Tecnologia e Boeing spingono New York, in Oriente occhi su banche centrali e bitcoin.
Chiusura in lieve ma diffuso rialzo per Wall Street nella seduta di martedì 2 dicembre 2025,
con Dow Jones, Nasdaq e S&P 500 di nuovo in verde dopo lo scivolone di inizio settimana.
In scia, le Borse asiatiche aprono oggi miste e perlopiù prudenti, sospese tra
l’ottimismo per un possibile taglio dei tassi Fed a breve e il nervosismo per
la combinazione di rendimenti ancora elevati, dollaro più debole e nuova
volatilità su bitcoin.
Chiusura positiva per Wall Street
A New York la seduta si è chiusa con un quadro compatto: lo S&P 500 è salito
di circa 0,25% a quota 6.829,37 punti, il Nasdaq Composite ha guadagnato
circa 0,59% portandosi a 23.413,67 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average
ha messo a segno un progresso di circa 0,39% fino a 47.474,46 punti.
Si tratta della sesta seduta positiva sulle ultime sette, a conferma di un rimbalzo
ancora vivo dopo la correzione di fine novembre.
Il movimento è arrivato al termine di una giornata definita dagli operatori come
“tranquilla nei volumi ma costruttiva nella direzione”: gli scambi sono rimasti
sotto la media, ma gli acquisti hanno ricominciato a concentrarsi sui titoli a maggiore
capitalizzazione, in particolare tecnologia e industriali.
Boeing e big tech tra i protagonisti
Tra i singoli titoli spicca Boeing, che ha messo a segno un balzo in doppia cifra
dopo indicazioni incoraggianti sul flusso di cassa atteso per il prossimo anno.
Le parole del management sulla capacità di generare più liquidità e remunerare gli
azionisti hanno rilanciato l’interesse sul colosso aerospaziale, facendone uno dei principali
contributori alla salita di Dow e S&P 500.
Sul fronte tecnologico continuano a dominare i temi intelligenza artificiale e
cloud. I big del settore hanno consolidato i guadagni accumulati nelle ultime settimane,
in un contesto in cui gli investitori guardano a business con forte capacità di pricing
e margini elevati, considerandoli relativamente difensivi anche in presenza di tassi
ancora su livelli storicamente alti.
Dal sell-off al rimbalzo: cosa è cambiato rispetto a lunedì
Il quadro è apparso molto diverso rispetto alla seduta di lunedì, quando la combinazione
tra dati deludenti sul manifatturiero USA, forte risalita dei rendimenti
e brusco calo di bitcoin aveva innescato una correzione sugli indici americani.
Nella giornata di martedì, il parziale arretramento dei tassi e la stabilizzazione delle
criptovalute hanno restituito fiato al mercato azionario, che ha ripreso la rotta rialzista,
seppur con cautela.
Rendimenti in calo e dollaro più morbido
Sul mercato obbligazionario, il Treasury decennale USA è scivolato intorno alla
soglia del 4,1%, dopo aver superato il 4% nelle precedenti sedute.
Per la Borsa questo allentamento, per quanto modesto, è importante:
tassi leggermente più bassi significano sconto un po’ meno severo per gli utili futuri
e maggiore spazio per valutazioni elevate soprattutto sui titoli growth.
Anche il dollaro si è leggermente indebolito, con gli indici che misurano la forza
del biglietto verde in flessione. Il mercato dei cambi sta digerendo un doppio segnale:
da un lato la prospettiva di tagli dei tassi USA nel 2026, dall’altro il timore
che Giappone, forte detentore di Treasury, possa ridurre l’esposizione ai bond
americani se il Bank of Japan dovesse davvero imboccare una strada più restrittiva.
Apertura delle Borse asiatiche: prudenza e movimenti contenuti
Alla luce della chiusura positiva di Wall Street, le Borse asiatiche hanno inaugurato
la seduta di mercoledì 3 dicembre 2025 con un clima di cautela costruttiva.
L’indice MSCI AC Asia Pacific, che aggrega le principali piazze della regione,
oscilla in una forchetta ristretta attorno ai 223 punti, sostanzialmente invariato:
un segnale di mercato in pausa, più che in fuga dal rischio.
Tokyo in rialzo dopo la tempesta BoJ
A Tokyo l’indice principale si muove in avvio sopra quota 49.000 punti,
in moderato rialzo rispetto alla vigilia, dopo il violento scivolone di lunedì innescato
dai segnali di un possibile rialzo dei tassi da parte della Bank of Japan.
La seduta di martedì si era chiusa di fatto piatta, con il Nikkei 225 fermatosi poco
sopra i 49.300 punti, a conferma di un mercato ancora in fase di digestione dello shock
monetario.
Gli operatori giapponesi restano concentrati sulla dinamica dei rendimenti JGB
(i titoli di Stato nipponici), saliti ai massimi degli ultimi anni proprio sulle
aspettative di normalizzazione della politica monetaria. Una svolta della BoJ avrebbe
effetti a catena su yen, flussi di capitale e, per riflesso, anche sui mercati obbligazionari globali.
