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Regionali, partite aperte e vertici blindati: i partiti in affanno

- di: Bruno Coletta
 
Regionali, partite aperte e vertici blindati: i partiti in affanno
Centrodestra a caccia di candidati “vincenti”, Schlein e Conte trattano con De Luca. Da Milano alla Campania, ecco le trame nascoste della battaglia per le urne.

È una corsa a ostacoli quella verso le Regionali d’autunno. E non solo per le date – già fissate il 28 e 29 settembre nelle Marche – ma per le frizioni interne alle coalizioni, le ambizioni personali, i nomi ancora in bilico e le strategie che guardano ben oltre i confini locali. Il centrodestra prende tempo, il centrosinistra tenta una difficile alchimia, mentre nei territori – da Milano alla Campania – si gioca una partita decisiva anche per il futuro degli equilibri nazionali.

Meloni, Salvini e Tajani rinviano: “Serve un nome vincente”

Il vertice del centrodestra si è tenuto in gran segreto a Roma. Nulla di ufficiale è filtrato, ma la nota congiunta diffusa in serata parla chiaro: si cerca un’intesa su figure “autorevoli e vincenti”, in grado di “rappresentare al meglio i territori”. Nomi ancora non ce ne sono, o meglio, nessuno ha trovato l’incastro perfetto nel puzzle delle ambizioni partitiche.

L’unica certezza, al momento, è la tempistica: se ne riparla tra una settimana. Il tempo necessario per superare le diffidenze tra alleati e far quadrare i conti fra le pretese di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.

Milano laboratorio di centrodestra? Tajani chiama Calenda

Occhi puntati su Milano, dove si pensa al dopo-Beppe Sala. Antonio Tajani ha rilanciato l’idea di un candidato civico, un nome capace di parlare alla “borghesia produttiva” e al “mondo riformista” del capoluogo lombardo. Ha lanciato un “appello” ad Azione per valutare un’intesa. Il segnale è chiaro: Forza Italia vuole aprire al centro, ma senza nomi concreti la proposta resta solo suggestione.

Zaia e Fedriga scalpitano, e la Lega guarda al Veneto

La Lega gioca su più tavoli. Luca Zaia ha ribadito l’ipotesi di una lista personale: “Non sarebbe una novità – rappresenta una parte di elettorato che spesso non vota centrodestra”. Una mossa che agita le acque tra gli alleati.

Massimiliano Fedriga è salito a Palazzo Chigi per incontrare Meloni. Tema ufficiale: le criticità legate ai bilanci regionali. Ma il retroscena è politico: Fedriga, stimato anche fuori dalla Lega, è nome che circola da tempo per incarichi futuri.

Campania, De Luca apre alla “strana coppia” Schlein-Conte

Il centrosinistra cerca di muoversi. Vincenzo De Luca ha incontrato Elly Schlein e Giuseppe Conte. L’obiettivo: “definire il perimetro del confronto programmatico” e avviare il tavolo per il successore in Campania. Si cerca un nome che tenga insieme Pd e M5S, evitando rotture plateali.

De Luca guarda con interesse a nomi civici legati alla sua esperienza amministrativa. In pole, per il centrodestra, restano Edmondo Cirielli e Giosy Romano, ma Forza Italia punta alla guida della Regione.

Toscana, sfida quasi definita: Tomasi contro Giani

In Toscana il quadro è più nitido. Il sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, dovrebbe sfidare l’attuale governatore Eugenio Giani. “Penso che per fine luglio si possa ufficializzare tutto”, ha dichiarato Giani, rimettendosi “allo sviluppo delle trattative da parte del partito”. Sfida tradizionale, senza grandi variabili.

Marche, si vota il 28 e 29 settembre. Ricci accusa: “Solo calcoli di partito”

Le Marche andranno alle urne il 28 e 29 settembre. Lo sfidante dem Matteo Ricci critica la scelta, parlando di “interferenza con la stagione turistica e l’avvio della scuola” e accusando la giunta di anteporre “gli interessi di partito a quelli della comunità”.

Fedriga ha avvertito che, con voto disallineato, i bilanci rischiano di finire in esercizio provvisorio. “Sentirò il ministro Giorgetti – ha dichiarato – per capire se è possibile una norma che consenta di non bloccare le Regioni”. Anche il Pnrr potrebbe risentirne.

Un election day? No, grazie

Fedriga conferma il caos organizzativo: “Ogni Regione sta procedendo autonomamente, non ci sono più i tempi per un election day”. Si andrà alle urne a macchia di leopardo, con tutti i rischi – politici e tecnici – che ciò comporta.

Il vuoto delle coalizioni e l'urgenza di ricostruire il legame con i territori

Il tratto comune nelle strategie dei partiti è la distanza crescente tra centro e periferia. Le scelte si rinviano, le figure di peso scarseggiano, le tensioni interne frenano ogni accelerazione. Il paradosso è che queste elezioni regionali, nate come snodo di transizione, si stanno trasformando in uno stress test per l’intero sistema politico.

Il centrodestra ha il vento nei sondaggi ma non lo sfrutta. Il centrosinistra arranca alla ricerca di alleanze innaturali. E i cittadini, da Nord a Sud, attendono risposte su sanità, Pnrr, trasporti e caro-vita, che i partiti sembrano evitare, troppo occupati a difendere rendite interne.

Le Regionali d’autunno saranno un banco di prova non solo per chi vincerà, ma per chi saprà tornare a parlare con il Paese reale. Finora, ciò che si vede è un grande silenzio dietro le stanze chiuse dei palazzi romani.

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