Luca Gentile (Takeda Ita): "Le partnership pubblico-private di valore per superare le carenze dell'Italia"

- di: Redazione
 
Il cambiamento del settore degli Affari istituzionali dettato dal nuovo ecosistema digitale, i rischi da cui guardarsi e le opportunità da cogliere, le competenze necessarie (comprese quelle psicologiche), l’evoluzione prevedibile di questo ruolo cruciale, le sfide e i cambiamenti dettati dalla pandemia da Covid-19. Faccia a faccia con Luca Gentile, Public Affairs, Patient Advocacy & Communication Director di Takeda Italia.

Intervista a Luca Gentile, Public Affairs, Patient Advocacy & Communication Director di Takeda Ita

Dottor Gentile, lei è direttore Affari istituzionali e Comunicazione di Takeda Italia. Nel primo campo, gli Affari istituzionali, gli interlocutori sono selezionati, in un rapporto quasi personale, nel secondo invece il comunicatore ha una platea virtuale molto ampia affinché il suo messaggio raggiunga quanti più soggetti sensibili. E però sono anche due mondi che interagiscono. Una situazione che fa venire in mente la famosa definizione ‘convergenze parallele’. È così?
Lei ha ragione, perché ogni interlocutore ha i propri interessi ed obiettivi. Il ruolo richiede una specifica focalizzazione sull’audience di ogni relazione e comunicazione e, nell’insieme, una grande attenzione per i mutamenti e le interrelazioni tra gli operatori regolatori e di business. A livello istituzionale l’obiettivo è quello di difendere, sostenere e sottolineare una capacità di servizio, come quella di Takeda, che si mette certamente a disposizione di una comunità, quella della salute in Italia.

Digitale, intelligenza artificiale, sostenibilità, convergenza del mondo di servizi. Quanto e come tutto ciò sta cambiando l’attività nel campo degli Affari istituzionali? Che impatto ha questo mutamento nei confronti dei propri stakeholder? Inoltre, rispetto al passato la platea degli stakeholder si è ampliata per chi opera in questo settore?
Nel contesto italiano, stimolato anche dal PNRR e dalle sfide che la pandemia ha messo ben in mostra, Takeda vuole promuovere un miglioramento facendo leva su tecnologia, telemedicina, competenze, capacità industriali. La nostra azienda partecipa alle riflessioni su un nuovo modello verso cui deve tendere la sanità italiana del futuro. In questo senso si è allargata la platea di coloro che vogliamo coinvolgere.
Ci sono messaggi che consegniamo ad un pubblico sempre più variegato. I temi all’ordine del giorno sono le cure personalizzate e l’assistenza decentralizzata, con valorizzazione del territorio. E una forte cabina di regia centrale è fondamentale. È quindi necessario instaurare un dialogo tra le Autorità Regolatorie, le Istituzioni, le Associazioni dei Pazienti, le Società Scientifiche, le aziende farmaceutiche, che si basi sulla concomitanza di interessi e su valori condivisi.

È stato nominato Public Affairs, Patient Advocacy and Communication Director di Takeda Italia nell’aprile 2020, nel pieno della pandemia. La pandemia ha cambiato, visto anche che Takeda è un Gruppo biofarmaceutico globale e leader di settore che collabora con gli operatori sanitari e le Istituzioni per consentire l’accesso a farmaci innovativi, la sua attività nel campo degli Affari istituzionali e il rapporto con gli stakeholder? E a livello di strategia di comunicazione?