Hong Kong in rosso, Cina continentale in leggero calo
A Hong Kong l’indice Hang Seng apre e prosegue la mattinata in territorio negativo,
con cali nell’ordine di circa l’1% e quotazioni attorno a 25.800–25.900 punti.
I ribassi colpiscono soprattutto tecnologia e immobiliare, dopo due sedute di
recupero e in attesa di indicazioni più chiare da Pechino sul sostegno alla crescita e
sul fronte del settore casa.
Sulla Cina continentale, gli indici di Shanghai e Shenzhen registrano leggere prese di
profitto, con flessioni di pochi decimi di punto dopo il buon andamento della vigilia.
Il rally, partito da valutazioni considerate “da saldo” da molti gestori internazionali,
inizia a convincere una parte crescente della comunità degli investitori, ma resta fragile
e molto sensibile ai segnali di politica economica cinese.
Seul, Mumbai e Sydney tra lateralità e attesa
Nel resto della regione, Seul e Sydney si muovono senza una direzione definita,
con gli indici che oscillano intorno alla parità in una tipica dinamica da
“risk-on misurato”. Gli operatori preferiscono non prendere posizioni troppo marcate
prima dei prossimi appuntamenti di politica monetaria globale.
In India, i future sull’indice Nifty e le prime indicazioni sui listini mostrano
un lieve arretramento dopo i massimi storici, complice l’attesa per la riunione della
Reserve Bank of India e per una nuova ondata di collocamenti sul mercato primario
(tra cui alcune IPO molto attese nel settore tecnologico e manifatturiero).
Bitcoin tra rimbalzi e nuove vendite
Il capitolo criptovalute resta uno dei più volatili nella narrazione dei mercati di
inizio dicembre. Dopo aver infilato a novembre la peggiore performance dal 2018,
bitcoin ha aperto il mese con un ulteriore tonfo sotto la soglia degli 86.000 dollari
in Asia, salvo poi mettere a segno un vigoroso rimbalzo, che nella seduta di martedì ha
riportato le quotazioni oltre i 90.000–91.000 dollari.
Proprio questo brusco saliscendi continua a riverberarsi sulle Borse. Negli Stati Uniti
i titoli legati al mondo cripto – dalle piattaforme di scambio ai produttori di hardware –
hanno alternato violenti ribassi a rimbalzi altrettanto rapidi, contribuendo a
aumentare la volatilità di alcuni segmenti di mercato pur rimanendo, nel complesso,
una nicchia rispetto ai grandi indici.
In Asia, l’ultima apertura è stata nuovamente accompagnata da un leggero calo di bitcoin,
segno che parte degli investitori sfrutta ogni rialzo per prendere profitto.
Gli strategist sottolineano come l’asset digitale resti molto sensibile sia alle
aspettative sui tassi USA sia agli episodi di leva eccessiva nel trading, che
possono innescare rapide liquidazioni forzate.
Cosa guardano ora gli investitori
Il filo conduttore tra la chiusura di Wall Street e le aperture asiatiche è uno solo:
l’attesa per le banche centrali. La scommessa di fondo del mercato è che la
Federal Reserve possa inaugurare a breve un ciclo di tagli – o quantomeno
segnalarne con forza l’arrivo nel 2026 – mentre la Bank of Japan si avvicina a
una storica uscita dall’era dei tassi ultra-negativi.
Nelle prossime sedute l’attenzione sarà concentrata su una batteria di dati macro USA
di fine anno (in particolare quelli legati al mercato del lavoro e alla fiducia) che
aiuteranno a calibrare le probabilità di un intervento Fed già nelle prossime riunioni.
In parallelo, ogni indicazione proveniente da Tokyo sulla tempistica di eventuali mosse
restrittive verrà pesata con estrema cura dagli operatori.
Come sintetizzano diversi strategist dell’area Asia-Pacifico, il quadro resta
“fragile ma non pessimistico”: gli indici si muovono in range stretti,
segnalando che gli investitori non vogliono smontare del tutto il posizionamento
rialzista costruito negli ultimi mesi, ma neppure esporsi troppo finché non sarà chiaro
quale mix di crescita, inflazione e tassi accompagnerà l’avvio del 2026.
Un mercato che sta provando a cercare un equilibrio
In sintesi, la combinazione di Wall Street in rialzo, rendimenti in calo,
dollaro più morbido e Asia prudente racconta un mercato che sta provando a
trovare un equilibrio: abbastanza ottimista da comprare azioni, soprattutto nei comparti
ad alta qualità, ma sufficientemente prudente da non correre troppo in avanti sui
tassi e sulla crescita.
Se le prossime settimane confermeranno l’idea di una disinflazione ordinata e di una
normalizzazione morbida delle politiche monetarie, l’attuale fase di consolidamento
potrebbe trasformarsi nel trampolino per un finale d’anno improntato al risk-on.
In caso contrario, il rischio è di ritrovarsi all’improvviso con rendimenti di nuovo in
forte ascesa e un sentiment che, dalle sfumature di grigio di queste sedute, tornerebbe
rapidamente al rosso.