L'Europa sta perdendo la guerra contro il riciclaggio

- di: Jean Aroche
 
I fallimenti che l'Europa sta collezionando nella lotta al riciclaggio di denaro hanno un costo di miliardi di euro ogni anno. È implacabile, nelle sue conclusioni, un rapporto della Corte dei conti europea, istituzione che ha sede in Lussemburgo e che sovrintende alla sana gestione finanziaria dell'Unione l'Europa. Nel rapporto la Corte dei conti dettaglia un elenco di carenze che farebbero perdere molti soldi ogni anno all'Europa.

Queste carenze possono essere sintetizzate nella debolezza della macchina dei controlli; nella frammentazione istituzionale; nell'insufficiente coordinamento tra i singoli organismi preposti alle verifiche. Tutto questo accade mentre la lotta per arginare il fenomeno del riciclaggio di denaro viene annunciata come prioritaria dagli Stati membri e, di contro, l'Unione europea non riesce a portarla avanti con sufficiente efficacia.

Il riciclaggio di denaro consente ancora ai criminali di approfittare della libera circolazione dei capitali e di distorcere le regole del mercato interno. O addirittura finanziare attività terroristiche.
Già nel 1991 l'UE ha cercato di dotarsi di strumenti per arginare il fenomeno del riciclaggio di denaro. Da allora le sue linee guida sono state aggiornate quattro volte ed è stata messa in atto una complessa impalcatura. Tuttavia, queste iniziative non hanno risolto un problema fondamentale: la loro attuazione dipende dai Paesi membri, ed è a questo livello che si individuano molte lacune. Conseguenza anche dei troppi vincoli burocratici che vanificano le intenzioni dei singoli Stati.

Nell'attuale organizzazione, le istituzioni europee preposte all'azione di contrasto del riciclaggio di denaro sono: la Commissione di Bruxelles (che definisce la politica da seguire e deve monitorare il recepimento di queste direttive); l'Autorità bancaria europea (il cui mandato è stato rafforzato lo scorso anno); la Banca centrale europea (che agisce nell'ambito della sua missione di vigilanza del settore bancario e deve condividere le informazioni con gli organismi di vigilanza nazionali); Europol (che dovrebbe fornire dati alle altre istituzioni); il Servizio europeo per l'azione esterna (che dovrebbe fornire informazioni sulla situazione nei "Paesi terzi", quelli al di fuori dell'Unione e e quindi contribuire alla valutazione dei rischi posti da questi ultimi).
L'auspicio formulato da più parti è che si giunga all'istituzione di un'unica autorità di vigilanza, sul modello americano del Financial Crime Enforcement Network.
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