Roma: negozi chiusi per il ponte di Ognissanti, alla faccia della crisi

- di: Redazione
 
Caro amico, ti scrivo. Lo diceva Lucio Dalla, che non era ''solo'' un cantautore, perché gli bastavano poche parole messe in fila per creare immagini per le quali altri avrebbero speso righe su righe.
Se Lucio Dalla camminasse, in questi giorni, per le strade di Roma sarebbe spinto a prendere carta e penna per scrivere al suo amico, per descrivergli in modo sornione una città che, ad un'occhiata appena superficiale, darebbe l'impressione d'avere la pancia piena, di non avere bisogno di mettersi a lavorare perché, grazie al buon Dio, il registratore di cassa o la macchinetta per le carte di credito hanno chiesto, per surplus di lavoro, di potersi fermare. Come pare abbiano fatto ampie porzioni della Capitale, che sembra essere viva solo al centro, dove il vincolo positivo del turismo non permette di abbassare le saracinesche. Come ha fatto, al contrario, la maggior parte dei commercianti del resto della città, ma anche dei ristoratori o di altre attività hanno deciso di prendersi una pausa. Anche quando in Italia le chiusure sono state l'eccezione, non la costante, come invece si vede a Roma.

Roma: negozi chiusi per il ponte di Ognissanti

Chi esercita una professione che dipende per i guadagni dal pubblico è padronissimo di fare quel che gli pare con il proprio esercizio e quindi con i propri soldi. Però, dopo, non vengano a lamentarsi, non vengano a dire che ci sono pochi clienti e che quindi non vale nemmeno la pena restare aperti.
Ci sono diverse motivazioni contro questa affermazione.

La prima, e non certo la più scontata, è quella che riporta al ''contratto'' morale che lega chi presta un servizio e chi ne fruisce e che non può essere interrotto unilateralmente per motivi economici, che sono importanti, ma non al punto di privare la gente, magari in difficoltà, di andare a comprare una lampadina, come due etti di prosciutto.
La seconda, che potrebbe apparire esagerata, è che camminare per le strade di quella che per molti è la più bella città del mondo, tra saracinesche abbassate e che espongono il cartello ''Si riapre il 3 novembre'', è umiliante per chi a Roma ci vive e non ci arriva per qualche ora e sta con il naso in su ad ammirare le sue bellezze.

Ma evidentemente chi ha deciso di chiudere lo fa perché ne ha la possibilità economica. E per questo sono meritevoli della nostra invidia, noi che, anche oggi, per rispetto a chi segue Italia Informa, siamo chini sulla tastiera a raccontare quel che accade nel mondo, e quindi anche in una Roma dall'aspetto lunare che sembra vivere a fatica solo se si passa davanti a qualche bar o ristorante che hanno deciso di offrire i loro servigi.
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