Contadine nel bosco e renaioli sull’Arno. Mattine limpide, pascoli, marine e, su tutto, il giallo acceso del fieno durante la raccolta in Maremma, o quello del grano sulle montagne di San Marcello. È il paesaggio, con la sua qualità pittorica, lirica e luministica, il grande protagonista della mostra che Palazzo Martinengo dedica a Brescia ai Macchiaioli. Fino al 9 giugno Francesca Dini e Davide Dotti accompagnano il pubblico in un itinerario di oltre cento opere realizzate da maestri come Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani che, nella Firenze del secondo Ottocento hanno dato vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo.
I pittori della “macchia”
A coniare il termine “Macchiaioli” era stata, per la prima volta nel 1862, un’anonima recensione della Gazzetta del Popolo di Firenze, che aveva definito con questo termine (con accezione dispregiativa) quei pittori che avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. Il termine fu usato ironicamente in riferimento alla Promotrice fiorentina del 1861, dove si esponevano ‘macchie’ (paesaggi eseguiti con accentuazione del chiaroscuro, e colore dato a macchia).
“Ma cosa sono questi macchiaioli?”, si domandava il recensore. “Son giovani artisti ed alcuni dei quali si avrebbe torto negando un forte ingegno, ma che si son messi in testa di riformar l’arte, partendosi dal principio che l’effetto è tutto […] e che nelle vene e nelle macchie svariate del legno pretenda di riconoscervi una testina, un ominino, un cavallino?”
Tuttavia il movimento, finalizzato a liberare l’arte dall’accademismo instaurando una pittura di ‘impressione’ attuata per mezzo di macchie di colore, era in atto a Firenze già in precedenza.
Le opere da non perdere
Eppure i Macchiaioli riuscirono a instaurare un dialogo aperto, propositivo e audace con le più importanti comunità artistiche dell’Europa del tempo.
La retrospettiva bresciana, articolata in dieci sezioni (Al Caffè Michelangiolo; Sulla via della luce. Dalla Toscana alla Liguria; I Macchiaioli e il Risorgimento: un focus su Solferino e San Martino; Castiglioncello; Boldini in Toscana: il ciclo pittorico per Isabella Falconer; Nella campagna fiorentina di Piagentina; Ferdinando Martini, le arti in Toscana e la “politica” per il naturalismo; I naturalisti; Fattori incisore; I “vecchi fanciulli” Macchiaioli, verso il Novecento) accoglie lavori provenienti in gran parte da collezioni private, e proprio per questo solitamente inaccessibili. Ma si possono apprezzare anche prestiti da importanti istituzioni museali come le Gallerie degli Uffizi di Firenze, i Musei Civici di Udine, l’Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze.
“Per la prima volta - sottolinea la curatrice Francesca Dini - la mostra storicizza l’evoluzione della poetica macchiaiola in senso naturalista, messa in atto dai macchiaioli di seconda generazione, Angelo e Adolfo Tommasi, Francesco e Luigi Gioli, Egisto Ferroni, Niccolò Cannicci ed Eugenio Cecconi, attraverso il serrato dialogo con la critica del tempo. La scaccia delle anitre di Angelo Tommasi, Ritorno dalla fonte di Egisto Ferroni, Acquaiola di Francesco Gioli sono opere emblematiche di questo nuovo indirizzo che ebbe il placet degli anziani macchiaioli e il sostegno del critico e uomo di stato Ferdinando Martini”.
Il visitatore si unisce all’entusiasmante avventura di questi pittori progressisti impazienti di prendere le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati sotto l’influenza di importanti maestri del Romanticismo come Hayez e Bezzuoli. Ed è proprio per via dei valori universali che la sottendono che la loro arte risulta così attuale anche a noi moderni.
Alcuni dei capolavori esposti in mostra come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, la Raccolta del fieno in maremma di Fattori, I fidanzati di Lega e Pascoli a Castiglioncello di Signorini restano scolpiti nella memoria, affascinando per la qualità pittorica.
Palazzo Martinengo sfodera quindi opere “chiave” che restituiscono diversi momenti della ricerca dei Macchiaioli, i luoghi a loro familiari come il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria. Non manca il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee, la capacità di mettersi collettivamente in discussione per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza smarrire la via maestra della luce e della macchia.
Ed eccoli Il mercato di san Godenzo e Pro patria mori di Giovanni Fattori incrociare Gabbrigiana in piedi di Silvestro Lega o Il mattutino di Cabianca, mentre ci infiliamo in Una via del mercato vecchio a Firenze ritratta da Telemaco Signorini, per cogliere il finale approdo novecentesco di questi grandi maestri.
Il nuovo appuntamento dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo
“Dopo la mostra Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo, organizzata in occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, orientata sull’arte rinascimentale e barocca - sottolinea Davide Dotti - ho proposto all’Associazione Amici di Palazzo Martinengo di esplorare una epoca vibrante e ricca di fermento creativo, come l’Ottocento, ripercorrendo la straordinaria avventura del più importante movimento artistico del XIX secolo, attraverso le figure dei suoi maggiori interpreti e i loro capolavori più apprezzati”.
La rassegna è infatti il nuovo appuntamento espositivo dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo che segue ai successi di pubblico e di critica ottenuti con le rassegne Il Cibo nell’Arte dal Seicento a Warhol (2015), Lo Splendore di Venezia. Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento (2016), Da Hayez a Boldini. Anime e volti della pittura italiana dell’Ottocento (2017), Picasso, De Chirico, Morandi. Cento capolavori dalle collezioni private bresciane (2018), Gli animali nell’arte dal Rinascimento a Ceruti (2019), Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini (2020-2022), Lotto, Romanino, Moretto, Ceruti. I campioni della pittura a Brescia e Bergamo (2023), visitate da oltre 350.000 persone.