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Zelensky: “A Pokrovsk situazione molto difficile. Il ritiro spetta ai militari”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Zelensky: “A Pokrovsk situazione molto difficile. Il ritiro spetta ai militari”

La linea del fronte ucraina intorno a Pokrovsk è di nuovo sotto pressione. Lo ammette il presidente Volodymyr Zelensky, che descrive la situazione come “molto difficile”, scegliendo un linguaggio misurato che però lascia intuire quanto il peso dell’avanzata russa stia diventando problematico. La decisione di un’eventuale ritirata, ribadisce, spetta esclusivamente ai comandanti sul terreno: un modo per marcare il confine tra leadership politica e responsabilità militare, ma anche per evitare che un arretramento venga interpretato come una disfatta imposta dal governo.

Zelensky: “A Pokrovsk situazione molto difficile. Il ritiro spetta ai militari”

A Pokrovsk non si gioca solo una partita tattica. Il centro della città rappresenta uno snodo logistico e simbolico per entrambe le parti, un punto d’accesso al cuore industriale del Donbass. Per Kyiv perdere terreno qui significherebbe rinunciare a uno degli ultimi argini nella regione.

Mosca cerca un effetto dimostrativo verso Washington
Zelensky collega direttamente questa offensiva alle intenzioni strategiche del Cremlino. Secondo lui, la Russia vuole strappare una vittoria a Pokrovsk per lanciare un messaggio non solo all’Ucraina, ma soprattutto agli Stati Uniti di Donald Trump. L’obiettivo, sostiene il presidente ucraino, sarebbe convincere Washington che la difesa dell’intero Donbass orientale sia insostenibile e che Kyiv debba prepararsi a rinunciare alla regione.

È una lettura che si muove sul piano politico e diplomatico: la Russia punta a influenzare la percezione del conflitto da parte dell’amministrazione americana, oggi più orientata a contenere i costi del sostegno militare all’Ucraina.

Intanto, Mosca annuncia la conquista di due villaggi nell’Ucraina orientale. Non si tratta di avanzate decisive, ma sufficienti a costruire la narrativa di un fronte che si muove lentamente nella direzione voluta dal Cremlino.

L’Europa prova a blindare il sostegno a Kyiv
Di fronte al rischio di un nuovo inverno di pressione militare, da Bruxelles arriva una risposta politica. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, parlando alla plenaria, afferma che “l’offensiva d’inverno di Putin fallirà”. Le sue parole non sono casuali: vogliono indicare continuità, evitare qualsiasi ambiguità sul sostegno europeo e rassicurare Kyiv in una fase in cui la postura americana è meno prevedibile.

Von der Leyen parla di “stabilizzare la rete”, un’espressione che sintetizza il sostegno alle infrastrutture, all’energia e al sistema ucraino che continua a essere colpito da bombardamenti mirati ai nodi vitali del Paese.

Una guerra che scorre tra trincee e geopolitica
Il conflitto, oggi, non si gioca più soltanto sul terreno. La guerra in Ucraina è anche una partita diplomatica, combattuta nei palazzi di Washington, nelle capitali europee, nei rapporti triangolari con Pechino e nei calcoli strategici di Mosca. Pokrovsk diventa così un banco di prova: ogni metro difeso o perso ha un riflesso che va oltre le mappe militari.

Kyiv combatte su due livelli. Sul campo tenta di resistere all’avanzata di un esercito che sfrutta la profondità strategica, il peso numerico e la logistica del proprio territorio. Sul piano internazionale deve mantenere l’attenzione e il sostegno degli alleati, in un mondo che ha riposizionato le sue priorità e guarda alla guerra con una nuova stanchezza strategica.

In questo scenario, Pokrovsk non è solo un nome su una mappa: è il simbolo di una resistenza che rischia di diventare sempre più isolata e di una guerra che, a distanza di anni, non ha ancora trovato né un equilibrio né una via d’uscita credibile.

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