Trump annuncia l'intesa commerciale con il Giappone, dazi al 15%
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Il presidente Donald Trump ha annunciato con entusiasmo quello che ha definito “l’accordo forse più importante mai fatto” tra Stati Uniti e Giappone. Si tratta di un’intesa commerciale bilaterale che, oltre a introdurre dazi doganali al 15%, prevede un massiccio investimento da parte di Tokyo nel tessuto economico americano: 550 miliardi di dollari. La portata dell’annuncio non è solo numerica ma simbolica, perché arriva in una fase in cui Washington intende rafforzare i legami con i partner asiatici storici, in un quadro di ridefinizione delle catene produttive globali. L’accordo esclude espressamente le spese per la difesa, segno della volontà di separare l’ambito militare da quello economico in un equilibrio di cooperazione più marcato.
Trump annuncia l'intesa commerciale con il Giappone, dazi al 15%
Non si è fatta attendere la reazione delle borse giapponesi, dove i titoli delle principali case automobilistiche, Toyota, Honda e Nissan, hanno registrato un’immediata impennata. Gli investitori hanno accolto con favore l’intesa, interpretandola come un chiaro segnale di stabilità nei rapporti commerciali tra due delle maggiori potenze mondiali. Le aziende giapponesi si aspettano una semplificazione delle procedure doganali e una maggiore facilità di accesso al mercato americano, soprattutto in settori cruciali come l’automotive, l’elettronica e l’intelligenza artificiale. Il governo nipponico, da parte sua, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali ma ha fatto trapelare un cauto ottimismo per i benefici reciproci derivanti dall’accordo.
La strategia economica americana nel contesto globale
L’intesa si inserisce nel quadro più ampio della politica economica di Trump, che mira a rafforzare la centralità degli Stati Uniti nei flussi commerciali mondiali, puntando su accordi bilaterali invece che multilaterali. Questo approccio consente a Washington di negoziare da una posizione di forza, cercando di ottenere condizioni più vantaggiose per i propri interessi nazionali. L’accordo con Tokyo arriva dopo mesi di trattative e rappresenta un segnale chiaro anche alla Cina, con cui le relazioni economiche rimangono tese. Trump intende mostrare che un modello di cooperazione tra economie avanzate, fondata sulla reciprocità e sulla fiducia, è possibile e produce risultati concreti in termini occupazionali e di investimenti.
Occupazione, industria e prospettive per il manifatturiero americano
Uno degli obiettivi principali dell’accordo è la creazione di migliaia di posti di lavoro negli Stati Uniti. Le aziende giapponesi che investiranno in territorio americano potranno beneficiare di condizioni favorevoli, a patto di generare occupazione diretta. Si parla di nuove fabbriche negli Stati del Midwest, centri di ricerca in California e investimenti infrastrutturali lungo la costa Est. Il ritorno di fiducia verso il manifatturiero americano rappresenta un punto centrale nella retorica economica di Trump, che ha più volte ribadito la volontà di riportare negli USA settori produttivi delocalizzati da decenni. Il presidente ha anche sottolineato l’importanza di creare nuove opportunità per i giovani americani, valorizzando la formazione tecnica e professionale nei settori collegati alla meccanica, alla robotica e alla chimica industriale.
Verso una ridefinizione degli equilibri asiatici
L’accordo rappresenta anche una mossa strategica per rafforzare l’asse tra Washington e Tokyo in chiave di contenimento rispetto all’influenza cinese nella regione Indo-Pacifica. Negli ultimi anni il Giappone ha rafforzato il proprio profilo geopolitico, investendo in sicurezza e cooperazione economica con i paesi dell’area. Gli Stati Uniti, dal canto loro, vedono nel Giappone un partner solido e affidabile, capace di sostenere una politica commerciale ed energetica coerente con gli interessi dell’Alleanza occidentale. È probabile che l’intesa commerciale sia solo il primo passo di una serie di accordi più ampi, che potrebbero includere anche tematiche ambientali, digitali e tecnologiche.