Un convoglio regionale diretto a Londra, un pomeriggio qualunque nel Cambridgeshire, e poi il caos. L’aggressione a colpi di coltello che ha lasciato un ferroviere in fin di vita e altri passeggeri feriti riaccende un doppio allarme: quello per la sicurezza pubblica e quello, più profondo, per la tenuta economica del sistema ferroviario britannico.
Regno Unito, paura sui binari e costi della sicurezza: l’attacco che riapre la crisi dei trasporti
Il premier Keir Starmer ha definito l’episodio “orribile”, mentre Buckingham Palace ha diffuso una nota in cui Re Carlo e la regina Camilla si dicono “sconvolti e vicini alle famiglie delle vittime”. Un solo arresto, un giovane di origini locali, ma una scia di interrogativi che va oltre la cronaca nera.
Ogni aggressione su rotaia pesa su un settore già fragile. Da mesi le società di trasporto denunciano tagli ai fondi per la sicurezza, carenza di personale e aumento dei costi assicurativi. Dopo la pandemia, la rete ferroviaria non ha più recuperato i volumi di passeggeri pre-2020, e i sindacati avvertono che il clima di paura rischia di accelerare la fuga di lavoratori e utenti.
Trasporti sotto pressione: meno investimenti, più costi
La Rail Delivery Group, che coordina le principali compagnie ferroviarie, stima che negli ultimi due anni la spesa pubblica per manutenzione e vigilanza sia diminuita del 15%. Le pattuglie sui treni sono state ridotte, mentre gli appalti per i controlli di sicurezza vengono spesso assegnati a ditte private con personale poco formato. “È una catena di risparmi che genera insicurezza”, commenta Mick Lynch, segretario del sindacato RMT.
Nel frattempo, l’inflazione continua a mordere i bilanci delle società ferroviarie: l’energia elettrica per l’alimentazione dei convogli è aumentata di quasi il 40% in un anno, mentre i costi assicurativi contro gli atti vandalici e gli incidenti sono saliti del 25%. Le aziende, strette tra spese e tariffe regolamentate, riducono il personale di bordo. Così il “ferroviere eroe” che ha bloccato l’assalitore diventa il simbolo di un sistema lasciato solo, in prima linea, senza mezzi e senza garanzie.
Lavoratori in trincea e utenti sfiduciati
Dalla riforma del 2023, che ha centralizzato la gestione delle ferrovie sotto la Great British Railways, le promesse di modernizzazione si sono scontrate con la realtà di tagli e disservizi. Nei depositi si parla di turni doppi e salari fermi, mentre i pendolari lamentano ritardi cronici e biglietti sempre più cari.
Secondo un’analisi della London School of Economics, il trasporto ferroviario britannico è oggi uno dei meno efficienti d’Europa in rapporto ai fondi pubblici investiti. Ogni incidente o atto di violenza genera una perdita media di 2 milioni di sterline tra indennizzi, fermo treni e danni reputazionali.
Le stazioni regionali, già svuotate dal telelavoro, registrano un calo del 20% nel traffico passeggeri rispetto a due anni fa. “Ogni episodio di violenza – spiega l’economista dei trasporti Anna Blackwell – agisce come una tassa psicologica sulla mobilità: riduce gli spostamenti, aumenta i costi e pesa sul Pil”.
Il nodo politico e la sfida della fiducia
Downing Street promette una revisione immediata delle misure di sicurezza. Ma tra austerità e inflazione, il margine di manovra è stretto. Il ministero dei Trasporti ha già speso oltre 3 miliardi di sterline nel 2025 per sussidi al servizio ferroviario, mentre i pendolari chiedono più controlli e meno slogan. Le opposizioni denunciano “anni di tagli e privatizzazioni mal gestite” che avrebbero trasformato le ferrovie in un terreno fertile per il degrado.
Il caso del ferroviere ferito, intanto, ha commosso il Paese. Colleghi e cittadini raccolgono fondi per la sua famiglia, mentre le sigle sindacali annunciano scioperi simbolici contro la “crisi della sicurezza”.
L’attacco di Cambridge diventa così uno specchio del Regno Unito post-Brexit: un Paese che tenta di ricucire le proprie reti – economiche e sociali – ma continua a inciampare tra disuguaglianze e paura.