Ma questo Ceto Medio, quasi del tutto ormai un “Caro Estinto”, non sarà il vero problema del nostro tempo decadente?

- di: Stefania Assogna
 
Con l’inizio imminente delle scuole, viene da pensare alla didattica, ai banchi con le rotelle un po’ scomodi, agli insegnanti sempre più demotivati, e ora anche divisi e schierati pro o contro il Green Pass; viene da pensare agli studenti, sempre più in balia degli umori del momento di chi decide le cose, tra Dad e presenza, vaccino si o no, e intanto, giusto o no che sia, privati non solo della serena continuità e certezza nell’utilizzo di strumenti di conoscenza reali, come poter liberamente frequentare biblioteche, girare per musei, i siti archeologici o semplicemente fare viaggi nelle grandi capitali del mondo per conoscerne da vicino la storia ma anche della loro socialità. 

Una socialità necessaria adolescenziale, che mai come oggi per loro è piena di condizioni, di paletti, di limiti, una socialità che mai, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, una intera generazione di adolescenti ha vissuto in un modo che di fatto li sta condizionando e proprio nell’età più bella, che dovrebbe essere ricordata come la più spensierata.

E viene in mente anche lo sfogo che un’insegnante ha affidato nella lettera di accusa, diventata virale, in cui dà la colpa di una decadenza culturale alla Tv “spazzatura” dei programmi trash, e che di fatto suggerisce che non aiuta in questo periodo in cui i nostri ragazzi guardano la tv non potendo fare molto altro durante i lockdown. L’insegnante accusa nello specifico la tv berlusconiana a cui tutte le altre reti si sono poi adeguate. E che dire di certe serie Tv violente? 

Ma è solo colpa della tv? E la famiglia dove stava nel frattempo? Dov’è finito il dialogo, la complicità tra genitori e figli? Dov’è finito quel nucleo inteso anche come roccaforte inespugnabile da parte di ciascun nemico, chiunque esso sia, ovunque si nasconda? Quante volte nel nucleo la tv è stata spenta, per fare altro, magari anche una semplice partita a Scarabeo?

La sopravvivenza per arrivare a fine mese, cercando di poter anche vivere oltre che sopravvivere non lascia molto spazio, oggi si lavora in due, e spesso non è abbastanza e si arrotonda utilizzando anche quel piccolo spazio di tempo libero, che doveva essere esclusivamente dedicato ai nostri figli. Quando un figlio inizia ad avere i suoi 15/16 anni, lo si considera adulto, inizia ad essere indipendente, autonomo, gli si dà fiducia, e questo va benissimo, ma qualche volta lui, colma le lacune di quello che nessuno gli ha mai spiegato come può, affidandosi ai social, alla tv, agli amici…e qualche volta si perde. Leggo di bande che si danno appuntamento per darsene di santa ragione, apprendo di droghe sintetiche vendute a pochi euro; di ragazzi ricoverati in “coma etilico” e non solo in Italia ma nel mondo intero si parla di baby-gang; baby-prostitute; e in certi luoghi del mondo di baby- Kamikaze e terroristi. 
Il mondo è come impazzito e oltre a tutto il resto mostra sempre più insistentemente l’esistenza un “universo baby” da film horror di fantascienza, come un mix mefistofelico delle peggiori mostruosità create dagli adulti.  

Il danno della tv commerciale degli anni ‘80 io penso che sia solo la punta dell’iceberg di questa decadenza socio-culturale che solo un ipocrita, può dire di non ritenere reale.  In realtà è come se volutamente o no, ci sia stata un’opera sistematica per impoverire culturalmente le masse, partita da più fronti. La scuola di oggi, ad esempio che tipo di scuola è? Chi sono i ragazzi dopo il liceo? Che certezze hanno? Cosa hanno imparato dalle valutazioni di volta in volta ricevute? 

