Lo scontro su sussidi sanitari e tagli a Medicaid affossa due mozioni in poche ore. Trump accusa i democratici e pretende la riapertura “stasera”. Intanto a Burbank la torre resta senza controllori: decolli in ritardo, passeggeri a terra.
(Foto: il Senato degli Stati Uniti).
A Washington, nella notte tra il 6 e il 7 ottobre, il Senato ha respinto due diversi tentativi di riaprire il governo: la mozione repubblicana si è fermata a 52 voti, sotto la soglia dei 60 necessari; quella democratica si è arenata 45–55, sempre lontana dal traguardo. Le cifre fotografano lo stallo perfetto: maggioranze granitiche, nessun senatore che cambia campo, prospettive di compromesso ridotte al lumicino.
Il voto che non sblocca nulla
Per entrambe le forze politiche la sconfitta procedurale è anche un calcolo: tenere il punto, scaricare la colpa sull’avversario, trasformare la chiusura in leva negoziale. Nel frattempo, i servizi non essenziali rallentano e quelli essenziali operano sotto pressione.
La miccia: sussidi ACA e nodo Medicaid
Il cuore del braccio di ferro è sanitario. I democratici puntano a prorogare gli sgravi che abbattono i costi delle polizze ACA; i repubblicani vogliono finanziare il governo senza quell’estensione e difendono i tagli e i vincoli a Medicaid approvati nei mesi scorsi. È una contrapposizione di visioni: da un lato l’accesso alle cure come leva sociale, dall’altro la disciplina di spesa e la revisione dell’assistenza.
Trump alza i toni e rilancia
“I democratici hanno chiuso il governo degli Stati Uniti… Sono felice di lavorare con loro sulle politiche sanitarie, ma prima devono permettere al nostro governo di riaprire. In effetti, dovrebbero riaprire il nostro governo stasera!”, ha scritto il presidente. Subito dopo è arrivata la precisazione: eventuali colloqui sulla sanità solo dopo la riapertura. Un’apertura apparente seguita da una rapida retromarcia.
L’impatto reale: torri sguarnite, voli in ritardo
A Hollywood Burbank (Los Angeles) la torre di controllo è rimasta senza controllori tra le 16:15 e le 22:00 locali. La gestione del traffico è stata affidata al Southern California TRACON, con ritardi medi di oltre due ore e passeggeri in attesa. “Grazie a Donald Trump l’aeroporto non ha avuto controllori dalle 16:15 alle 22:00”, ha attaccato il governatore della California Gavin Newsom. La FAA ha invitato i viaggiatori a verificare aggiornamenti con le compagnie aeree.
Uno shutdown diverso dagli altri
La chiusura federale è entrata nella seconda settimana e si accompagna a mosse inedite: si parla di licenziamenti in caso di stallo prolungato e di congelamenti selettivi di fondi statali. Il risultato è un irrigidimento del confronto istituzionale che si riflette su trasporti, sicurezza e assistenza.
Cosa aspettarsi
Le condizioni per un accordo restano fragili: i repubblicani vogliono riaprire subito e trattare dopo; i democratici esigono garanzie sanitarie prima del voto. Senza una svolta, i disagi cresceranno e lo shutdown rischia di diventare il nuovo normale.