Bruxelles: "Ue potrebbe non raggiungere i suoi obiettivi di riciclo degli imballaggi in plastica"

- di: Barbara Leone
 

A quattro anni dall’istituzione del Fondo nazionale per l’efficienza energetica, solo 2,8 milioni di euro, sui 310 stanziati, sono stati erogati per il finanziamento di progetti di efficientamento o di riduzione dei consumi di energia, con un risparmio energetico conseguito di 11.000 Tonnellate equivalenti di petrolio (Tep), a fronte dei 15,5 milioni indicati al 2020 come uno degli obiettivi nazionali raggiungibili con il concorso di tutte le misure adottate nel settore. E’ quanto evidenzia la Corte dei conti nell’analisi, approvata con Delibera n. 26/2023/CCC, che i magistrati del Collegio del controllo concomitante hanno condotto sulla gestione delle risorse destinate al “Fondo Nazionale per l’efficienza energetica”, istituito presso il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con la gestione di Invitalia. La bassa performance registrata dal Fondo è strettamente legata alla sua scarsa attrattività, rilevano i giudici contabili. Molte aree geografiche, infatti (quasi tutto il centro-Italia), dimostrano poco interesse per la misura e, nei casi di Veneto, Puglia e Sardegna, l’interesse si mostra del tutto assente, vista l’assoluta mancanza di richieste avanzate da imprese e pubbliche amministrazioni per la concessione di garanzie. Le raccomandazioni indirizzate al MASE dalla Corte si sono incentrate su un adeguato programma di interventi che assicuri pubblicità al Fondo e sull’eventuale spostamento di tutte le risorse destinate alla concessione di garanzie verso i soli finanziamenti a tasso agevolato.

Corte dei conti: "Poche richieste per Fondo nazionale efficienza energetica"

Da un’altra analisi, questa volta della Corte dei conti Ue, emerge invece che sempre in tema sostenibilità l’Unione Europea potrebbe non raggiungere i suoi obiettivi di riciclo degli imballaggi in plastica. Gli esperti che mettono periodicamente sotto la lente di ingrandimento le politiche comunitarie, sono preoccupati. Parlano di “rischio significativo” di fallimento dei target per il 2025 (50%) e il 2030 (55%). Gli imballaggi, dai vasetti di yogurt alle bottiglie d’acqua, rappresentano circa il 40% della plastica utilizzata in UE e oltre il 60% dei rifiuti di plastica generati. Il packaging di plastica è la tipologia di imballaggio con il tasso di riciclo più basso. L’analisi della Corte ha inoltre evidenziato la dipendenza degli stati membri da Paesi extra-Ue per la gestione di questi rifiuti. Nel 2020, infatti, quasi un terzo degli imballaggi in plastica dichiarati riciclati sono stati spediti fuori dai confini dell’Unione. Grazie a norme più rigorose stabilite dalla Convenzione di Basilea, la maggior parte di questo traffico internazionale è vietato da gennaio 2021. Così, ora siamo alle prese con la mancanza di capacità di trattamento dei rifiuti all’interno dei confini europei. Di qui l’avvertimento dell’organismo di controllo, che vede un pericolo di fallimento degli obiettivi di riciclo.

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