E chi sono i nuovi “intellettuali” di riferimento del nostro tempo? sono oggettivamente all’altezza dei Sartre, dei Camus, o i nostri Calvino, Pasolini, Prezzolini, e tanti altri, che da sinistra a destra ispiravano con le loro riflessioni, e a cui oggi sembrano contrapporsi in pochi e oggettivamente con meno appeal di contenuti? 

E poi, colpire il nucleo familiare minimizzandolo con genitore 1 e 2, togliendo spessore al valore di “madre” e “padre”, è giusto?  Specifico a tal proposito che per logica il concetto di “padre” “madre” e “famiglia”, può essere inteso benissimo come “no gender” , senza essere svuotato della certezza di “faro-guida” imprescindibile, questo per il semplice fatto che ci si può sentire madre o padre, sia se gay che etero, in base al proprio “approccio genitoriale” che con il genere biologico non ci entra nulla; ogni genitore è più protettivo-materno o più protettivo-paterno, a secondo di  come si pone, nulla di nuovo è così in ogni coppia etero quindi perché non dovrebbe essere lo stesso per una coppia gay? Ti senti “madre”? Sei una madre. Ti senti “padre”? Sei un padre. Per cui, non vedo la necessità di “abolire” il concetto di “madre” e “padre” “famiglia” perché per togliere una convenzione in realtà se ne crea solo un’altra. 

E poi il contributo più pesante lo sta dando la progressiva estinzione del ceto medio

Il ceto medio è il simbolo di quella piccola borghesia impiegatizia, sorta con il boom economico tanto disprezzata perché votava Democrazia Cristiana, che però aveva valori semplici, spendeva nel superfluo perché guadagnava bene, facendo girare l’economia, con le sue settimane bianche d’inverno e le vacanze al mare d’estate; che mediamente metteva al mondo due figli, ritenendosi fortunata nell’avere “il maschietto e la femminuccia”; che nonostante il mutuo, riusciva a permettersi l’abbonamento a teatro, nel circolo sportivo, allo stadio; quel ceto medio che aveva l’abitudine dei pranzi della domenica, col vestito “buono”,  insieme ai nonni, con “le pastarelle” comprate uscendo dalla messa di mezzogiorno; quel ceto medio che per cambiare canale Tv doveva alzarsi dal divano, perché il telecomando non esisteva che fine ha fatto? .
 
Il ceto medio educava i figli in un certo modo “borghese” indirizzandoli secondo un solco tradizionale, creando una continuità tra passato e presente fatto di abitudini, viziandoli un po’ ma esigendo in cambio modi educati e risultati scolastici. Non era necessario lavorare in due, la donna era libera di lavorare ma non era tenuta a farlo per “necessità”, la distribuzione dei ruoli c’era, ma non era “un dogma” come vogliono far credere, il nucleo era sinergico.  
Oggi, noi che siamo i figli di quel ceto medio siamo chiamati “boomers” con disprezzo eppure non eravamo razzisti, amavamo le parole di Martin Luther King, amavamo il Fluid di David Bowie, Elton John, Freddie Mercury, li abbiamo resi grandi noi, applaudendoli, e non quelli che oggi hanno 18/20 anni e lo abbiamo fatto anche se ci alzavamo in piedi quando entrava in classe il professore o il preside, lasciavamo il posto a sedere in autobus agli anziani e guai se alle 20 non eravamo seduti tutti insieme a tavola.

E allora viene da chiedersi, ma in questa società, così evoluta, finalmente libera dalle convenzioni, sempre in tuta e ciabatte, senza più giacca e cravatta, in jeans anche in ufficio, senza più limiti e regole, con tanta scelta televisiva, i media ormai anche digitali, la comunicazione social, internet, cosa non sta funzionando? Cosa è andato storto se oggi peraltro le donne lavorano, tanto e bene, ma sono pagate meno, e sulla parità di genere ancora siamo rimasti quasi al periodo post bellico? Ma è veramente tutta colpa solo del “berlusconismo” televisivo?      
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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