Non con la sinistra che ha “un’inspiegabile deriva populista” né con la destra sovranista. Si parte da dieci proposte per la legge di Bilancio.
Un contenitore unico per chi cerca una via riformista, liberale e popolare: l’intesa tra Carlo Calenda e Luigi Marattin entra nella fase operativa, con un’agenda economica condivisa e la volontà di presentarsi agli elettori con un progetto pronto almeno un anno prima del voto del 2027.
Che cosa propone il nuovo centro
Il pacchetto comune parte da dieci misure per la prossima legge di Bilancio: alleggerimento dell’Irpef per il ceto medio fino a 60 mila euro, incentivi per alzare i salari dei giovani nei primi cinque anni di lavoro stabile, detassazione dei premi di produttività, sostegno alle aggregazioni tra Pmi per crescere in scala. Sul fronte investimenti, riallineamento della Transizione 5.0 allo spirito di Industria 4.0, anche alla luce della crisi dell’automotive.
Sanità e personale in prima linea
Nel capitolo sanità compaiono l’aumento delle indennità per i medici di pronto soccorso, l’adeguamento delle retribuzioni di medici e infermieri agli standard europei e strumenti assicurativi per rendere più attrattivo il lavoro in corsia.
Difesa in manovra
Il nuovo centro marca una scelta netta: le spese per la difesa devono stare in legge di Bilancio. È un modo per evitare annunci estemporanei e legare gli obiettivi a coperture e priorità definite.
La linea politica
Il posizionamento è chiaro: no ai fronti identitari, sì a una proposta di governo misurabile sui numeri. In questo solco si colloca il rifiuto tanto del populismo di sinistra quanto del sovranismo di destra, con l’obiettivo di contendere lo spazio astenuto e moderato.
Le parole dei protagonisti
“Vogliamo un partito popolare, liberale e riformista”, ha spiegato Carlo Calenda, indicando la necessità di un’alternativa credibile ai due poli.
“Bisogna alleggerire il carico sul ceto medio, alzare i salari dei giovani e detassare i premi di produttività”, sintetizza Luigi Marattin, che rivendica l’impostazione pragmatica delle proposte.
“Si lavora insieme in tempo per le elezioni: servono progetti per i prossimi vent’anni”, è l’impegno rilanciato dal leader liberaldemocratico.
Prossime tappe
La road map prevede il varo formale del partito unico nel corso del 2026, simbolo e classe dirigente inclusi, così da arrivare al 2027 con il cantiere chiuso. Prima verifica: gli emendamenti alla manovra su Irpef, giovani, produttività e sanità. Se passeranno, il progetto incasserà il primo dividendo di credibilità.