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Decreto fiscale: lo stallo sul canone Rai spacca la maggioranza

- di: Barbara Leone
 
Decreto fiscale: lo stallo sul canone Rai spacca la maggioranza
La Commissione Bilancio del Senato si trova ancora bloccata sul decreto fiscale, in una situazione che sembra sempre più critica per la maggioranza. Lo scontro principale riguarda il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, proposto dalla Lega ma osteggiato da Forza Italia. Dopo una giornata di trattative inconcludenti, la spaccatura interna alla coalizione di centrodestra sembra ormai inevitabile, con un possibile voto che potrebbe certificare la rottura.

Decreto fiscale: lo stallo sul canone Rai spacca la maggioranza

La proposta della Lega, sostenuta anche da Fratelli d’Italia, punta a ridurre il peso del canone per i cittadini, ma Forza Italia si oppone fermamente, ritenendo che il taglio sia un’operazione puramente simbolica. Secondo Maurizio Gasparri, presidente dei senatori azzurri, la riduzione del canone rappresenta una “partita di giro” che di fatto non allevia il carico fiscale, ma ridistribuisce 430 milioni di fondi pubblici verso la Rai. Gasparri propone invece di destinare queste risorse a un più significativo taglio dell’Irpef, ritenuto prioritario per il rilancio economico. La Lega, per contro, insiste sulla necessità di ridurre qualsiasi forma di imposizione, inclusa quella del canone televisivo. Marco Dreosto, in rappresentanza del partito in Commissione Bilancio, ha ribadito la linea leghista: “Siamo per abbassare le tasse, qualsiasi tassa, compreso il canone Rai”.

Del resto, la questione del canone Rai è diventata il simbolo di divisioni più profonde all’interno della coalizione. L’assenza di un accordo dopo ore di riunioni e trattative alimenta il sospetto che lo scontro sia legato a questioni di equilibri politici più ampi. In particolare, alcuni osservatori vedono nella fermezza di Forza Italia un tentativo di ottenere concessioni su altri dossier strategici, come la nomina di Raffaele Fitto alla Commissione Europea. Tuttavia, i parlamentari azzurri respingono queste accuse come “balle”, difendendo la loro posizione sul merito della proposta. Anche il Quirinale ha contribuito ad alimentare il dibattito, opponendosi a una norma emersa improvvisamente sulla redistribuzione delle risorse Irpef destinate ai partiti, che avrebbe potuto favorire un dialogo trasversale con l’opposizione. Questa mossa, che avrebbe coinvolto il Partito Democratico, è stata interpretata come un tentativo di ridurre le tensioni, ma ha finito per complicare ulteriormente la situazione.

Con Forza Italia pronta a votare contro e un’eventuale astensione di alcuni senatori del Movimento 5 Stelle, il destino della proposta leghista è ora legato al voto del presidente della Commissione Bilancio, Nicola Calandrini (FdI), che potrebbe essere decisivo. Tuttavia, si discute anche della possibilità di trasferire la proposta sulla legge di bilancio in discussione alla Camera, opzione che sembra però impraticabile. A complicare ulteriormente il quadro c’è l’impasse sulla nomina della presidente Rai, Simona Agnes. La maggioranza ha boicottato per l’ennesima volta la Commissione di Vigilanza, facendo mancare il numero legale necessario per procedere al voto. Un’ulteriore frenata, che segnala le difficoltà nel trovare un’intesa anche su temi apparentemente semplici che richiederebbero maggiore coesione.
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