Bene le privatizzazioni, ma non si ceda il controllo totale delle nostre eccellenze

- di: Redazione
 
Non è certo una rivoluzione annunciata, ma fa certamente effetto sentire un ministro della repubblica (non uno di quelli che, un giorno sì e l'altro anche, sparano alla luna, ma uno solitamente molto misurato nelle sue esternazioni, come Giancarlo Giorgetti) che ''ci sono settori – penso a un sistema di grandi infrastrutture non ancora toccato in alcun modo da processi di societarizzazione ed eventualmente privatizzazione – che potranno essere utilmente oggetto di questi fenomeni''.

Bene le privatizzazioni, ma non si ceda il controllo totale delle nostre eccellenze

Ora, se il termine ''societarizzazione'' fa un po' venire l'orticaria a chi si batte per rendere il linguaggio dei nostri politici comprensibile anche a chi non vive di pane ed economia (intesa come materia, non come necessità), bisogna ammettere che è il solo che spiega il progetto che sta prendendo corpo nel Governo, alla ricerca - forse anche un pizzico disperata - di introiti, passando per la cessione di aziende di Stato, per monetizzarne il valore e rimettere nel circuito quanto incassato.

Che poi la sede e l'occasione delle dichiarazioni di Giorgetti (la commissione Bilancio di Camera e Senato; l'audizione sulla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza) imponessero un linguaggio tecnico ci può anche stare. Anche se poi si deve andare fuori dal Palazzo per capire quel che intende Giorgetti quando parla di privatizzare. Così, rispondendo a Milano Finanza, il ministro ha spiegato in qualche modo quel che voleva dire, limitandosi a non escludere che del pacchetto possano fare parte i sistemi di strade, autostrade e ferrovie.
Una ipotesi che segna una chiara inversione nelle condotte del Governo che vedono nella cessione di parte del capitale azionario dei ''gioielli della regina'' un modo di fare cassa, il cui percorso Giorgetti non ha voluto anticipare.

Seguendo il ragionamento fatto da Giorgetti nel corso dell'audizione, si capisce che il processo andrà avanti ''attraverso operazioni su asset detenuti direttamente o indirettamente dallo Stato'', con ''modalità da attuare singolarmente o congiuntamente''.
Se questa è la parte meramente burocratica, è più importante il lato politico della nuova strada che il Governo intende imboccare, laddove. ha spiegato Giorgetti, ''le operazioni saranno coerenti con i profili di strategicità in materia di interesse nazionale degli asset''.

Ora quali siano questi asset e, soprattutto, quali siano quelli che potrebbero entrare nel ''carrello della spesa'' da proporre agli investitori è ancora presto per saperlo. Anche se appare scontato che quelli più spendibili sembrano essere legati al sistema delle ferrovie o della autostrade.
Quindi, pare essere cominciato il conto alla rovescia per avviare compiutamente un processo di privatizzazione che però non può assolutamente prescindere dall'esigenza che lo Stato (anche attraverso le sue articolazioni finanziarie) tenga ben saldo il timone delle aziende da mettere sul mercato.

Non per motivi meramente economici, ma per il fatto che uno Stato che vuole essere garante degli interessi della nazione non può cedere delle aziende, oggi fiore all'occhiello del sistema Italia, pur di fare cassa. Tutto è comprensibile, quando ci si trova davanti a difficoltà economiche che già definire enormi è riduttivo. Ma non certo quello di cadere negli errori del passato, quando, con una disinvoltura vicina alla dissennatezza, sono state cedute aziende di eccellenza che macinavano utili e continuano a farlo ora, ingrassando solo i nuovi proprietari.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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