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Assemblee delle società quotate: Savona a gamba tesa sul "rappresentante designato"

- di: Redazione
 
Assemblee delle società quotate: Savona a gamba tesa sul 'rappresentante designato'
A che servono le assemblee generali delle società se, chi ha nel suo portafoglio delle azioni e per questo ha sborsato dei soldi, non vede riconosciuto il suo diritto a parteciparvi, essendogli imposto di passare, per veicolare al CdA le sue idee, le sue perplessità e le sue istanze, attraverso la figura del ''rappresentante designato''? Non è una domanda capziosa, perché è quanto si rischia se dovesse diventare una prassi codificata - sulla base del contenuto del decreto Milleproroghe e de Ddl Capitali - quella di cancellare il momento di confronto di un'assemblea, ''silenziandola'' così come è stato fatto durante il periodo della pandemia.

Solo che, in quei tremendi mesi, non tenere le assemblee in presenza era un fatto reso necessario dalle misure anti-contagio. Ma perpetrare questa pratica, quando per fortuna le esigenze sanitarie non sono più necessarie, appare uno strumento per disinnescare, alla radice, qualsiasi dissenso, qualsiasi voce che possa disturbare il conducente. Questa battaglia, che ci ha sempre visto fortemente impegnati, raccogliendo lo sconcerto del popolo del piccoli azionisti che vedono minacciata la loro funzione, oggi raccoglie un contributo importantissimo, quello di Paolo Savona, sia per il profilo dell'economista, che da presidente di Consob. Due specificità che, riunite in un'unica persona, ne fanno qualcuno dal cui giudizio non si può prescindere. E il giudizio di Savona, formulato nel corso di una audizione davanti alla commissione Finanze e Tesoro del Senato, è inequivocabile.

Savona a gamba tesa sul "rappresentante designato"

Savona, davanti ai commissari, nel suo lungo intervento, ha detto che ''una particolare attenzione merita la disposizione che prevede che le assemblee di società quotate, se previsto dallo statuto, si possano svolgere esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla stessa società; tale disposizione incide, infatti, sui diritti degli azionisti e sulla partecipazione assembleare e non appare in linea con i principi ispiratori della direttiva c.d. Shareholders Right''. Questa direttiva, ha sottolineato il presidente di Consob, ''contiene disposizioni volte ad agevolare, ampliandole, le possibilità di partecipazione e di esercizio del diritto di voto da parte del socio, prevedendo la delega del voto come una facoltà rimessa alla scelta del singolo ed escludendo la possibilità di porre limiti nella scelta del delegato''.

Una ''botta'' non da poco, sull'ipotesi di istituzionalizzare la presenza del rappresentante designato che, ha detto ancora Savona, non ha riscontro nell'Europa comunitaria, dove, ha detto, ''non risultano norme analoghe a quella proposta in nessun altro ordinamento dell’UE e di altri paesi comparabili''. Peraltro la figura quella del ''rappresentante designato'', per indicazione, è diretta emanazione della società, che non crediamo affatto possa fare cadere la sua scelta su qualcuno di cui non si fida.
Dopo avere ricordato le motivazioni della disposizione (emergenza pandemica e garanzia del regolare funzionamento degli organi sociali) , Savona ha voluto mettere in chiaro alcuni passaggi che, a suo avviso, devono presiedere alla funzione delle assemblee societarie. Se la direttiva comunitaria (la Shareholders Right) fissa i requisiti relativi all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti, stabilisce anche gli obblighi specifici che si applicano ''in relazione all'identificazione degli azionisti, alla trasmissione delle informazioni, all'agevolazione dell'esercizio dei diritti degli azionisti, alla trasparenza degli investitori istituzionali, dei gestori di attivi e dei consulenti in materia di voto, alla remunerazione degli amministratori e alle operazioni con parti correlate''.

Da qui il diritto di ciascun azionista di ''designare una persona fisica o giuridica come rappresentante incaricato di intervenire e votare a suo nome in assemblea''. Un profilo che non si attaglia a quello del ''rappresentante designato'', nemmeno peccando di fantasia e fiducia in chi è chiamato a incarnare questo profilo, come tramite tra gli azionisti e la società.

Ma, oltre a queste considerazioni e sottolineature del presidente di Consob, ce n'è anche un'altra, che guarda al principale obiettivo delle società, quella di attrarre investitori che, in questo momento storico della finanza globale, sono spesso rappresentati dai fondi. Come quelli sovrani, ambitissimi, che provengono da Paesi dalle floride finanze (come i regni petroliferi) e che scelgono con oculatezza dove indirizzare i propri miliardi (la valuta importa poco: dollari, euro, sterline...). E credete che, i fondi, possano pensare di spostare parte delle loro disponibilità economica in una società quotata di cui dovranno essere semplici spettatori, non essendo loro concesso di partecipare alle assemblee, se non per il tramite di qualcuno di cui dovrebbero acriticamente fidarsi? Le assemblee, tutte, per la loro natura sono luogo di confronto dinamico, nel senso che è l'occasione per ascoltare, ma anche per dire e proporre. Una funzione che si evolve con il dibattito, che però la soluzione propugnata tende a soffocare.
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