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Salvini conquista ancora la scena, ma a che prezzo per il governo?

- di: Redazione
 
Salvini conquista ancora la scena, ma a che prezzo per il governo?
Se non arrivasse da un politico come Matteo Salvini (che, giustamente, non perde occasione per cercare di capitalizzare, in termine di consensi, ogni opportunità), la proposta di sanare le piccole irregolarità edilizie, che in termine di pratiche intasano gli uffici dei Comuni, potrebbe pure essere discussa, messa al centro di un dibattito o, nella peggiore delle ipotesi, di un confronto.
''Potrebbe'', se non fosse che, di per sé, sancisce la sconfitta delle Istituzioni, promettendo, per alleviare il peso degli uffici comunali che se ne devono occupare, di ''perdonare'', dietro il pagamento di una sanzione, le colpe di chi ha violato la legge per anche solo modificando il profilo di una finestra.

Salvini conquista ancora la scena, ma a che prezzo per il governo?

Perché se un Comune non può fare fronte al carico di pratiche, come quelle relative alle irregolarità edilizie, significa che lo Stato ha perso l'ennesima battaglia, quasi arrendendosi a quelli che violano leggi e norme mettendo in conto di pagarne eventualmente il fio, ma chissà quando, semmai pagheranno.
Quando Salvini dice, in buona sostanza, saniamo le piccole irregolarità così aiutiamo in un sol colpo gli uffici (oberati di lavoro) e lo Stato (che comunque potrebbe incassare le sanzioni pecuniari che i ''colpevoli'' accetterebbero di pagare per vedere regolarizzata la loro posizione), fa un torto a chi le regole le ha rispettate, le rispetta e forse ha anche intenzione di rispettarle in futuro.

Perché, la proposta del vicepremier è, comunque la si chiami, un condono, l'ennesimo, una piaga che ricorre nella storia della Repubblica con inquietante frequenza.
Il problema non è che c'è chi non rispetta le leggi, ma che lo Stato metta in conto - soprattutto quando si parla di pratiche amministrative o finanziarie - di non poterlo perseguire con efficacia e soprattutto in termini ragionevolmente brevi. Vero è che ci sono centinaia di migliaia di pratiche che giacciono negli Uffici tecnici dei Comuni (dalle metropoli ai più piccoli), ma se, con una misura di benevolenza, le si relativizza in termini di responsabilità si disconosce il ruolo dello Stato che deve tutelare il lecito e quindi perseguire l'illecito.

Se la proposta di Salvini dovesse andare avanti, il governo ne trarrebbe certamente delle conseguenze positive (come tutte quelle che riguardano un gran numero di soggetti), ma pagando comunque un prezzo politico, perché ufficializzerebbe un ''do ut des'' che non serve certo alla sua credibilità.
Lo Stato - e per esso il governo pro tempore - deve essere il primo a rispettare le sue stesse leggi e quindi non può modificarne gli effetti in corso d'opera per favorire questo o quello, sia esso il proprietario di una abitazione che ha soltanto chiuso a vetri un balconcino o chi ha giocato con lo stipendio dei dipendenti.
Perché a valere non è la platea di chi beneficerà del condono o come lo si voglia chiamare, ma il principio di cogenza di una legge.
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