Sotto Roma, la città che riemerge
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Roma non smette mai di sorprendere, soprattutto quando scende sottoterra. Le nuove fermate della Metro C, Colosseo e Porta Metronia, inaugurate dopo dodici anni di lavori, raccontano una storia che i romani conoscono bene: ogni scavo è una scommessa, ogni cantiere un incontro ravvicinato con il passato.
Sotto Roma, la città che riemerge
Il nuovo tratto collega San Giovanni a via dei Fori Imperiali. Quattro chilometri appena, ma sufficienti a riaprire un capitolo antico della città. I cantieri si sono allungati perché, scavando, Roma ha fatto Roma: ha restituito domus affrescate, pozzi repubblicani, ambienti termali, strutture militari. Non ostacoli, ma presenze con cui fare i conti.
Fermate che non sono solo fermate
Colosseo e Porta Metronia non sono stazioni qualunque. Sono archeostazioni, spazi in cui si viaggia e si guarda. Alla fermata Colosseo, a circa venti metri di profondità, i passeggeri incrociano i resti di una domus imperiale, ventotto pozzi di età repubblicana, un balneum tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. E poi quel dettaglio che colpisce tutti: il Colosseo che appare dal basso, quasi all’improvviso, lungo il corridoio di collegamento con la linea B.
Porta Metronia e la Roma dei soldati
A Porta Metronia la scoperta è diversa, più concreta: la Domus del Comandante e la casa del centurione, ex caserme romane della prima metà del II secolo d.C. I mosaici sono già visibili, mentre un museo vero e proprio aprirà più avanti, probabilmente nella primavera del 2026. Roma Capitale parla di valorizzazione progressiva, parola chiave quando si ha a che fare con un patrimonio che non finisce mai.
Scavare senza fermarsi
Per tenere insieme costruzione e archeologia è stata utilizzata la tecnica del “top-down archeologico”: si scava dall’alto verso il basso, garantendo stabilità e continuità delle indagini. È il compromesso romano per eccellenza: andare avanti senza cancellare ciò che emerge.
Una lezione silenziosa
Il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato di orgoglio del saper fare italiano, il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha ricordato che l’archeologia non è nemica dello sviluppo. Al di là delle dichiarazioni, restano le immagini quotidiane: pendolari che aspettano il treno accanto a muri di duemila anni fa, turisti che scoprono un museo senza cercarlo.
E adesso si aspetta ancora
Ora lo sguardo va avanti, come sempre: Piazza Venezia è il prossimo approdo, poi Clodio e la Farnesina, passando dal MAXXI e dall’Auditorium. Tempi lunghi, forse lunghissimi. Ma Roma funziona così. Costruisce, si ferma, ascolta ciò che riemerge. E poi riparte, portandosi dietro, ancora una volta, tutta la sua storia.