Regno Unito - L'intelligenza artificiale metterebbe a rischio otto milioni di posti di lavoro

- di: David Lewis
 
L'economia britannica, dicono i dati più recenti, sembra essere uscita, non per intero purtroppo, dalle sabbie mobili della crisi. Ma almeno la ripresa della domanda interna sembra potere dare nuova spinta alle industrie locali, da tempo in difficoltà per la contrazione della spesa da parte delle famiglie, alle prese con bilanci indeboliti dall'aumento dei prezzi, ma soprattutto dall'incertezza, tra salari stagnanti e tassi che, aumentando, hanno gonfiato rate del muto e affitti. 
E siccome anche sui sudditi di Carlo III la legge di Murphy è sempre in agguato, un nuovo studio sostiene che l'intelligenza artificiale potrebbe essere in futuro la causa della cancellazione di quasi otto milioni di posti di lavoro.

UK: l'intelligenza artificiale mette rischio otto milioni di posti di lavoro

Lo studio peraltro indica anche le categorie che sarebbero maggiormente a rischio con l'avvento generalizzato dell'Ai. In prima battuta ci sarebbero le donne seguite dai dipendenti a inizio carriera, evidentemente considerati sacrificabili grazie alla velocizzazione di alcuni processi legati alla produzione. 
L'allarme è stato lanciato da un think tank, l'Institute for Public Policy Research, che comunque lascia aperta la speranza che la politica del governo possa consentire al Regno Unito di evitare la perdita di posti di lavoro e di sfruttare l’intelligenza artificiale per arrivare ad una impennata dell'economica.
Il rapporto sostiene che ''il mondo del lavoro basato sulla conoscenza sarà trasformato dall'intelligenza artificiale generativa'', riferendosi a quella in grado di creare contenuti, come testo o immagini, con una avvertenza: cominciamoci a preparare sin da subito. 
Il rapporto non è frutto di ipotesi basati su ragionamenti empirici, ma su una ricerca in cui gli esperti hanno analizzato 22.000 compiti svolti dai lavoratori nell'economia del Regno Unito, scoprendo che l’11% è attualmente esposto alla minaccia di uno spostamento sui campi dell’intelligenza artificiale. 
I lavori a maggior rischio includono i ruoli entry-level, part-time e amministrativi. Una serie di posizioni ricoperte in modo sproporzionato da donne, aggiunge lo studio.
Alcuni di questi lavori saranno sostituiti dalla tecnologia. Se certi settori assorbiranno questo impatto nel tempo, per altri gli effetti saranno enormi, come l’eliminazione di un terzo dei posti di lavoro amministrativi.
Le prospettive, mettendo da parte come la politica potrebbe arginare il massiccio ricorso all'AI, non è che siano rosee, poiché un’integrazione molto più profonda dell’intelligenza artificiale minaccerebbe fino al 59% delle attività. Se, ad esempio, dicono gli analisti, le aziende consentissero all'intelligenza artificiale di accedere a informazioni protette ed eseguire compiti chiave, l'impatto occupazionale coinvolgerebbe una fascia più ampia di posti di lavoro, inclusa una quota maggiore di posizioni ben retribuite.
Quindi, dice lo studio, anche se davanti a risultati potenzialmente positivi, bisogna attivarsi affinché lo scenario di spostamento dei posti di lavoro eviti che parte di essi vadano perduti. 
Se l’intelligenza artificiale migliorerà la produttività e aumenterà la retribuzione per alcuni posti di lavoro, il rischio concreto è che a essere ''tagliati'' siano i lavoratori che non riescono a tenere il passo. 
Lo studio dell'Institute for Public Policy Research ha anche formulato delle proposte politiche mirate a ridurre la probabilità di perdita di posti di lavoro e aumentare la possibilità di un boom economico indotto dall'intelligenza artificiale.
Come, ad esempio, imporre (nell'ambito della politica definita ''ringfencing'') l’uso continuato del coinvolgimento umano per determinati compiti, come le diagnosi mediche. Una combinazione di incentivi governativi e partenariati pubblico-privato potrebbe contribuire a realizzare questa misura.
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