Dal “paghi comunque” al «se resti in coda ti rimborsiamo»: arriva il cashback delle autostrade.
Dal 2026 viaggiare in autostrada non sarà più un “pagare a prescindere”.
L’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) ha dato il via libera a un sistema di
rimborsi del pedaggio in caso di cantieri o blocchi del traffico,
con regole precise, automatismi digitali e paletti studiati per evitare abusi.
La delibera è stata approvata a inizio dicembre 2025 e viene presentata come una misura
«spartiacque» per gli utenti, chiamata a rendere il pedaggio più coerente con il
livello reale di servizio offerto.
Quando scatteranno i rimborsi
La nuova disciplina entra in vigore in modo scaglionato, con due date chiave:
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Entro il 1° giugno 2026: rimborsi attivi per i percorsi che si svolgono
interamente su tratte gestite dallo stesso concessionario.
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Entro il 1° dicembre 2026: estensione ai percorsi che attraversano
più concessionari.
La disciplina dei rimborsi sarà inserita nelle nuove concessioni autostradali e applicata
anche a quelle in corso tramite atti aggiuntivi e aggiornamento dei piani economico-finanziari.
Come funzionano i rimborsi per i cantieri
Il cuore della riforma è il legame diretto tra ritardo effettivo e diritto al rimborso.
Per i cantieri programmati, l’Autorità ha fissato soglie diverse in base alla lunghezza del tragitto:
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Tratte inferiori a 30 km
Il rimborso è riconosciuto a prescindere dal ritardo: la sola presenza del cantiere
fa scattare il diritto alla compensazione.
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Tratte tra 30 e 50 km
Serve uno scostamento minimo di 10 minuti rispetto al tempo di percorrenza standard.
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Tratte oltre 50 km
Il rimborso scatta con un ritardo di almeno 15 minuti.
Il principio è chiaro: se il viaggio è reso sensibilmente più lungo e faticoso dai lavori,
l’utente non deve pagare il pedaggio pieno come se la tratta fosse perfettamente scorrevole.
Rimborsi per blocchi del traffico non dovuti ai cantieri
C’è un secondo binario della riforma: quello dei blocchi del traffico non legati ai cantieri,
come incidenti o eventi esterni. In questo caso il rimborso si calcola sul pedaggio relativo alla tratta
interessata, con tre soglie temporali:
- Blocco tra 60 e 119 minuti: rimborso del 50% del pedaggio per quel tratto.
- Blocco tra 120 e 179 minuti: rimborso del 75%.
- Blocco oltre 180 minuti: rimborso integrale (100%).
In pratica, più a lungo si resta fermi nella colonna, maggiore sarà la quota di pedaggio restituita.
Utenti occasionali, pendolari e abbonati: chi ha diritto
La nuova disciplina è pensata per includere tutte le principali categorie di utenti:
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Automobilisti occasionali: diritto ai rimborsi secondo le soglie previste, senza distinzioni.
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Pendolari e abbonati: stessi diritti degli utenti occasionali, con in più la possibilità
di recedere dall’abbonamento se i lavori riducono significativamente la fruibilità
del percorso abituale.
L’obiettivo dichiarato dall’Autorità è garantire una tutela uniforme a chi usa l’autostrada
tutti i giorni e a chi la percorre solo in certe occasioni.
Come verranno erogati i rimborsi: l’app unica
Per far funzionare il sistema senza montagne di reclami manuali, è previsto un meccanismo
automatico e digitale. ART ha annunciato la creazione di una app unica nazionale
per tutti i gestori. Attraverso questa piattaforma:
- l’utente potrà registrarsi e associare i propri mezzi e sistemi di pagamento,
- i rimborsi saranno calcolati e accreditati in automatico, sulla base dei dati di traffico e transito,
- sarà possibile consultare lo storico dei viaggi e delle compensazioni.
I rimborsi di importo inferiore a 10 centesimi non verranno versati uno per uno: saranno
accumulati e pagati solo al raggiungimento di almeno 1 euro.
In questo modo si evitano micro-transazioni ingestibili.
Quando il rimborso non è dovuto: eccezioni e limiti
Non ogni coda e non ogni cantiere darà diritto al rimborso. La delibera individua una serie di
eccezioni molto precise:
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Importi inferiori a 10 centesimi: non si rimborsano singolarmente; entrano, come detto,
nel meccanismo di accumulo fino a 1 euro.
