Addio a Catherine Spaak, emblema del cinema e della tv chic

 
Nella sua lunga carriera aveva attraversato il miglior cinema italiano: Monicelli, Risi, Lattuada, Bolognini e molti altri ancora. Sino all’ultimo che Enrico Iannaccone le aveva cucito su misura intitolato “La vacanza”, in cui interpretava il ruolo di una magistrata colpita dall’Alzhaimer che fugge al mare ad incontrare la terrorista che anni e anni prima l’aveva rapita. Un film introspettivo, profondo, che mette al centro l’umana solitudine ed al quale Catherine Spaak teneva moltissimo. Perché lei, che era stata uno dei simboli per eccellenza del cinema di rottura, quello che dal bianco e nero stava passando al colore e cominciava a prediligere la bellezza androgina a quella più esplosiva delle varie Loren, Lollo e via dicendo, detestava i ruoli di zia e nonna che le volevano appioppare solo perché aveva settant’anni suonati. E qui, in quello che è a tutti gli effetti il suo ultimo film, ha dato il meglio di sé. Era una ragazzina Catherine Spaak quando iniziò a fare cinema. Giovane e bella, ma di bellezza agile, moderna e chic. Verrebbe da dire: europea. Lei, figlia di un’attrice e di uno sceneggiatore, nipote di un primo ministro belga, non aveva neanche vent’anni quando si affacciò al mondo del cinema. E all’Italia, che conquistò immediatamente grazie al suo fascino elegante e sbarazzino.

Timida e introversa, la Spaak non era una che le mandava a dire. E proprio in virtù di quella sua proverbiale timidezza poteva a volte apparire anche un po’ strafottente e altezzosa. Ma mai sopra le righe. Anzi, conservava un intrinseco charme che non conosceva eguali. Nonostante vivesse in Italia da una vita, aveva mantenuto quell’accento francese caratterizzato da una sensualissima erre moscia che le donava sempre e comunque un allure d’eleganza e raffinatezza. Doti assai rare tra le dive dei nostri giorni, che peraltro dive non sono. E la sua eleganza, la sua cultura la portò anche sul piccolo schermo, in quell’Harem che per quindici anni ha animato la seconda serata del sabato targato Raitre: un programma garbato ed intelligente, dove la sua classe e la sua delicatezza riuscivano a creare un’atmosfera intima ed accogliente. Una formula soft: le ospiti sedute sui divani damascati, un ambiente riservato, uno stile ovattato e discreto e dietro le quinte un uomo che ascoltava le chiacchiere e alla fine veniva allo scoperto per dire la sua. Attrici, scrittrici, manager, cantanti. Nessuna diceva di no alla Spaak. Per non parlare degli uomini, che facevano a gara per essere gli ospiti nascosti dietro le quinte di quel salotto televisivo in cui sottovoce si raccontavano vite, segreti, paure e reconditi desideri al femminile. 

Un programma amato e seguito, che tuttavia le venne tolto perché… era vecchia. Proprio così: fu questa la risposta della dirigenza quando la conduttrice chiese il motivo della cancellazione del programma. La liquidò con due parole in croce, che rappresentano un’offesa alle nostre intelligenze oltre che alla sua. Ad avercene di trasmissioni come Harem! E ad avercene di Catherine Spaak in tv. Saranno pure più giovani le salottiere dei nostri giorni. Ma in quanto ad intelligenza e garbo lasciano decisamente a desiderare. Senza contare che tra giovani e vecchie quella che va in onda ora è la fiera del botox, della sguaiataggine e della volgarità. 
Nessun’altra oggi sarebbe in grado di rifare Harem. Quell’eleganza s’è estinta per sempre dal piccolo schermo. Insieme alla Spaak, e a tutte le grandi e vere dive che non ci sono più. E che se ci sono, non vanno certo in tv.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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