Come in gran parte delle aree di mercato, il Covid è stato come un “game changer”. Nell’industria farmaceutica la pandemia ha attivato un’accelerazione soprattutto negli investimenti dedicati ad un maggiore uso della tecnologia per la cura dei pazienti, iniziato con soluzioni “semplici”, come la ricetta dematerializzata elettronica e le visite ai pazienti da remoto. Il nostro compito è anche quello di mostrare alla PA degli esempi virtuosi, da cui prendere spunto per migliorare l’intero “sistema salute Italia”. Takeda ha aperto alcuni “laboratori” per testare progetti pilota che possano suggerire nuove soluzioni e per ripensare la medicina di territorio. È diventato pertanto di enorme importanza il dialogo con le istituzioni locali, con le strutture ospedaliere. Ed anche la Comunicazione tradizionale è stata necessariamente sostenuta da quella digitale. La comunicazione si è avvalsa, infatti, maggiormente dei canali social, dei talk, degli appuntamenti virtuali e degli strumenti innovativi di comunicazione da remoto, che affiancandosi a quelli classici, hanno avvicinato e consolidato i rapporti tra gli stakeholders.

Cosa a suo parere insegna, sia per quanto riguarda il campo dei Public Affairs che per quello della comunicazione, la crisi del Covid-19? Quali caratteri negativi potrà lasciare e quali possibilità ha aperto per il futuro anche nelle relazioni istituzionali?
Il sistema sanitario, come quello sociale ed economico, durante la pandemia è andato sotto stress e ci sono stati pazienti che non hanno ottenuto le cure di cui avevano bisogno. Questo gap è assolutamente da evitare attraverso investimenti mirati e strutturali nel sistema sanitario.
Oggi è più chiaro alle Istituzioni che per poter rispondere in modo concreto e rapido ai bisogni di cura occorre investire in innovazione e ricerca, ottimizzando le risorse a disposizione e creando sistemi più efficaci ed efficienti.

Il campo delle relazioni istituzionali è anche il campo dei rapporti diretti, personali. Avere la capacità di conoscere la ‘psicologia’ delle persone appare fondamentale in questa attività. Di quali caratteristiche piscologiche deve essere dotato – o deve provare a dotarsi - un responsabile di relazioni istituzionali del suo livello?

In tutti i lavori di relazione penso sia centrale la capacità di ascolto, il saper comprendere i bisogni dell’interlocutore. Che poi è anche il compito che un’azienda farmaceutica globale come Takeda si dà anche nei confronti dei pazienti e dei propri dipendenti.

Takeda Italia, afferma il Gruppo, ‘contribuisce ai piani di sviluppo internazionale grazie a un network produttivo d’eccellenza, specializzato nella lavorazione del plasma, nonché all’impegno al fianco delle Associazioni di pazienti, a partnership di valore con le Istituzioni, allo sviluppo di piattaforme digitali e di servizi domiciliari innovativi’. Per restare alle relazioni istituzionali, come si costruisce e si realizza una partnership ‘di valore’?
In Takeda riteniamo che la creazione e lo sviluppo di partnership con istituzioni - locali e nazionali - ospedali e Associazioni Pazienti siano fondamentali per operare nel miglior modo possibile a fianco del Sistema Paese. Si cresce attraverso la collaborazione. A livello industriale, Takeda annovera in Italia due stabilimenti - a Rieti e a Pisa - che hanno una rilevanza strategica non solo a livello nazionale ma globale. In questi stabilimenti, che da un anno sono diventati partner del sistema di raccolta del plasma di 5 Regioni Italiane, ci occupiamo della raccolta e della trasformazione dei farmaci plasmaderivati - fondamentali per curare alcune patologie rare. A livello Istituzionale, inoltre, lavoriamo a stretto contatto con le autorità Nazionali e Regionali per sviluppare momenti di informazione e di formazione su temi quali il plasma e le malattie rare.
La via per superare le carenze del nostro Paese passa dalle partnership pubblico-private, insieme all’innovazione e allo sviluppo di strumenti tecnologici e di telemedicina. Qui si sviluppano “partnership di valore” costruite su progettualità territoriali che includono anche lo scambio di conoscenza e di metodologie come quella del “LEAN” che, per noi di Takeda, è ormai da anni un modus operandi consolidato.

