Meno burocrazia, più concorrenza e, in generale, maggiore attenzione alle dinamiche del mercato. Questa la ricetta per rilanciare le filiere italiane del riciclo, emersa in occasione di una conferenza stampa convocata a Palazzo Madama dal senatore Andrea De Priamo per celebrare la Giornata Mondiale del Riciclo 2024. “È fondamentale che ci sia una sorta di patto tra istituzioni e imprese virtuose, che fanno sì che l’Italia sia all’avanguardia su questi temi – ha detto De Priamo – una virtuosità che negli ultimi mesi abbiamo difeso anche nel contesto europeo, come nel caso del regolamento imballaggi”. L’incontro è stato l’occasione per un focus su due comparti d’eccellenza del riciclo nel nostro paese, carta e organico, entrambi ai primi posti in Ue per capacità industriale di recupero di materia dai rifiuti. Nel 2022 le imprese del riciclo della carta, spiega Unirima, hanno trasformato i rifiuti generati nel nostro paese in 6,6 milioni di tonnellate di maceri pronti a essere utilizzati nelle cartiere nazionali o scambiati sul mercato globale. “Siamo una filiera d’eccellenza dell’industria italiana – ha spiegato il direttore generale di Unirima Francesco Sicilia – fatta da piccole e medie imprese che oggi rendono il settore cartario italiano leader in Europa”. Capace, per gli imballaggi, di raggiungere e superare l’obiettivo europeo di riciclo del 75% al 2025 (era all’81% nel 2022) e di puntare all’85% al 2030. Sulla strada verso gli ambiziosi obiettivi europei di circolarità, tuttavia, non mancano gli ostacoli. Soprattutto di natura non tecnologica. “Basti pensare – ha spiegato Sicilia – che per rinnovare un’autorizzazione ambientale per efficientare i processi di trattamento possono servire anni. Per non dimenticare uno dei temi centrali nella promozione dell’economia circolare, quello della concorrenza“.
La ricetta per rilanciare le filiere italiane del riciclo. Al Senato focus su due comparti d’eccellenza: carta e organico
Tema che intreccia il dibattito sul sistema degli ‘impianti minimi’ di ARERA, che introduce limitazioni al libero mercato nelle aree meno dotate di infrastrutture di trattamento. “Servono regole più semplici – ha spiegato la senatrice Silvia Fregolent – e un maggiore rispetto delle imprese. Nel mercato del riciclo c’è un elemento fondamentale, che è quello della concorrenza, che spesso però viene messo da parte per tutelare gli interessi delle grandi aziende pubbliche o perché le Regioni non sono pronte”.
Sul fronte dell’organico, spiega invece il CIC, le imprese hanno ricavato 2,1 i milioni di tonnellate di compost, fertilizzante naturale che sostituito ai concimi di sintesi ha consentito di stoccare nel terreno circa 600mila tonnellate di sostanza organica, risparmiando 3,8 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. “Un esempio concreto di economia circolare – ha chiarito la presidente del CIC Lella Miccolis – che evita il conferimento di rifiuto organico in discarica e contribuisce a riportare sostanza organica in un suolo sempre più impoverito”. Anche sul fronte del biowaste, tuttavia, non mancano le criticità. A partire dalla qualità dei rifiuti in ingresso negli impianti, che sta peggiorando e che si traduce in costi ulteriori a carico degli operatori. “Bisogna inseguire gli obiettivi di raccolta differenziata, ma soprattutto quelli di riciclo effettivo – ha detto – e questo è possibile solo se la qualità dei rifiuti in ingresso è ‘degna’”.
Ma a preoccupare gli operatori è anche la moltiplicazione degli investimenti in nuovi impianti di trattamento, spinta dal PNRR e dai “lauti incentivi al biometano”, ha detto Miccolis, con il rischio di creare un eccesso di offerta in alcune zone del paese. “È fondamentale fare una ricognizione impiantistica attualizzata per capire se e dove servono nuovi impianti – ha specificato – e anche supportare l’ammodernamento degli impianti esistenti”.
“C’è un deficit di trattamento oggettivo – ha risposto Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente – abbiamo linee guida strategiche costituite dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti e dalla Strategia Nazionale per l’Economia Circolare che vanno da qui al 2030. Potremo fare aggiornamenti o implementazioni di regolamentazione, ma complessivamente siamo sulla buona strada”.