità della problematica.

Cronache dai Palazzi, il dramma delle carceri: la denuncia di Mattarella, le poche soluzioni della politica

Il sovraffollamento delle carceri è causa - non certo la sola - del drammatico fenomeno dei suicidi di detenuti, che pagano una situazione di invivibilità, per la mancanza di spazi, costretti addirittura a contendersi un letto. Come di recente denunciato per un reclusorio del Nord Italia, di cui ha anche parlato il presidente della Repubblica.
Che, ricordando ''le decine di suicidi, in poco più dei sei mesi, quest'anno'', ha parlato, dopo avere letto una lettera ricevuta da detenuti del carcere di Brescia, di una ''descrizione straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l'Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale".
Un carcere dove, ha scritto appena ieri La Repubblica, molti detenuti si devono contendere un unico bagno. E i più deboli, come gli anziani o i malati, spesso non riescono a fruirne, precipitando in una condizione di degrado fisico senza che qualcuno tenda loro la mano, per evitare la vergogna.

Come si vuole porre rimedio a questa situazione, posto che, per ammissione generale, non ci sono fondi per finanziare la realizzazione di nuove e più efficienti carceri?
I nostri politici, che mai mancano di fantasia, troppo spesso si allontanano dalla realtà quotidiana, piegando le soluzioni che propongono ad argomenti che difficilmente possono essere condivisi.
Come, ma è solo un esempio, la proposta - non passata - di aumentare gli sconti di pena (da 45 giorni a 60 per anno), come misura per contribuire ad allentare la pressione dei numeri dentro i reclusori.
Ora, fermo restando la passione che da sempre contraddistingue Roberto Giachetti quando si tratta di difesa dei diritti e della dignità, la proposta di aumentare sebbene di poco l'ampiezza degli sconti di pena sembra l'ultima spiaggia, ma correndo il rischio che verrebbe vista come un premio, gratuito e non meritato, per chi, essendo finito dietro le sbarre, qualcosa l'avrà pure fatta.

E in un momento in cui, senza che il governo (questo e quelli di prima) abbia la capacità di agire efficacemente per contrastare il fenomeno con i fatti e non solo a parole, gli episodi di criminalità si moltiplicano, un provvedimento del genere rischia di scatenare la rabbia della gente, che non capirebbe che, alla sua base, c'è una emergenza che è soprattutto democratica, non avendo il carcere la sola funzione punitiva.
La gente stenterebbe ad accettare che chi delinque possa approfittare di una condizione di inadempienza da parte dello Stato e che per questo, sia pure per pochi giorni, guadagnerebbe la libertà anticipatamente alla scadenza della condanna, con tanti saluti a quella certezza della pena che tanto piace ai politici, tanto da farne un cavallo di battaglia.
Ma tutte le misure che possano essere adottate poco o nulla potranno fare per dare soluzioni se non proprio definitive, comunque capaci di incidere concretamente per dare una risposta al problema, al quale contribuisce anche un organico della Polizia penitenziaria fortemente deficitario (e che si sente sottopagato) e che costringe gli agenti a turni massacranti, ma, soprattutto, a condizioni difficili di lavoro, con un numero esiguo di uomini a controllare decine e decine di detenuti.
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