Regno Unito: tra chi è disoccupato o non ha un lavoro retribuito, milioni di britannici cercano di sopravvivere
- di: David Lewis
I numeri non sempre riescono a definire con esattezza una situazione.
Quando parliamo dell'economia del Regno Unito ci limitiamo a leggere di percentuali, incrementi, trend e contingenze, dimenticando che, dietro queste parole, ci sono milioni di persone che pagano le conseguenze di un'economia che, seppure con qualche timido segnale di ottimismo, sta lasciando molta gente indietro, tra bollette difficili da pagare, mutui ipotecari che lievitano, difficoltà di accedere al credito.
Nel Regno Unito, stando alle ultime rilevazioni, un quarto delle persone che, come da definizione degli statistici, sono in età lavorativa non hanno una occupazione. E questo 25 per cento si traduce in una cifra spaventosamente alta: undici milioni di nostri concittadini che di lavoro non hanno traccia nelle loro giornate. Un problema, grande, anzi enorme, che è tale anche agli occhi di chi ci governa e che sembra accorgersene solo quando i numeri, nella loro ampiezza, esplodono nell'opinione pubblica.
Regno Unito: milioni di britannici cercano di sopravvivere
Il cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, ha detto che il gabinetto di Rishi Sunak intende affrontare il problema.
In che modo? Il più scontato è che le persone trovino un lavoro; quello che lo è certamente di meno è aumentare il proprio orario di lavoro. Che poi questo si scarichi sulla vita dei lavoratori, per il tempo che non passano in famiglia o per coltivare i loro hobby, è cosa che pare non essere presa nella dovuta considerazione.
Il numero delle persone che ricadono nella definizione tecnica della disoccupazione è di circa un milione e 400 mila , pari a poco più del 4 per cento di quelle ipoteticamente nella fascia possibile di lavoro. Le tabelle riferiscono, in base alle serie storiche, che la disoccupazione sin dagli anni '70 nel Regno Unito è tradizionalmente bassa. Ma i disoccupati - quelli cioè che il lavoro ce l'avevano e oggi non ce l'hanno - sono solo una piccola parte dei quasi 11 milioni in età lavorativa (dai 16 ai 64 anni) che non hanno un lavoro retribuito.
Nove milioni, rispetto al totale, sfuggono alla classificazione di ''disoccupati'' non perché non hanno un lavoro, ma perché ne cercano o non sono disponibili ad iniziarne uno. Sono le persone ''economicamente inattive''. Secondo i dati statistici, sono più quelli che dichiarano di volere un lavoro (1,7 milioni di persone) di quelli che sono ufficialmente disoccupati (1,4 milioni).
Secondo l'Ufficio per le statistiche nazionali, la maggior parte dei 2,7 milioni di persone "inattive" sotto i 25 anni sono studenti, con la maggior parte di loro non vuole un lavoro.
Dovrebbe indurre a più d'una riflessione il fatto che, tra chi non una un'occupazione, ci sono 3,5 milioni di ultracinquantenni che sono fuori dal mercato del lavoro a causa di condizione fisiche (malattie) o perché mandati in pensione anticipatamente rispetto al normale.
Quasi nessuno di coloro che sono andati in pensione anticipatamente dice di voler tornare al lavoro.
Resta poi drammatica la situazione delle persone con disabilità, la metà delle quali non ha un lavoro retribuito, un tasso che è più del doppio del resto della popolazione in età lavorativa.
Ci sono poi altre statistiche (che, venendo dal governo, sono oltremodo significative) che dovrebbero fare riflettere. Come quella secondo cui quasi un milione di persone di età superiore ai 66 anni nel Regno Unito vivono in condizioni di privazione, il numero più alto da quando sono iniziate registrazioni comparabili.
Separatamente, un rapporto della Fabian Society suggerisce che il numero di persone con più di 60 anni che vivono in povertà e che non hanno ancora diritto a una pensione statale è triplicato da quando i conservatori sono saliti al potere nel 2010.
È emerso che tra il 2010 e il 2022, il numero di persone che vivono in povertà di età compresa tra i 60 anni e l’età pensionabile statale è aumentato da circa 800.000 a 1,2 milioni.