La manovra cambia pelle a pochi giorni dal traguardo finale. Il governo ha messo a punto un nuovo pacchetto da 3,5 miliardi di euro, confluito in un maxi emendamento che ridisegna alcune parti centrali della legge di Bilancio. Un intervento che punta a riequilibrare le priorità politiche e finanziarie del provvedimento, intervenendo su pensioni, Tfr, fondi e misure per le imprese, con l’obiettivo di chiudere l’iter parlamentare senza scossoni. Il calendario resta serrato: il voto finale al Senato è fissato per il 23 dicembre, mentre oggi si prosegue con l’esame e le votazioni in commissione Bilancio.
Manovra, il governo riscrive il testo: pacchetto da 3,5 miliardi tra pensioni, Tfr e sostegno alle imprese
Uno dei capitoli più delicati riguarda il sistema previdenziale. Il nuovo pacchetto introduce novità sulle pensioni, con aggiustamenti che incidono sull’utilizzo delle risorse e sull’assetto complessivo delle misure previste. All’interno dello stesso perimetro rientrano anche interventi sul Trattamento di fine rapporto, con modifiche che toccano il rapporto tra Tfr e fondi pensione, nel tentativo di rendere più coerente il quadro della previdenza complementare e di garantire maggiore stabilità nel medio periodo.
Fondi e coperture, l’equilibrio dei conti
Il maxi emendamento interviene anche sulla rimodulazione dei fondi, spostando risorse e ridefinendo alcune coperture finanziarie. L’operazione è mirata a mantenere l’equilibrio complessivo dei conti pubblici, evitando che le nuove misure incidano in modo eccessivo sul deficit. Una partita complessa, che si gioca sul filo dei saldi e che tiene insieme esigenze politiche e vincoli di finanza pubblica.
Il capitolo imprese
Ampio spazio viene riservato al sostegno alle imprese. L’impianto originario è stato rivisto, con una riscrittura delle misure destinate al sistema produttivo. L’obiettivo è concentrare le risorse su strumenti ritenuti più efficaci, in una fase economica segnata da rallentamento della crescita e incertezze sul fronte internazionale. Il governo punta a rafforzare gli interventi capaci di sostenere investimenti, liquidità e continuità aziendale.
Ponte sullo Stretto, fondi rimodulati
Nel nuovo assetto della manovra trovano spazio anche aggiustamenti sui fondi destinati al Ponte sullo Stretto. Le risorse vengono rimodulate, senza però mettere in discussione la centralità strategica dell’opera per l’esecutivo. Il dossier resta politicamente sensibile e continua a rappresentare uno dei simboli dell’agenda infrastrutturale del governo.
L’emendamento sull’oro di Bankitalia
Tra i punti più osservati c’è anche l’emendamento sull’oro di Bankitalia, riscritto da Fratelli d’Italia. Nel nuovo testo compare un riferimento esplicito all’Unione europea, una scelta che mira a rafforzare la tenuta giuridica della norma e a rispondere alle perplessità emerse nelle versioni precedenti, sia sul piano interno sia nei rapporti con le istituzioni comunitarie.
La corsa verso il voto finale
Oggi il lavoro prosegue in commissione Bilancio, dove il governo punta a blindare il testo prima dell’approdo in Aula. La strategia è quella di ridurre al minimo i margini di intervento parlamentare, per rispettare la tabella di marcia che porta al via libera definitivo entro il 23 dicembre. Un passaggio cruciale, che chiude una manovra costruita attraverso continui aggiustamenti.
Il segnale sul fronte industriale
Sul piano industriale, intanto, arriva un segnale che si intreccia con il clima della manovra. Ariston Group ha acquisito il 100% di Riello, riportando il gruppo in mani italiane. Un’operazione salutata dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha sottolineato come “dopo anni Riello torna in mani italiane”. Un passaggio che il governo legge come un rafforzamento delle filiere nazionali, mentre il Parlamento è impegnato a chiudere i conti pubblici per il prossimo anno.