Alla Disney quasi pronto il cervo in salmì
- di: Barbara Bizzarri
La follia suicida Disney non si ferma, e sono pure abbonata, tanto per decuplicare lo strazio (ma non c’è nulla come Renzo Montagnani che canta “io so’ Romeo…er mejo der Colosseo” per migliorare l’umore all’istante). Ergo, per godermi i grandi classici, devo sopportare l’ondata dell’ideologia woke che alla fine ha travolto la Company precipitandola sull’orlo del fallimento, dato che tutto questo politically correct ha rotto le palle, ammettiamolo: dalla Sirenetta mulatta e senza cuoco ammazzapescetti, accidenti a voi, ad Aladdin con Will Smith, mai tanto fuori posto, neanche nella sua parte da schiaffeggiatore agli Oscar, ai vari live action, tutti bruttarelli. Mancava ancora il colpo di grazia.
In questa Disney nichilista, però, era soltanto una questione di tempo, e infatti, la major si prepara a realizzare Bambi. In live action. In pratica, ci vogliono morti. Loro più di Big Pharma, il che è tutto dire. Quale genitore più che sadico potrebbe portare i suoi pargoli a veder morire la vera mamma di Bambi, in pelliccia e occhioni? L’unica nota positiva è che una scena tanto atroce potrebbe provocare un inveterato odio per i cacciatori, il che mi pare cosa buona e giusta (perdonami, nonno). Al di là di questo, che senso ha decidere di proporre in live action il cartone animato occidentale più crudele che storia ricordi? (Quello orientale è Candy e non accetto obiezioni, ancora piango quando penso alla rottura fra Candy e Terence sulla scalinata dello stramaledetto ospedale).
Spero si tratti soltanto un bieco pettegolezzo abilmente orchestrato da chi vuole far colare la major a picco. Se così non fosse, allora non posso che concludere con una smisurata preghiera: cari amici Disney, dato che mi sembra di conoscervi da una vita, essendo cresciuta con Topolino - quando era edito da Mondadori, addirittura -, film e Disneyworld, abbiate pietà e risparmiateci queste orribili copie fatte di mille riassunti, che tradiscono una tragica mancanza di idee per nuove storie che non facciano più rimpiangere gli oldies but goldies ed evitino a noi spettatori il continuo rifugio negli inimitabili tesori del passato. Se proprio non sapete dove procurarvi sceneggiatori che valgano qualcosa, ebbene, mi offro: qua l’armi, procomberò sol io. Sono già pronta, con la valigia (non di cartone) in mano e la green card fra i denti.