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Transizione 5.0, decreto e scadenza al 27 novembre

- di: Marta Giannoni
 
Transizione 5.0, decreto e scadenza al 27 novembre

Il governo accelera, le imprese chiedono più tempo per investire.

(Foto: il consiglio dei ministri).

Il via libera del Consiglio dei ministri al decreto sulla Transizione 5.0 mette fine allo stallo delle ultime settimane e riapre il percorso degli incentivi per l’innovazione e l’efficienza energetica. Il governo ha deciso di fissare al 27 novembre la chiusura della piattaforma per le domande, scelta che non placa del tutto le preoccupazioni del mondo produttivo, che spinge per un’estensione fino a fine anno.

Cosa prevede il piano

La misura sostiene gli investimenti che migliorano i processi produttivi attraverso tecnologie digitali e riduzione dei consumi energetici. Il meccanismo centrale resta il credito d’imposta, calibrato su obiettivi misurabili di efficientamento. Le imprese coinvolte sono quelle che programmano interventi tra il 2024 e il 2025, con un’attenzione crescente a digitalizzazione, automazione avanzata e risparmio di energia.

Perché il governo ha anticipato la scadenza

Nel confronto con le associazioni d’impresa, il ministro Adolfo Urso ha spiegato che il decreto serve a garantire l’accesso agli incentivi a chi ha già presentato domanda e a chi è pronto a completarla. L’esecutivo punta a ottenere entro metà dicembre una fotografia precisa dei fabbisogni, così da pianificare le risorse in vista della ripartenza del piano dal prossimo gennaio con la Nuova Transizione 5.0.

La scelta del termine anticipato nasce dalla necessità di chiudere rapidamente la ricognizione, dopo l’esaurimento delle risorse che aveva congelato la misura. Le imprese, però, giudicano il calendario estremamente stretto.

I malumori delle imprese

Le posizioni delle associazioni sono variegate ma accomunate da un elemento: la richiesta di dare più respiro agli investimenti. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha sottolineato che il 27 novembre è un limite troppo vicino per completare pratiche complesse, invitando l’esecutivo a considerare la data del 31 dicembre per garantire continuità.

Apprezzamento arriva anche dal mondo agricolo, che vede nel decreto un passo utile a salvaguardare i progetti già avviati. Confcommercio, pur giudicando positivo il tentativo di recuperare tutte le domande pendenti, considera lo stop al 27 novembre un vincolo severo, legato ai tempi rigidi del Pnrr.

Cna esprime un giudizio in chiaroscuro: riconosce l’impegno del governo nel tutelare chi ha inoltrato le richieste dopo il 7 novembre, ma non nasconde il rammarico per la scelta di anticipare la scadenza, che di fatto accorcia la finestra utile per migliaia di piccole e medie imprese.

Una posta in gioco miliardaria

La dotazione complessiva del piano per il biennio supera i sei miliardi di euro. Gli incentivi riguardano macchinari, software, sistemi energetici evoluti e interventi che dimostrino una riduzione concreta dei consumi, almeno del 3% sull’impianto generale o del 5% sul processo interessato. Un obiettivo che molte realtà produttive stanno già pianificando da mesi.

La paura diffusa è che una chiusura anticipata lasci fuori una parte consistente del tessuto produttivo, indebolendo i programmi di rinnovamento che proprio la Transizione 5.0 avrebbe dovuto accelerare. La questione è particolarmente sentita nelle filiere ad alta intensità energetica, che vedono nel piano un’occasione chiave per rendere più competitive le linee produttive.

Dal 2026 una nuova fase

Il governo ha annunciato che dal 1° gennaio entrerà in vigore la Nuova Transizione 5.0, ridefinita attraverso un emendamento alla legge di Bilancio. Le imprese attendono dettagli su criteri, aliquote e soglie di accesso: per molte di loro il passaggio tra le due fasi rischia di generare un vuoto temporaneo, con ricadute sugli investimenti già programmati.

Incertezze da sciogliere

Il decreto rappresenta un segnale di attenzione verso chi investe in innovazione, ma porta con sé incertezze che il governo dovrà sciogliere nelle prossime settimane. L’anticipo della scadenza al 27 novembre spinge le imprese a correre contro il tempo, mentre il mondo produttivo chiede una visione più stabile, capace di rafforzare la fiducia e dare continuità agli investimenti. Come ricordato da più parti, la Transizione 5.0 non è solo un incentivo: è una scommessa sulla modernizzazione dell’economia italiana.

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