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Da agosto la Russia ha lanciato 23 volte il missile 9M729

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Da agosto la Russia ha lanciato 23 volte il missile 9M729

La Russia avrebbe lanciato ventitré volte, da agosto a oggi, il missile da crociera 9M729 – conosciuto con il codice NATO SSC-8 – in attacchi contro obiettivi ucraini. A rivelarlo è un’esclusiva dell’agenzia Reuters, che cita fonti militari occidentali e documenti di intelligence. Il dato, confermato dal ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha, riporta al centro del dibattito internazionale una delle questioni più controverse degli ultimi anni: la presunta violazione, da parte di Mosca, del Trattato sulle Forze Nucleari a Raggio Intermedio (INF), abbandonato dagli Stati Uniti nel 2019 proprio in seguito allo sviluppo segreto di questo tipo di armamento.

Da agosto la Russia ha lanciato 23 volte il missile 9M729

Secondo Kiev, i 9M729 sarebbero stati impiegati in diverse offensive missilistiche partite da basi terrestri all’interno del territorio russo. Il loro raggio d’azione reale – secondo gli analisti – supererebbe di gran lunga i cinquecento chilometri dichiarati ufficialmente da Mosca, portandoli nella categoria dei sistemi vietati dal trattato.

L’origine del missile contestato
Il 9M729, derivato dal Kalibr, è un missile da crociera capace di volare a bassa quota e colpire con elevata precisione. La sua esistenza è stata a lungo negata dal Cremlino fino a quando, nel 2019, l’amministrazione americana guidata dal presidente Donald Trump annunciò il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato INF, accusando la Russia di averlo violato “in modo sistematico e deliberato”. All’epoca, Mosca rispose parlando di “propaganda occidentale” e accusando Washington di voler liberarsi da vincoli che limitavano la modernizzazione del proprio arsenale.

Ora, con la conferma dell’impiego del 9M729 sul campo di battaglia ucraino, le parole dell’intelligence americana tornano di stretta attualità. “Si tratta di un missile che può colpire molto oltre i limiti imposti dagli accordi internazionali e che rappresenta un serio rischio di escalation”, ha dichiarato un funzionario del Dipartimento di Stato citato da Reuters.

Le reazioni di Kiev e di Washington
Il ministro Sybiha ha parlato di “una minaccia diretta non solo per l’Ucraina ma per la sicurezza europea nel suo complesso”. Ha poi aggiunto che il governo di Kiev ha trasmesso prove documentate dell’uso del 9M729 alle autorità statunitensi e alla NATO, chiedendo un rafforzamento della difesa aerea e un inasprimento delle sanzioni.

Da Washington è arrivata una conferma prudente ma significativa: “Abbiamo motivo di ritenere che la Russia stia utilizzando missili terrestri che violano lo spirito e la lettera del trattato INF”, ha dichiarato un portavoce del Pentagono, ricordando che il missile “può essere equipaggiato con testate convenzionali o nucleari”.

Gli Stati Uniti, secondo indiscrezioni, avrebbero già intensificato il monitoraggio satellitare delle basi russe da cui sarebbero partiti i lanci. L’obiettivo, spiegano fonti del Comando europeo, è “valutare l’effettiva portata delle nuove capacità strategiche russe e prevenire qualsiasi rischio di escalation nucleare accidentale”.

Mosca nega, ma non convince
Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitri Peskov, ha respinto le accuse, definendole “tentativi di creare isteria attorno a un’arma difensiva”. Secondo Mosca, il 9M729 non violerebbe alcun trattato perché “il Trattato INF non è più in vigore, essendo stato unilateralmente abbandonato dagli Stati Uniti nel 2019”.

La replica russa non convince però gli osservatori occidentali. Diversi analisti militari sottolineano che “la fine formale del trattato non significa che vengano meno le responsabilità politiche e morali di mantenere un equilibrio strategico”, ricordando che sia Washington sia Mosca avevano firmato impegni successivi in sede ONU per limitare lo sviluppo di missili terrestri a lungo raggio.

Un nuovo equilibrio nucleare in Europa

Il ritorno del 9M729 segna una fase delicata nei rapporti tra Russia e Occidente. L’impiego di un’arma capace di colpire con precisione a centinaia di chilometri di distanza da piattaforme mobili terrestri rimette in discussione la sicurezza dei Paesi europei confinanti. Polonia e Lituania hanno già chiesto alla NATO “un rafforzamento immediato dei sistemi antimissile lungo il confine orientale”.

Il timore, spiegano fonti diplomatiche, è che la Russia stia testando la reazione dell’Alleanza Atlantica e misurando i limiti della deterrenza occidentale. “Ogni lancio è un messaggio politico, non solo militare”, afferma un analista del think tank londinese RUSI.

L’eredità del trattato INF
Il Trattato INF, firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, aveva rappresentato uno dei pilastri della distensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, eliminando intere categorie di missili nucleari terrestri a medio raggio. Con la sua dissoluzione, nel 2019, è venuto meno uno degli ultimi vincoli al riarmo convenzionale e strategico delle due potenze.

L’attuale escalation in Ucraina dimostra come la sua assenza stia aprendo una nuova stagione di competizione armata. “Siamo tornati a una logica da guerra fredda”, commentano fonti diplomatiche a Bruxelles. “Il rischio non è solo l’uso diretto di queste armi, ma la loro progressiva normalizzazione nel teatro europeo”.

Una sfida aperta alla sicurezza globale

Per molti osservatori, l’uso del 9M729 segna un punto di non ritorno. Le accuse americane di violazione del trattato, oggi corroborate da prove sul campo, confermano che la corsa agli armamenti è ripresa senza più regole condivise. Se confermato, l’impiego sistematico di questo missile da parte di Mosca costituirebbe la più grave violazione delle intese di controllo nucleare degli ultimi trent’anni.

L’Ucraina, intanto, continua a subire gli effetti diretti di questa escalation tecnologica. E mentre le cancellerie occidentali si interrogano su nuove misure di contenimento, il 9M729 – il missile che fece crollare il Trattato INF – torna a volare nei cieli d’Europa, simbolo inquietante di un equilibrio internazionale sempre più fragile.

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