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UNESCO, Coldiretti: la cucina italiana spinge l’export agroalimentare verso il record dei 73 miliardi

- di: Alberto Venturi
 
UNESCO, Coldiretti: la cucina italiana spinge l’export agroalimentare verso il record dei 73 miliardi

Il riconoscimento della cucina italiana come patrimonio UNESCO porta con sé un valore simbolico potente, ma per Coldiretti è anche – e soprattutto – una leva economica destinata a incidere sui numeri dell’export. Secondo le proiezioni elaborate sulla base dei dati Istat, il comparto agroalimentare italiano chiuderà il 2025 con un nuovo massimo storico: 73 miliardi di euro di vendite oltre confine.

UNESCO, Coldiretti: la cucina italiana spinge l’export agroalimentare verso il record dei 73 miliardi

Un risultato che arriva in un contesto geopolitico complicato, segnato da tensioni internazionali, ostacoli doganali, blocchi commerciali e dai dazi USA introdotti dall’amministrazione Trump, che hanno frenato una parte delle nostre esportazioni.

L’Assemblea Coldiretti e la celebrazione del patrimonio gastronomico
La proiezione è stata presentata a Roma, durante l’Assemblea nazionale di Coldiretti, con il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo. Un appuntamento che ha idealmente unito l’analisi economica alla celebrazione delle radici culturali della cucina italiana.

I cuochi contadini di Campagna Amica hanno portato in tavola un percorso attraverso le tradizioni regionali: un mosaico culinario che ha contribuito, secondo Coldiretti, a costruire l’identità gastronomica che il mondo oggi riconosce e che l’UNESCO ha premiato. Un modo per ricordare che l’eccellenza italiana non è solo un marchio, ma una filiera che unisce agricoltori, artigiani, territori e saperi.

Export in crescita: primi nove mesi a +6%
Nei primi nove mesi del 2025 l’agroalimentare italiano ha messo a segno una crescita del 6% sui mercati internazionali. Una performance robusta, che riflette la resilienza delle imprese e la forza del brand Italia. Per Coldiretti, se la tendenza verrà confermata nell’ultimo trimestre, la soglia dei 73 miliardi non solo sarà raggiunta, ma potrebbe essere superata.

Il vino guida la classifica dei prodotti più esportati, seguito da ortofrutta trasformata, formaggi, pasta e derivati dei cereali, frutta e verdura fresche, salumi e olio d’oliva. Una lista che rispecchia la struttura tradizionale del nostro export, con alcune punte di eccellenza che continuano a trainare l’intero comparto.

L’Europa resta il motore della domanda

La Germania si conferma il primo mercato di sbocco, con una crescita del 7% in valore: un trend che riflette la solidità della domanda tedesca per i prodotti italiani, nonostante oscillazioni macroeconomiche e inflazione elevata. Seguono la Francia (+6%), il Regno Unito (+3%) e la Spagna, che registra un incremento sorprendente del 15%, segnale dell’ulteriore rafforzamento del Made in Italy nella Penisola iberica.

Gli Stati Uniti rappresentano un capitolo a parte: primo mercato extra UE, ma attraversato da una fase di forte incertezza regolatoria.

La frenata negli Usa: l’impatto dei dazi al 15%
Il 2025 ha visto un andamento bifasico delle esportazioni verso gli USA. Nel primo trimestre, prima dell’introduzione della nuova ondata di dazi, l’export agroalimentare italiano cresceva ancora dell’11%. Con l’entrata in vigore delle prime tariffe aggiuntive al 10%, la curva si è piegata progressivamente verso il basso.

Il colpo più duro è arrivato ad agosto, con il crollo del 23% legato all’innalzamento dei dazi al 15%. A settembre il calo rimane a doppia cifra (-11%), ma segna un lieve recupero. Coldiretti sottolinea che l’impatto reale delle tariffe andrà valutato nel medio periodo, in attesa di capire se Bruxelles riuscirà a riaprire un dialogo con Washington.

Barriere e ostacoli: l’altra faccia della globalizzazione
Al di là dei dazi USA, Coldiretti ricorda che il sistema agroalimentare italiano continua a essere penalizzato da barriere sanitarie, ostacoli burocratici e blocchi commerciali. Diversi Paesi utilizzano restrizioni tecniche – denunciano dall’organizzazione – come leve per frenare la competitività delle produzioni italiane, soprattutto nei segmenti ad alto valore aggiunto.

La forza del Made in Italy: identità, qualità, reputazione
Nonostante il quadro complesso, la richiesta globale di prodotti italiani continua a crescere. L’effetto UNESCO rafforza ulteriormente la reputazione internazionale della nostra cucina, diventando un acceleratore simbolico e commerciale. Per Coldiretti, la tutela delle tradizioni e delle filiere agricole si intreccia così con le strategie industriali di un settore che vale decine di miliardi e rappresenta una delle principali voci dell’economia nazionale.

L’immagine è quella di un’Italia che mette a sistema cultura, qualità e industria: un mix che, anche nei momenti di tensione sui mercati internazionali, continua a confermarsi uno dei marchi più riconosciuti e desiderati al mondo.

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