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Tratte già scontate: se su quel percorso esiste già una riduzione generalizzata del pedaggio,
non è previsto ulteriore rimborso.
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Cantieri emergenziali: niente rimborso per lavori resi necessari da
incidenti gravi, eventi meteo o idrogeologici straordinari, attività di soccorso e ripristini urgenti.
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Cantieri mobili (in una prima fase): inizialmente esclusi dal sistema dei rimborsi, pur restando
l’obbligo di informazione agli utenti.
Resta infatti fermo che i concessionari devono offrire informazioni aggiornate e trasparenti
su tutti i cantieri, fissi o mobili, attraverso pannelli, canali digitali e servizi informativi dedicati.
Chi paga davvero i rimborsi: l’equilibrio economico
Una delle questioni più delicate è: chi sopporta il costo dei rimborsi?
L’Autorità ha previsto un doppio regime:
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A regime: per il futuro, gli importi corrisposti agli utenti per i disagi da cantieri
non potranno essere recuperati tramite aumento del pedaggio.
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Per le concessioni già in essere: è previsto un meccanismo transitorio che consente
ai gestori un recupero parziale sul pedaggio:
- 2026 e 2027: recupero fino al 100% delle somme rimborsate,
- 2028: recupero massimo al 75%,
- 2029: recupero al 50%,
- 2030: recupero al 25%.
Secondo l’ART, l’impatto sul pedaggio per gli utenti finali sarà «praticamente impercettibile».
L’idea è accompagnare il sistema verso un modello in cui il rimborso diventa un costo strutturale
a carico del concessionario e non un semplice giroconto scaricato sugli automobilisti.
Perché si parla di misura “spartiacque”
Finora l’automobilista pagava il pedaggio indipendentemente da code, cantieri, deviazioni,
cantieri infiniti. Con questa riforma si afferma per la prima volta in modo strutturale un principio diverso:
se il servizio peggiora nettamente, l’utente viene compensato.
L’ART descrive il nuovo sistema come uno strumento che rende più concreto il principio del
pay per use, mentre dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la decisione è stata
definita una misura che «offre maggiori garanzie ai cittadini» e segna una svolta nel rapporto
tra utenti e concessionari.
Le reazioni: consumatori, gestori e pendolari
Le associazioni dei consumatori hanno accolto positivamente il provvedimento, leggendolo come un
passo avanti in termini di equità, trasparenza e responsabilità da parte delle concessionarie.
Non mancano però i dubbi:
- il rischio che le molte eccezioni riducano il numero effettivo di rimborsi,
- la necessità di una comunicazione chiara e capillare agli utenti,
- la verifica concreta, sul campo, dell’effettiva automaticità dei meccanismi.
Dal lato dei gestori autostradali, la misura viene letta come una spinta a programmare meglio i cantieri,
ridurre i periodi di forte impatto sul traffico e investire di più in informazione in tempo reale.
Per i pendolari, spesso costretti a convivere per mesi con cantieri cronici, il nuovo sistema rappresenta
almeno il riconoscimento di un principio: il disagio ha un valore economico e non può essere ignorato.
Come può prepararsi l’automobilista
In vista dell’entrata in vigore dei rimborsi, chi usa spesso l’autostrada può iniziare a:
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Monitorare l’uscita dell’app ufficiale o dei portali digitali indicati dai gestori e dall’Autorità.
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Registrarsi non appena possibile, in modo da legare in anticipo i propri viaggi al sistema
di calcolo automatico dei rimborsi.
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Verificare le tratte abituali: capire se sono gestite da un solo concessionario o da più soggetti,
per farsi un’idea dei tempi con cui i rimborsi saranno disponibili.
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Tenere d’occhio la comunicazione ufficiale di ART, MIT e concessionarie, per eventuali aggiornamenti
su tempistiche, modalità operative e casi particolari.
In prospettiva, l’obiettivo dichiarato è costruire un sistema in cui il pedaggio non sia più una tassa fissa sulla
semplice “entrata in autostrada”, ma un prezzo più allineato alla qualità del viaggio che viene realmente offerto.