TIM: lo stridente contrasto tra la realtà e l'immagine che l'azienda dà di sé

- di: Redazione
 
Come la rocca di Gibilterra, TIM sembra in grado di resistere a tutto, dalle turbolenze societarie, alle incertezze sul suo futuro, alle manovre americane (al momento solo di forma e non di sostanza), ai forti scuotimenti che la sua immagine registra, quotidianamente, nella considerazione dei suoi ancora tanti clienti/utenti italiani. Per chi non è addentro alle segrete cose, le manovre che si intrecciano su TIM e le sue prospettive rimangono chiarissime come un testo esoterico scritto in aramaico. Le tanti voci che freneticamente si rincorrono rimandano ad un quadro non rassicurante, vuoi per le contingenze economiche generali, ma forse soprattutto per gli errori di chi doveva solo fare andare placidamente la corazzata TIM, con leggeri colpetti al timone, e invece, sentendosi Horatio Nelson, ha cercato di invertire la rotta, andando verso acque basse dove la nave si è poi incagliata.

Continua il gap fra la realtà di TIM e l'immagine che l'azienda dà di sé

Un nome su tutti (anche se le decisioni che ha preso sono state corroborate dall'assenso dei suoi collaboratori) è quello di Luigi Gubitosi, che da poco ha lasciato la carica di amministratore delegato dopo tre anni, pur restando ancora nel board dell'azienda.
Da mesi, l'ex ad era nel mirino dei critici, ai quali si è accodato, nelle ultime ore, anche il suo predecessore, Amos Genish (nella foto), che, in un'intervista, ha perfidamente ricordato che ''in tre anni Gubitosi ha perso il 20% dei ricavi e il 60% degli utili, per non parlare di come è salita la leva e crollato il titolo''.

Basta così?
Nemmeno per sogno perché Genish ha aggiunto: ''Gubitosi ha perso la fiducia del cda dopo che non ha portato i risultati in tutti i settori e ultimamente anche per il contratto di DAZN. Il mix tra sport e offerta digitale è corretto, ma l’accordo finanziario è sbagliato. Conosco i vertici di DAZN, e ora che c’è un nuovo management sono certo che si siederanno a un tavolo per rinegoziare su altre basi i termini dell’accordo''.
Una situazione del genere qualche considerazione l'avrebbe dovuta pure ingenerare in chi in TIM ancora decide, in attesa che a Pietro Labriola possano essere accreditate nuove (e si spera capaci di ''recuperare'' in termini di immagine, rispetto al recente passato) iniziative. Perché è abbastanza straniante vedere che una azienda come TIM continui a mostrarsi, in termini di comunicazione, come forse non è più, accreditandosi di successi e proposte che fanno a pugni con la realtà delle cose.

Vantare un rapporto con la clientela che, negli ultimi anni, si è sfilacciato sino alla rottura è certo conseguenza di campagne di comunicazione decise da tempo - e che quindi devono andare avanti nel rispetto di contratti sottoscritti -. Ma il loro impatto è ''anomalo'' perché suona maestoso come un'orchestra sinfonica, quando invece dovrebbe usare un semplice strumento, senza continuare e vantarsi per posizioni che non si detengono più.

Anche perché leggere la missiva che Gubitosi ha indirizzato ai dipendenti TIM appare surreale, quasi che quanto è accaduto e continua ad accadere sia solo uno scherzo della mente. ''Ho scoperto sin dai primi giorni" - ha scritto Gubitosi - "un'azienda con grandi professionalità e competenze preziose, ricca di tecnologia, innovazione e spirito di servizio verso i clienti e il Paese, ma anche stanca per le numerose vicende societarie e i tanti cambiamenti di governance che, come testimoniano le vicende più recenti, si susseguono ancora con troppa frequenza". Gubitosi ha poi rivendicato di avere ''cercato di risvegliare l'orgoglio e il senso di appartenenza di TIM e credo di esserci riuscito. Prova ne sono i risultati in forte crescita di anno in anno dell'engagement survey, che misura il livello di soddisfazione delle persone di TIM per il proprio lavoro. Li vedrete crescere, ancora una volta, crescere, ancora una volta, anche nella rilevazione del 2021.

Manca solo il riferimento ai ''resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo'' che ''risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza'' e la somiglianza con il Bollettino della Vittoria di Armando Diaz sarebbe stata palese.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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