Pensa che in Italia le regole e la prassi che sovrintendono alle relazioni istituzionali abbiano caratteristiche specifiche rispetto a quelle degli altri grandi Paesi europei? In altre parole, fare relazioni istituzionali in Italia è più complicato o è più semplice?
L’accezione che viene data alla parola inglese lobby, alla quale io preferisco “rappresentanza d’interessi”, è indubbiamente diversa se la si pronuncia in Italia piuttosto che nel mondo anglosassone. Riferendoci all’Italia, negli ultimi anni si è fatto molto per regolamentare il tema delle relazioni istituzionali e tutt’ora è in corso una discussione su un disegno di legge che ne disciplina l’attività. Per quanto mi riguarda questo tipo di attività risulta facile ovunque, se fondata su due aspetti fondamentali: integrità e relazione basata sui contenuti.

La reputation è molto, se non tutto, sia nei Pubblic Affairs che nella comunicazione. Come si costruisce e, soprattutto, come si mantiene?
La reputazione è fatta di molti fattori: l’immagine ed i messaggi che vengono dati all’esterno ed all’interno ne influenzano la percezione. Ma è l’impegno a 360° di un’azienda che alla fine viene riconosciuto da tutti gli stakeholder. La nostra mission è chiara: Takeda esiste per offrire “una salute migliore per le persone e un futuro più luminoso per il mondo”. Siamo guidati dai valori del “Takeda-ismo”: Integrità, il primo e al centro di tutto, seguito da Lealtà, Onestà e Perseveranza. I valori si concretizzano attraverso azioni basate sulle nostre priorità: Paziente-Fiducia-Reputazione-Business, in questo preciso ordine. Insieme, rappresentano chi siamo e come agiamo, aiutandoci a prendere quelle decisioni di cui oggi siamo fieri e di cui saremo fieri anche in futuro.

Tre competenze essenziali che deve avere un Direttore degli Affari istituzionali del suo livello. E qual è il percorso di formazione più adeguato?

Un tema delicato che richiede conoscenze, competenze tecniche ed attitudini specifiche. Conoscenza di strumenti tecnici per comprendere il contesto legislativo nel quale si opera, capacità di mappare gli ambiti di interesse e i soggetti di riferimento, attitudine ad analizzare il contesto politico nel quale si opera ed infine la capacità di sviluppare delle relazioni attraverso il dialogo diretto ed una comunicazione empatica con i soggetti istituzionali di riferimento. Esistono diversi percorsi di formazione: si passa da un’esperienza “reale” all’interno del mondo istituzionale, ad una formazione multi-clients nelle società di pubbliche relazioni, fino ad una crescita in ambito aziendale come la mia.

È stato nominato con la mission di massimizzare il potenziale e il valore aggiunto della nuova Takeda nel settore biofarmaceutico, a conclusione dell’integrazione con Shire Italia. Può fare un bilancio di questi quasi due anni di attività in Takeda Italia?

Un grande percorso di continua crescita per Takeda Italia ed anche per me che ho cominciato questa nuova avventura entrando nel settore farmaceutico nel pieno della pandemia COVID. In questi due anni, infatti, la nostra azienda è salita all’11° posto nel ranking delle pharma in Italia. Oggi Takeda è presente con più di 40 prodotti per 14 patologie rare e leader nell’ematologia rara. Circa 4/5 miliardi di $/anno vengono investiti per lo sviluppo di partnership per la ricerca, il 50% investito nei 3 centri mondiali e il restante 50% in partnership con istituzioni, enti, startup (attive ora circa 250 partnership). Takeda è oggi un’azienda biofarmaceutica globale dedicata a patologie con bisogni medici ancora non soddisfatti: gastroenterologia, malattie rare, oncologia, neuroscienze, con investimenti mirati nel campo dei medicinali plasmaderivati e dei vaccini. E ci sono tanti progetti per il futuro come le terapie biotech d’avanguardia e le Terapie Avanzate (ATMP): geniche, cellulari e ingegneria tissutale rappresentano infatti un importante filone di ricerca e sviluppo in Takeda.
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