La prospettiva d’intenti della Biennale è tutta nel titolo, “Stranieri Ovunque”, per aprire percorsi inesplorati. Il titolo scelto per la sessantesima edizione dal direttore, il brasiliano Adriano Pedrosa, si propone di aprire squarci inaspettati sul comune sentire, con 90 padiglioni nazionali, 30 eventi collaterali distribuiti in tutta la città, e sezioni speciali come a Forte Marghera. Da sempre, la Biennale è il punto di riferimento sensibile e anticipatore delle tematiche socio-culturali globali e quest’anno indica la condizione universale di stranieri per gli “altri” (ci sono stranieri, immigrati, ovunque) e per “noi” (ovunque andiamo saremo sempre stranieri). La partecipazione di artisti provenienti da diverse geografie e background darà al visitatore la possibilità di esplorare le molteplici dimensioni dell’esperienza umana, offrendo uno sguardo attento e pertinente sulla complessità sull’oggi e il mondo che lo abita. Il titolo è tratto da una serie di opere del collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi, con sede a Palermo: sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”.
"Stranieri Ovunque": la Biennale 2024 si apre a suggestioni provenienti da tutto il mondo
L’espressione arriva a sua volta dal nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva contro il razzismo e la xenofobia in Italia. L’invito è a una riflessione sulla presenza degli stranieri e sull’essere stranieri, al di là dei confini geografici e culturali, esplorando la complessità dell’identità umana in un mondo sempre più interconnesso: ovunque ci si trovi, c’è sempre un senso di estraneità. I Paesi presenti per la prima volta sono quattro: Repubblica del Benin, Etiopia, Repubblica Democratica di Timor Leste e Repubblica Unita della Tanzania. Come principio guida, la Biennale di quest’anno ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato ad una Esposizione Internazionale, riservando particolare attenzione ai progetti all’aperto, con un programma di performance durante i giorni di pre-apertura e nell’ultimo fine settimana di apertura al pubblico a novembre, e una serie di incontri educativi per studenti, adulti, famiglie e professionisti, con visite guidate e attività laboratoriali.
Tra i molti, il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, è a cura di Luca Cerizza (nella foto), con il progetto Due qui – To hear dell’artista Massimo Bartolini, che include contributi appositamente ideati da musicisti e scrittori, mentre torna il Padiglione della Santa Sede, promosso dal Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Cardinale José Tolentino de Mendonça, e avrà luogo alla Casa di reclusione femminile di Venezia alla Giudecca con il titolo Con i miei occhi, a cura di Chiara Parisi e Bruno Racine. Sono stati anche annunciati i Leoni d’Oro alla carriera: l’artista brasiliana Anna Maria Maiolino e l’artista turca Nil Yalter. La Mostra si articolerà principalmente tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due macro-sezioni: il Nucleo Contemporaneo, dedicato alle sfaccettature e diverse interpretazioni della parola “straniero”, e il Nucleo Storico, che presenterà opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. Naturalmente, è il caso di dirlo, anche per il 2024 l’obiettivo è ottenere la certificazione della “neutralità carbonica”, già conseguita nel 2023 per tutte le attività programmate dalla Biennale.