È netta la smentita della Casa Bianca all’ultima esclusiva pubblicata dal Wall Street Journal, secondo cui il presidente Donald Trump sarebbe stato avvisato a maggio dalla procuratrice generale Pam Bondi della presenza del suo nome nei fascicoli relativi al caso Epstein. “Questa è un'altra fake news, come la storia precedente del Wall Street Journal”, ha dichiarato Steven Cheung, direttore della comunicazione della Casa Bianca, bollando il contenuto dell’articolo come infondato e strumentale. Il riferimento è a un altro reportage dello stesso quotidiano, pubblicato nei giorni scorsi, secondo cui Trump avrebbe inviato nel 2003 a Jeffrey Epstein una lettera di compleanno contenente un disegno osceno di una donna nuda.
Casa Bianca smentisce il Wall Street Journal: “Ennesima fake news su Trump e il caso Epstein”
Le nuove rivelazioni si inseriscono in un quadro ancora fortemente polarizzato attorno all’eredità giudiziaria lasciata dal caso Epstein, il finanziere morto nel 2019 in carcere con l’accusa di traffico internazionale di minori. Il Wall Street Journal ha indicato che il nome di Trump apparirebbe “più volte” nei file sequestrati nell’ambito delle indagini ancora in corso e che, secondo fonti riservate, Bondi ne avrebbe informato il presidente. Tuttavia, nessun elemento ufficiale è stato ancora reso pubblico a sostegno di queste affermazioni, e l’amministrazione Trump insiste sulla volontà di delegittimare, tramite insinuazioni infondate, l’operato della presidenza in carica.
Strategia della Casa Bianca: respingere ogni accusa come costruzione mediatica
L’atteggiamento dell’amministrazione Trump si conferma coerente con una strategia comunicativa consolidata: ogni tentativo di collegare il presidente al caso Epstein viene etichettato come “fake news”, privo di basi reali e costruito ad arte da una parte della stampa ostile. La Casa Bianca accusa apertamente il Wall Street Journal di portare avanti una campagna di disinformazione, facendo leva su documenti parziali o su fonti anonime che non verrebbero sottoposte ad adeguato riscontro giornalistico. L’obiettivo, secondo il portavoce, sarebbe quello di minare la credibilità del presidente proprio mentre si intensificano le sue mosse in vista delle prossime sfide politiche.
Pam Bondi e il suo ruolo nelle recenti indiscrezioni
Pam Bondi, ex procuratrice generale della Florida e storica alleata di Trump, non ha finora rilasciato dichiarazioni pubbliche sul presunto avvertimento al presidente. La notizia del suo coinvolgimento nel flusso informativo interno alla Casa Bianca, se confermata, rappresenterebbe un elemento di rilievo nel tentativo di ricostruire i legami politici intorno al dossier Epstein. Ma l’assenza di conferme ufficiali rafforza al momento la posizione della presidenza, che bolla l’intera vicenda come una costruzione giornalistica priva di fondamento, utile solo a riaccendere un caso mediatico a fini strumentali.
Effetti e reazioni nel dibattito politico e mediatico americano
L’uscita del nuovo articolo ha generato immediate reazioni nel mondo politico e dell’informazione, riaccendendo un tema che continua a dividere l’opinione pubblica. Se da un lato i principali alleati del presidente hanno ripetuto l’accusa di manipolazione da parte dei media, dall’altro ambienti progressisti chiedono trasparenza e accesso completo ai file del caso Epstein. L’episodio si somma ad altri momenti recenti in cui Trump si è trovato costretto a smentire notizie di stampa riguardanti episodi risalenti al passato, in un clima sempre più segnato da tensioni tra istituzioni, giornalismo investigativo e potere politico.