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Trump all’attacco dei big tech: “Ora mi baciano il c…” Frase choc davanti agli studenti, polemica negli Usa

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Trump all’attacco dei big tech: “Ora mi baciano il c…” Frase choc davanti agli studenti, polemica negli Usa
Durante un intervento all’Università dell’Alabama, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha pronunciato una frase che ha suscitato reazioni immediate, dentro e fuori il mondo politico. Parlando del cambiamento nei rapporti con i giganti della tecnologia, ha affermato: “Mi odiavano durante il mio primo mandato. Ma ora, sapete, tutti quanti mi stanno leccando il culo. È incredibile”. L’affermazione, accolta con risate da parte di alcuni studenti, ha sollevato però critiche feroci da parte di esponenti democratici e osservatori dei media, che accusano il presidente di scadere sistematicamente nel linguaggio triviale anche in contesti pubblici e istituzionali.

Trump all’attacco dei big tech: “Ora mi baciano il c…” Frase choc davanti agli studenti, polemica negli Usa

Non è la prima volta che Trump utilizza quell’espressione. Solo poche settimane fa, durante un evento del Partito Repubblicano, il presidente si era lasciato andare alla stessa formula, riferendosi in quel caso ai Paesi colpiti dai dazi americani: “Prima si lamentavano, ora mi baciano il c…”. In entrambi i casi, il riferimento è a una presunta inversione nei rapporti di forza: secondo Trump, chi prima lo osteggiava – nell’industria o nelle relazioni internazionali – oggi sarebbe costretto a cedere e a corteggiarlo. Il linguaggio scelto, tuttavia, fa parte di una strategia comunicativa che punta a consolidare l’identificazione popolare, ma che esaspera il livello dello scontro pubblico.

Tecnologia e potere: rapporti in evoluzione


Il riferimento ai Ceo del settore tech non è casuale. Durante il primo mandato, Trump ha avuto rapporti difficili con colossi come Apple, Amazon, Google e Meta, accusati di censura nei confronti dei contenuti conservatori e di parzialità algoritmica. Negli ultimi mesi, però, la tensione sembra essersi allentata, anche per effetto dei nuovi equilibri normativi imposti dalla Corte Suprema e dalle agenzie di regolazione federali. Alcuni dirigenti, pur non allineandosi politicamente, hanno avviato un dialogo pragmatico con l’amministrazione, soprattutto su temi come intelligenza artificiale, cybersicurezza e infrastrutture digitali. Trump, tuttavia, continua a interpretare il confronto con il settore come una sfida personale, caricandolo di retorica e semplificazione.

Polemiche politiche e reazioni a catena

Le reazioni alla dichiarazione non si sono fatte attendere. La deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha definito “degradante” l’uso di simili espressioni davanti a studenti universitari, sottolineando la necessità di “ripristinare il decoro nel linguaggio politico americano”. Altri esponenti democratici hanno ironizzato sulla presunta forza di Trump nei confronti delle big tech, ricordando le inchieste antitrust tuttora in corso contro diversi gruppi tecnologici, e l’assenza di riforme strutturali sulla regolazione della rete. Anche alcuni senatori repubblicani, pur non criticando apertamente il presidente, hanno preferito prendere le distanze, parlando di “linguaggio inopportuno in un’aula universitaria”.

Una campagna che punta sulla rottura permanente


L’uscita di Trump si inserisce in una strategia ormai consolidata: rompere continuamente il codice del linguaggio politico tradizionale, per rinsaldare il legame con la base elettorale e ridicolizzare le élite. Una tattica che da anni gli garantisce una tenuta mediatica costante, anche a costo di provocare scandali o reazioni indignate. Se da un lato questa retorica accentuata sembra rafforzare la sua leadership interna al Partito Repubblicano, dall’altro rischia di erodere ulteriormente la credibilità dell’istituzione presidenziale presso l’opinione pubblica moderata. Ma per Trump, il messaggio è chiaro: più che rassicurare, preferisce scuotere.
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