Unione Ristoranti del Buon Ricordo, appello al Governo: "Ora basta, fateci lavorare o aiutateci!"

- di: Daniele Minuti
 
Il mondo della ristorazione in Italia, da sempre una delle eccellenze del nostro paese, continua a essere messo in ginocchio dalla crisi causata dalla pandemia da Covid-19 e dalle conseguenti misure di contenimento imposte dal Governo nel tentativo di ridurre i contagi.

Passate le vacanze di Natale e Capodanno, si parla con sempre maggiore insistenza delle nuove decisioni dell'esecutivo e oggi una risposta forte è arrivata dall'Unione Ristoranti del Buon Ricordo, associazione che riunisce diversi imprenditori nel campo della ristorazione, che oggi ha inviato un appello direttamente al Governo.

"Non c'è più tempo"
- recita la lettera - "Il primo allarme lo lanciammo il 30 marzo 2020. Il secondo il 22 aprile. Il terzo, che speravamo fosse ultimo, il 16 maggio. Il mondo della ristorazione italiana è esausto, in questi 11 mesi abbiamo accettato le chiusure in nome della salute, anche il gioco dei colori, delle aperture e chiusure per salvare il Natale. E poi? La realtà ha mostrato che i contagi non avvengono nei locali pubblici, pranzare in un ristorante è più sicuro che farlo in una mensa aziendale: noi e i clienti abbiamo capito che chiudere alcuni settori è una scelta di comodo, perché caratterizzati da professionalità e passione. Settori abituati ad abbassare la testa e lavorare, per questo abbiamo digerito ogni cosa, lamentandoci ma rifugiandoci in forme economicamente inutili come asporto e consegne. Ma ora basta".

La lettera dell'Unione ribadisce i toni forti: "Il vaso e colmo, già a maggio abbiamo detto che i tempi sono scaduti. Capiamo che dobbiamo aspettare tempi migliori ma ci devono dare la possibilità di arrivarci: noi del Buon Ricordo siamo una piccola realtà ma pensiamo di rappresentare l'intero mondo della somministrazione. Quindi chiediamo al Governo: fateci lavorare in sicurezza ma almeno con la possibilità di fare impresa, oppure permetteteci di arrivare vivi alla ripartenza con ristori giusti e non briciole".

La chiusura dell'appello è chiara quanto estremamente dura, per le disperate condizioni che l'intero settore sta vivendo: "Asporto e consegna a domicilio non fanno parte del DNA della grande ristorazione e chi lo fa sa che non può tenere in piedi un'azienda. Sappiamo che in una situazione come quella delle prossime settimane, la soluzione che rispetterebbe la nostra dignità è solo chiudere tutto. Se siamo contagiosi, ci tiriamo fuori dalla mischia ma non possiamo farlo da soli, troppe volte la nostra dignità è stata calpestata. È tempo che il mondo della somministrazione faccia sentire la sua voce".
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