Ue: il Piano europeo per l'industria non soddisfa Urso, che avanza le sue proposte

- di: Redazione
 
Il Piano europeo per l'industria è poco ambizioso, visto quel che dice di proporsi, e per questo l'Italia avanza quattro proposte per renderlo realmente efficace. Il ''contro-piano'' rispetto a quello europeo è quello che propone il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che, per promuoverlo a livello più ampio e più alto, lo presenterà nel corso di un giro di incontri con i colleghi di Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Romania e Grecia, Svezia, Portogallo, Croazia, Spagna, Austria e Cipro e, quindi, con il Commissario europeo Thierry Breton. Il giudizio del nostro Ministero è lapidario, quando afferma che la Comunicazione della Commissione europea è ''una base di partenza che può e deve essere migliorata, per diventare davvero efficace'', offrendo essa ''una prospettiva parziale del dibattito in corso sulla nuova politica industriale europea, come risposta alla sfida della competitività, sullo sfondo del duplice obiettivo della transizione verde e digitale''.

Ue: il Piano europeo per l'industria non soddisfa Urso, che avanza le sue proposte

Quale il primo ''suggerimento'' del Ministero delle Imprese e del Made in Italy? Innanzitutto ''occorre elevare il livello di ambizione, in particolare sul piano delle risorse''. Il documento di base si incentra ''solo sulle modalità che agevolino l’accesso delle imprese ai benefici fiscali, sulla semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato e sui nuovi indirizzi dei fondi esistenti verso le industrie clean-tech, fattori necessari ma non sufficienti per garantire l’efficacia dell’azione europea''. Peraltro non fa cenno a ulteriori o nuove risorse, rifacendosi solo a quelle del NextGenerationEu, del Programma Horizon su ricerca e innovazione, della politica di coesione e infine quelle dei programmi REPowerEU e InvestEU.

Una stoccata anche al fatto che il documento ''si limita a prendere nota dell’intenzione della Commissione di creare a medio termine un Fondo sovrano europeo strumentale al perseguimento della doppia transizione verde e digitale'', un concetto che merita la bacchettata del Ministero di Urso, secondo il quale è ''troppo poco anche rispetto a quanto preannunciato dai vertici delle istituzioni europee e allo stesso titolo della Comunicazione della Commissione''. Quindi un documento con poca ambizione, quando oggi ''più che mai è necessaria una politica europea, assertiva, competitiva e solidale''. La controproposta di Urso, per rendere il piano europeo per l'industria realmente rispondente alle esigenze e, quindi, efficace, poggia su quattro punti.
Il primo è quello di ''agire in una logica di 'pacchetto sull’industria', in linea peraltro con la posizione espressa dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel''.

Quindi, questo il secondo punto, occorre ''migliorare la proposta di revisione delle regole europee sugli aiuti di Stato per garantire un’effettiva ed efficace semplificazione e velocizzazione delle procedure, premessa necessaria per una reale competitività delle imprese europee''. Una cosa importante per i settori strategici, sui quali si misura la competitività globale. In tale contesto ''occorre garantire che non vi siano differenti potenzialità nell’utilizzo degli strumenti che di fatto favoriscano i paesi con maggior capacità fiscale, con il rischio di frammentare il Mercato Interno e di aumentare il divario socio economico tra Paesi e aree dell’Unione''. Il terzo punto riguarda la necessità di ribadire, con chiarezza, il principio di solidarietà, ''che è a fondamento della casa comune europea, sulla base dell’esperienza di successo del Programma SURE'' (che cerca di attutire gli effetti di una emergenza sul mercato del lavoro). Questo potrebbe consentire agli Stati membri ''l’accesso al credito a condizioni paritetiche, da utilizzare a beneficio delle imprese e quindi dell’occupazione nei settori chiave dell’economia, delle due transizioni (verde e digitale) e ai fini del perseguimento dell’autonomia strategica dell’UE''.
L'ultimo punto chiede di ''definire con chiarezza i settori da supportare e le modalità di finanziamento, funzionamento e le tempistiche di attivazione del Fondo sovrano europeo, assolutamente necessario per sostenere il sistema delle imprese in una logica di coesione e competitività''.
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